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Internet dipendenza: i consigli per riconoscerla e affrontarla

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Internet dipendenza: i consigli della psicologa per riconoscerla e affrontarla

La definizione di “Internet Addiction Disorder” (IAD) risale a quasi 10 anni fa: a coniarla, nel 1995, è stato lo psichiatra americano Ivan Goldberg, che per primo intuì le implicazioni patologiche insite nell’uso eccessivo del Web.

LE DINAMICHE DELLA DIPENDENZA
Gli studi fin qui condotti, hanno evidenziato come il problema interessi prevalentemente persone con una precaria stabilità emotiva o nelle quali siano già presenti altri disordini psicologici (depressione, disturbi bipolari od ossessivi compulsivi). In questi soggetti, la frequentazione ossessiva della rete esprime il bisogno di compensare le inevitabili difficoltà relazionali. Ma il web, anziché risolvere la situazione, la esaspera, perché riduce ulteriormente le esperienze di vita reale. Così, la rete si trasforma in un rifugio in cui appartarsi per trovare sollievo.
Alla patologia si arriva per tappe, come spiega la psicologa clinica Iolanda Candidi: «Il primo stadio è l’attenzione assillante verso temi e strumenti che riguardano l’uso della rete. Questa conduce a comportamenti ripetuti, come il controllo continuo della posta elettronica o la ricerca di programmi sempre nuovi per il pc o la permanenza nelle chat. La seconda tappa comporta il progressivo allungamento dei tempi trascorsi on-line: il fenomeno del “sempre connessi”, provoca una sensazione di vero e proprio malessere che si presenta quando si è scollegati, al punto che si è disposti anche a rinunciare al sonno pur di navigare. Terza e ultima tappa, è quella in cui cominciano a danneggiarsi molti aspetti del quotidiano, dalle relazioni sociali, a quelle lavorative o scolastiche fino ad arrivare a un isolamento pressoché totale».

LE CONSEGUENZE
La rete rappresenta quel luogo virtuale in cui il soggetto si perde, finendo per sottovalutare le conseguenze delle sue azioni: «Nella vita on-line manca la definizione chiara dei confini tra il reale e il virtuale», prosegue la dottoressa Candidi. «Proprio questa non chiarezza mette a rischio il benessere psichico: nella realtà ci sperimentiamo ogni giorno, mettendoci alla prova e adattandoci di continuo ai cambiamenti. La rete, invece, è apparentemente più “amica”, perché ci offre la possibilità di eliminare quel che non ci piace (cancellando le persone su un social network, per esempio), di gratificarci ogni volta che ne sentiamo il bisogno (come nei giochi di ruolo, nei quali siamo ciò che vogliamo), di accumulare gradimento attraverso i “Mi piace” o i followers. Ma questo mondo apparentemente piacevole e attraente porta progressivamente all‘isolamento e all’incapacità di gestire le dinamiche del mondo esterno. E, a farne le spese, sono tanto i più giovani quanto fasce di età più avanzate, un tempo ritenute immuni dal pericolo.


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.oggi.it/famiglia/tecnologia/2014/10/21/internet-dipendenza-i-consigli-della-psicologa-per-riconoscerla-e-affrontarla/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)