In passato mi sono ritrovato solo e disperato. Avevo anche solo bisogno di un 'come stai?'
In passato mi sono ritrovato solo e disperato. Avevo anche solo bisogno di un 'come stai?'
In passato mi sono ritrovato solo e disperato. Avevo anche solo bisogno di un 'come stai?'
Mi chiamo A., la mia infanzia è stata costellata da abbandoni, dalla continua ricerca da parte mia di figure di cui fidarmi, che mi potessero indirizzare verso una via sicura, insomma di un “faro”.
Mi sono reso conto che, all'interno del CUFRAD, ho trovato queste figure, le ho trovate negli operatori, nei referenti e nei responsabili; sono persone che mi hanno sempre aiutato, mi hanno dato fiducia, mi hanno messo alla prova e qualunque loro scelta era fatta per il mio bene.
Ad oggi, quasi alla fine del mio percorso terapeutico, mi rendo conto che dovrò essere in grado di scegliere le persone a cui dare fiducia, sarò io a mettermi alla prova.
In passato mi sono ritrovato solo e con un disperato bisogno che qualcuno si “curasse di me”, mi dicesse che quello che facevo era giusto, oppure che mi aiutasse a capire che stavo sbagliando.
Avevo anche solo bisogno di un “come stai?” o di qualcuno che mi dicesse “io ci sono”; oggi mi rendo conto di essere cresciuto, di riuscire a distinguere il bene dal male, ma temo molto la solitudine.
La solitudine mi riporta un po' indietro a quel passato di abbandono, so che devo fare tesoro dei consigli e dell'aiuto che qui ho trovato, dall'equipe e dai miei compagni di gruppo, ho attinto rimandi ed aiuti sia dai colloqui individuali che dai gruppi terapeutici.
Fuori sarò da solo, ne sono consapevole e mi spaventa, ma ora sto lavorando affinchè io abbia la forza di evitare gli errori del passato, quando mi trovavo ad affidarmi a chiunque, anche persone di cui ora mi pento.
So di essere molto fragile, so che tutti noi abbiamo bisogno di avere un porto sicuro, forse io di più di altri, ma voglio dimostrare a me stesso di saper coltivare dei rapporti sani e di essere in grado di stare da solo.
Ad oggi riesco ad ascoltarmi di più, riesco a gestire le mie frustrazioni, ma devo ancora lavorare affinchè, nei momenti di maggiore sconforto, io mi ricordi quanto valgo.