Indagine svolta dai Centri alcologici di Roma e del capoluogo sabino
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Tra i 13 e i 19 anni il 70% ha dichiarato di bere spesso
Il Tempo 30 maggio 2009
Marco Staffiero Ragazzi sempre più giovani finiscono nell'abisso dell'alcol. Attratti dallo sballo, dalla voglia di sentirsi emancipati scelgono una strada spesso senza via di ritorno. I dati forniti dal Centro alcologico del Policlinico di Roma, diretto dal professor Mauro Ceccanti, in collaborazione con il Servizio alcologico di Rieti, alla guida del professor Angelo Giuliani, sono a dir poco allarmanti. Nella provincia di Rieti su 870 studenti intervistati di una età compresa tra i 13 ed i 19 anni, il 70% ha dichiarato di bere alcolici. Nello specifico il 60% degli intervistati afferma di bere birra, il 35% vino e il 35% superalcolici, mentre il 51% dichiara senza nessun problema di fare uso di soft drink (bevande dolci, gradevoli che hanno lo stesso un tasso di alcol del 5%). Anche nella quantità del consumo le cifre rimangono preoccupanti. Basti pensare che il 46% degli studenti ha dichiarato di bere una lattina di birra al giorno e il 24% dalle 5 alle dieci lattine. Secondo i dati Istat si inizia a bere a 11 anni, contro la media europea di 13. Dal 1998 al 2007 il consumo di alcol fuori pasto tra i 14 e i 17 anni è passato dal 12,6 al 20,5 per cento: con le ragazze salite dal 9,7 al 17,9 e i maschi dal 15,2 al 22. Un giovane su quattro tra 15 e 29 anni, in Europa, muore a causa dell'alcol, primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica nei giovani. Tra il 40% e il 60% di tutte le morti nella regione europea dovute a ferite intenzionali e accidentali sono attribuibili (ricerca dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'Europa) al consumo di alcol che costa, nel complesso, alla società una quantità pari al 2-5% del Prodotto interno lordo. «I danni che produce l'alcolismo sono spesso irreversibili - ha sottolineato il professor Ceccanti - per di più è importante sapere che sotto i 21 anni l'uso di alcol ha effetti ancora più devastanti sull'organismo». Purtroppo la pubblicità non aiuta di certo la riduzione del consumo di bevande alcoliche, anzi il marketing delle industrie che producono queste bevande considera ormai da alcuni anni i giovani il target d'eccellenza cui rivolgersi anche con i messaggi pubblicitari.