In Italia tre milioni di persone soffrono di depressione
In Italia tre milioni di persone soffrono di depressione
Ma la metà non accede a cure adeguate: un'indagine sulla situazione di questa grave malattia
Una persona su quattro nell'arco della propria vita viene colpita da disturbi mentali. È quanto sottolinea il report diffuso durante la presentazione di «La Depressione non si Sconfigge a Parole», la nuova campagna sostenuta da Janssen Italia, con cui l’azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson punta a fare luce su una malattia ancora oggi largamente incompresa. Tanto da coloro che ne soffrono, quanto dai loro familiari.
Conoscere la depressione
Per poterla affrontare nel migliore dei modi è sicuramente fondamentale conoscerla a dovere. Quando si parla di depressione, dunque, si fa riferimento a un disturbo dell’umore caratterizzato da una compromissione del funzionamento personale e sociale, associato a sintomi che possono essere affettivi, cognitivi, comportamentali e somatici. Attenzione, però, perché non è una condizione unitaria o omogenea: ve ne sono di diversi tipi, causati da fattori differenti e dunque da trattare in modo mirato. È importante sottolineare che la depressione è una malattia vera e propria, e non deve essere confusa con tristezza o demoralizzazione passeggere: ne soffrono 300 milioni di persone al mondo, 40 milioni in Europa, oltre 3 milioni in Italia. Di questi 3 milioni di nostri connazionali, un milione è affetto da depressione maggiore, con sintomi che spaziano dall'apatia all'insonnia, dall'inappetenza a un tremendo senso di colpa e di inadeguatezza, per arrivare fino a pensieri di morte e di suicidio.
La depressione come disabilità
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità la depressione è tra le principali cause di disabilità al mondo e presenta – è bene sottolinearlo - un elevato bisogno terapeutico non soddisfatto. Basti pensare che, nel mondo, solamente 1 persona su 4 affetta da depressione maggiore riceve cure tempestive e appropriate a seguito della diagnosi, già di per sé alquanto complicata. Circa la metà dei pazienti deve aspettare più di 3 mesi per avere accesso a terapie psicologiche, e il 10% attende in media più di un anno per un accertamento. Durante questo periodo di attesa, in assenza di cure mirate, il 40% degli individui compie gesti autolesivi e 1 paziente su 6 tenta il suicidio. Inoltre, più di 130 mila pazienti non rispondono ai trattamenti tradizionali, nonostante una corretta aderenza alle terapie somministrate in tempi adeguati: in questo caso si parla di Depressione Resistente al Trattamento (Trd) e purtroppo, al momento, non vi sono opzioni terapeutiche risolutive per le persone che ne sono colpite.
Il costo sociale della malattia
Calcolare i costi legati a una malattia potrebbe sembrare indelicato, ma è in realtà assolutamente centrale per comprenderne l'impatto sulla nostra società. E sì, gli effetti economici della depressione sono in costante ascesa: nel 2007, per quanto riguarda l'European Economic Area ammontavano a 136,3 miliardi di euro, circa 307 euro per ogni abitante della zona contemplata. Questi costi sono divisi a loro volta in 37 miliardi per la spesa sanitaria diretta e in 99,3 miliardi di potenziale produttività persa, calcolata in base al numero di giornate lavorative perse per ogni episodio di depressione. Per gli italiani, in particolare, il costo diretto medio annuo per paziente con depressione è di 4.913 euro, che sale però a 5.555 euro per le oltre 130 mila italiani affette dalle forme della malattia resistenti al trattamento. In termini di costi indiretti legati alle ore di lavoro perse, invece, si stima che in Italia i costi sociali della depressione siano complessivamente pari a 4 miliardi di euro l’anno. A questi si aggiungono poi le difficoltà non indifferenti dei cosiddetti «caregiver», i (mediamente 2 o 3) familiari coinvolti in prima persona nell'affrontare la malattia del paziente.
Le parole non bastano
Quando i nostri cari si trovano a vivere un particolare momento di difficoltà personale spesso e volentieri tendiamo a motivarli con frasi come «Devi reagire», «Vedrai che andrà meglio» e via dicendo. È assolutamente lecito e sintomo di affetto sincero, ma se dietro la loro tristezza si insinua la depressione una cosa è certa: nemmeno le più care parole di incoraggiamento possono bastare per affrontare il problema, perché una malattia necessita di trattamenti medici specifici. Nasce così la campagna «La Depressione non si Sconfigge a Parole» di Janssen Italia, che va a insistere sul contrasto fra il vissuto del paziente e le esortazioni che in buona fede vengono offerte dalle persone che lo circondano.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
https://www.gqitalia.it/lifestyle/article/depressione-malattia-italia
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)