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Io, ex alcolista innamorato della vita...

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Io, ex alcolista innamorato della vita.
Cerimonia di consegna degli attestati di sobrietà dei 40 club regionali Acat. Le storie di chi ha detto addio alla bottiglia per rinascere.
"Tornavo da una cena tra amici. In macchina. Il piede incollato sull'acceleratore poi lo schianto. Ricordo le luci, la polizia e il test del

palloncino. Mi è stato riscontrato nel sangue un tasso alcolico pazzesco. In quel momento non ho più potuto nascondere a me stesso che ero un alcolista". Inizia così il racconto di Luciano Luchetti presidente dell'Associazione Club Alcologici territoriali che opera in vallata da oltre 15 anni con sei club zonali e 150 iscritti. Da allora, sono passati 16 anni e Luciano ha "riacciuffato la propria vita". Alle spalle, una "brutta depressione, la paura di ricadere nel baratro, la volontà di non nascondersi dietro la vergogna". Oggi Luciano parla con serenità alla platea di partecipanti che ha gremito l'auditorium di Sant'Antonio in occasione dell'interclub regionale. Una grande festa delle famiglie perché proprio le famiglie "sono il motore pulsante dei club, l'anima, la consapevolezza che un alcolista non è solo come crede". E la storia di Luciano assomiglia a quella di tanti uomini e donne che quotidianamente lottano con un problema di cui "non si parla abbastanza". Perché bere "fa dimenticare" perché i giovani lo considerano "trendy " perché se bevo "non si accorge nessuno". E invece un alcolista "lo si vede dagli occhi, dalla sua paura e da come viene progressivamente allontanato della gente". I club in oltre dieci anni di attività e con "immancabili" riunioni settimanali sono riusciti ad accompagnare fuori dal tunnel decine di alcolisti. Ogni settimana, la conta, impietosa dei giorni di sobrietà. Un passaggio "necessario". Tutti, segnano su un quaderno i propri sforzi finché ti ritrovi di fronte uomini e donne che hanno detto addio alla bottiglia da un anno, da dieci o addirittura da venti" Il diploma di sobrietà (la presidente regionale Valeria Matteucci ieri ne ha consegnati più di cento) segna un successo "che non si riesce a spiegare con le parole". Lo ha fatto Federico, un ragazzino di soli 13 anni che, ieri, emozionatissimo ha ringraziato il club "perché mi ha restituito la mia famiglia". Storie di divorzi, perdita del lavoro, infortuni, ma anche di violenze e di un lento e progressivo abbandono". E' questo l'incipit delle testimonianze degli ex alcolisti ma il finale è sempre "il sorriso della rinascita". "Lo facciamo ogni giorno - incalza Nazzareno Sambuchi da poco diventato servitore-insegnante dopo un lungo e doloroso percorso". In testa e nelle sue parole il motto del club "cambiare se stesi, cambiare con gli altri". Oggi gli Acat, "presidi attivissimi ha ricordato Antonio Rignanese, responsabile del servizio di alcologia della Asl, "hanno cementato un rapporto diretto con gli alcolisti sostenendo anche il servizio sanitario nella lotta alle dipendenze". "Chi abusa di alcol deve sapere di non essere solo - ha detto Rignanese sciorinando dati e cifre che squarciano un velo sulla drammaticità del fenomeno e su come "la soglia del primo bicchiere sia drammaticamente abbassata superando confini sociali e culturali"


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)