In uomini di età compresa tra 40 e 50 anni l’eccessivo consumo di alcolici è un fattore di rischio indipendente di aterosclerosi
In uomini di età compresa tra 40 e 50 anni l’eccessivo consumo di alcolici è un fattore di rischio indipendente di aterosclerosi, segnalata dalla calcificazione carotidea
Mahajan H, Choo J, Masaki K, Fujiyoshi A, Guo J, Hisamatsu T, Evans R, Shangguan S, Willcox B, Okamura T, Vishnu A, Barinas-Mitchell E, Ahuja V, Miura K, Kuller L, Shin C, Ueshima H, Sekikawa A.
Atherosclerosis. 2017 Nov 21;268:84-91. doi: 10.1016/j.atherosclerosis.2017.11.017. [Epub ahead of print]
Questa ricerca svolta in collaborazione tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, conferma ancora una volta gli effetti negativi del consumo eccessivo di alcol, che emerge come fattore di rischio di sviluppo di aterosclerosi, indipendente dagli altri più comuni, quali sovrappeso, profilo lipidemico alterato, abitudine al fumo.
I ricercatori hanno valutato la calcificazione della parete carotidea, un marker riconosciuto di aterosclerosi, in 1006 uomini sani di diverse etnie, con un’età compresa tra 40 e 49 anni, raggruppati, secondo il consumo abituale di bevande alcoliche, in tre categorie: bevitori “light” (un drink al giorno o meno), bevitori moderati (più di uno e non oltre 3 drink al giorno) e forti bevitori (oltre 3 drink al giorno). 1 drink è stato considerato equivalente a 12,5 g di alcol, la quota contenuta in poco più di una lattina di birra (350 ml, alcol 5%), 150 ml di vino (un bicchiere), 45 ml di superalcolico, 110 ml di sake (la tipica bevanda alcolica giapponese, a base di riso fermentato).
Ebbene: rispetto a chi beveva poco, o in modo moderato, nei forti bevitori di tutte le etnie, il punteggio di calcificazione delle pareti carotidee risultava significativamente più elevato, segnalando così un aumento del rischio cardiovascolare.
A spiegare questa compromissione precoce sono, secondo i ricercatori, alcuni elementi ormai ben noti. L’assunzione di dosi eccessive di alcol, infatti, si associa a una serie di effetti che a loro volta favoriscono la formazione delle placche aterosclerotiche: alterazione della funzionalità della parete (endotelio) vasale, stimolazione pro-trombotica (maggiore aggregazione delle piastrine e attivazione eccessiva della coagulazione), infine aumento dello stress ossidativo, con ossidazione delle LDL.
Questi dati confermano quanto noto ormai da tempo, e cioè che l’associazione tra consumo di alcol e salute cardiovascolare è rappresentata da una curva a “J”: vale a dire che consumi moderati e frazionati nell’arco della settimana hanno un effetto blandamente protettivo (con riduzione del rischio di eventi e mortalità per cause cardiovascolari), che diventa però negativo per consumi eccessivamente elevati.
Association of alcohol consumption and aortic calcification in healthy men aged 40-49 years for the ERA JUMP Study.
BACKGROUND AND AIMS: Several studies have reported a significant inverse association of light to moderate alcohol consumption with coronary heart disease (CHD). However, studies assessing the relationship between alcohol consumption and atherosclerosis have reported inconsistent results. The current study was conducted to determine the relationship between alcohol consumption and aortic calcification.
METHODS: We addressed the research question using data from the population-based ERA-JUMP Study, comprising of 1006 healthy men aged 40-49 years, without clinical cardiovascular diseases, from four race/ethnicities: 301 Whites, 103 African American, 292 Japanese American, and 310 Japanese in Japan. Aortic calcification was assessed by electron-beam computed tomography and quantified using the Agatston method. Alcohol consumption was categorized into four groups: 0 (non-drinkers), ≤1 (light drinkers), >1 to ≤3 (moderate drinkers) and >3 drinks per day (heavy drinkers) (1 drink = 12.5 g of ethanol). Tobit conditional regression and ordinal logistic regression were used to investigate the association of alcohol consumption with aortic calcification after adjusting for cardiovascular risk factors and potential confounders.
RESULTS: The study participants consisted of 25.6% nondrinkers, 35.3% light drinkers, 23.5% moderate drinkers, and 15.6% heavy drinkers. Heavy drinkers [Tobit ratio (95% CI) = 2.34 (1.10, 4.97); odds ratio (95% CI) = 1.67 (1.11, 2.52)] had significantly higher expected aortic calcification score compared to nondrinkers, after adjusting for socio-demographic and confounding variables. There was no significant interaction between alcohol consumption and race/ethnicity on aortic calcification.
CONCLUSIONS: Our findings suggest that heavy alcohol consumption may be an independent risk factor for atherosclerosis.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)