Incentivi per le biodiversitÃ
Incentivi per le biodiversit�
«Aumentano i bambini fra i sette e gli 11 anni sovrappeso od obesi. Sono il 20% in Valle D'Aosta, e ben il 49% in Campania. Per un'alimentazione più sana la biodiversità gioca un ruolo importante». Esordisce così il ministro della Salute Ferruccio Fazio al convegno «Alimenta: nutri la mente, vivi la diversità» organizzato ieri dall'Ausl al centro congressi di via Toscana. E parla non solo da ministro, ma - ricorda - anche da ex accademico della cucina. Cauto sugli Ogm («Non siamo contro a priori, ma diciamo no al loro uso per aumentare la produzione; dovrebbero invece servire per trovare soluzioni innovative per le coltivazioni, e incentivare la biodiversità»), e sostenitore di iniziative che portino a un'alimentazione più sana. «Con il programma ‘Guadagnare salute' puntiamo su attività fisica, lotta a fumo ed alcol e nuovi stili alimentari: ad esempio gli snack di frutta fresca nei distributori automatici nelle scuole». E poi il bollino di qualità per i ristoranti che propongono menù equilibrati e a basso contenuto calorico e la regolamentazione delle indicazioni sui profili nutrizionali dei prodotti.
Le mele nel distributore
La platea parmigiana annuisce: «Noi lo facciamo già - dice Marta Mattioli, responsabile Educazione alimentare dell'Ausl di Parma - Dal 2005 abbiamo in azienda nove distributori automatici con snack di frutta fresca e pinzimonio. E li abbiamo introdotti dal 2007 anche nelle scuole Melloni, Ulivi, Toschi, Bertolucci Sanvitale, Itis, Ipsia, Scuola europea». Non è un'iniziativa isolata, ma rientra nel progetto «Scegli con gusto per la salute: cibo, corpo, media» che ha coinvolto 12 scuole del territorio (in città Ipsia, Giordani, Maria Luigia, Toschi, Melloni, Marconi, Romagnosi, Ulivi, Sanvitale) per un totale di 500 studenti dai 14 ai 18 anni. Obiettivo, spiega Anna Maria Gibin, responsabile del Programma disturbi alimentari dell'Ausl, «favorire lo sviluppo di una maggiore consapevolezza sui consumi alimentari, stili di vita, attività fisica, immagine corporea, modelli identitari trasmessi dai media, conoscenza dei prodotti tipici del territorio e prodotti alimentari interculturali».
Coinvolti 500 alunni
Il progetto - partito con un corso di formazione per gli insegnanti, proseguito con un questionario compilato dai ragazzi, con incontri fra le classi e psicologi e nutrizionisti e con lavori collettivi degli studenti - è stato rifinanziato per l'anno scolastico 2010-2011 dalla Regione, che l'ha giudicato innovativo, con 40mila euro. «Al contrario degli americani, che hanno puntato per anni solo sulla corretta alimentazione, tralasciando l'attività motoria, noi abbiamo subito insistito sui due fronti», dice Alberto Anedda, direttore del presidio Medicina dello sport dell'Ausl. Che mette l'accento sull'importanza di attività «divertenti ed aggreganti, non agonistiche ed eccessivamente competitive. Due ore di ginnastica a settimana, come propone la scuola, sono poche se poi il 69% dei ragazzi, come emerge dai questionari, passa più di due ore al giorno davanti alla tv. Ma non è necessario iscrivere i figli a corsi organizzati o in palestra. Sarà la scoperta dell'acqua calda, ma va bene anche andare a scuola a piedi o in bici, evitare ascensori e scale mobili, passeggiare». In questo la scuola di Parma, dice Adriano Monica, referente dell'Educazione alla salute dell'Ufficio scolastico provinciale, è molto attiva: «Ci sono tante proposte di collaborazione da privati ed associazioni, c'è una buona collaborazione con Ausl e Comune. Nostro compito è coordinare i progetti per evitare sovrapposizioni». Come la frutta biologica in vaschette consegnata in alcune scuole e finanziata con fondi Ue, quando a mensa gli alunni ricevono già prodotti bio. «Un'iniziativa che mi sono trovato sul tavolo, in quanto le scuole hanno aderito in modo autonomo» ammette Monica.
«Ridare tempo e luogo al cibo»
Uno dei nodi fondamentali del progetto è quello - per dirla con Stefano Bentley della facoltà di Medicina veterinaria dell'Università di Parma, che ha affrontato il tema della «schizofrenia alimentare» - di «ridare al cibo tempo e luogo, poichè oggi la standardizzazione e la prevedibilità dei prodotti hanno portato ad un'alimentazione globalizzata e senza stagionalizzazione». E invece recuperare le tipicità e la cucina tradizionale è essenziale, dice Giovanni Ballarini, presidente dell'Accademia italiana della cucina, «perchè se è vero che con la cultura dell'incontro si superano i limiti delle cucine regionali, è anche vero che non vi è scambio consapevole se non vi è un'altrettanto cosciente identità».
Le mani in pasta
«Portare le classi in fattoria, far vedere loro dove nasce il cibo, far mettere loro le mani in pasta è quel che facciamo con i ragazzi per educarli ad un consumo consapevole. E per reimparare i tempi e la saggezza della natura - spiega Daniela Fornaciari, referente per l'Educazione alimentare e l'orientamento ai consumi della Provincia di Parma - Solo così tipicità, sostenibilità, responsabilità ecologica e sociale diventano realtà e non solo parole»