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Iss: un ragazzo su cinque è un fumatore abituale

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Un ragazzo su cinque è un fumatore abituale
Il Rapporto annuale dell’Osservatorio nazionale fotografa una situazione preoccupante. Secondo gli esperti aumentare il costo è la più efficace misura di contrasto


di Vera Martinella
 


In Italia fuma più di un adolescente su cinque: nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni consuma abitualmente tabacco il 22 per cento dei ragazzi. In media i ragazzi iniziano a fumare intorno ai 17 anni, ma il 13 per cento dei fumatori ha cominciato prima dei 15 anni. Infatti, la maggior parte dei nostri connazionali (72,4 per cento) dichiara d’aver acceso la prima sigaretta tra i 15 e 20 anni. Il motivo? Nella maggioranza dei casi l’influenza di amici e compagni. Oltre alle sigarette classiche, oggi i giovani consumano molto quelle «fatte a mano», che si confezionano da soli usando il più economico tabacco trinciato, la cui vendita, infatti, è in aumento, addirittura raddoppiata nell’ultimo anno. «È prima di tutto una preferenza economica, perché il prezzo del tabacco trinciato per fare 20 sigarette (mediamente 2,7 euro) è più basso anche rispetto alle sigarette più economiche oggi sul mercato (3,9 euro) - spiega Roberta Pacifici, direttore dell’Osservatorio fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità , che costantemente analizza i dati per il Rapporto sul fumo in Italia elaborato ogni anno -. Poi, rollare il tabacco è ora anche una questione di “moda”».


I 15-24enni fumano mediamente 10 sigarette al giorno, ma circa un terzo dei ragazzi (il 28 per cento) ammette di accenderne tra le 15 e le 24 nell’arco delle 24 ore. «E c’è di peggio - dice Pacifici -. Confrontando i dati di quest’anno con quelli del 2013, appare chiaro che i nostri ragazzi fumano sempre di più. È addirittura comparso un “gruppo” mai visto finora: un 1,3 per cento di intervistati che dichiara di superare le 25 sigarette al giorno». Nel Rapporto di quest’anno (realizzato tramite un’indagine DOXA, effettuata per conto dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri) c’è però anche la conferma di «un grande classico» quando si vanno ad indagare le motivazioni che portano a iniziare a fumare: tutto ruota infatti intorno ai coetanei. Quasi il 60 per cento degli interpellati dice di essere stato influenzato da amici o da compagni di scuola, di aver iniziato alle feste, di essersi lasciato tentare da altri ragazzi che già fumavano. In seconda posizione (17 per cento delle risposte) c’è un più semplice: «Ho provato e mi piaceva». Seguono: il desiderio di sentirsi più grande, l’influenza di familiari tabagisti o quella di un partner. Scattata la fotografia che inquadra la realtà, peraltro da parecchi anni con pochi e minimi miglioramenti o peggioramenti, non resta che chiedersi che cosa si può fare.


Gli esperti di tutti i Paesi concordano sulla proposta dell’Organizzazione Mondiale di Sanità: aumentare il prezzo del tabacco è il più significativo intervento per scoraggiare l’iniziazione nei giovani. «Secondo le stime diffuse dall’Oms - commenta Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano - soltanto l’otto per cento della popolazione mondiale vive in Paesi con una tassazione sufficientemente alta da scoraggiare il consumo di sigarette e sigari. L’Italia su questo fronte è indietro: siamo al 15esimo posto in Europa, ancora più in basso sul trinciato». «Il nostro Stato è riluttante e ambiguo - prosegue Garattini - perché, se diminuisce il consumo di tabacco, si riducono gli introiti del Monopolio. Certo, se lo Stato aumentasse di un euro il pacchetto di sigarette, calerebbero le vendite, ma le stime indicano che ci sarebbero in ogni caso introiti cospicui, derivanti dal prezzo più alto. Senza considerare quanto si risparmierebbe, sul fronte del Servizio sanitario nazionale, con il numero minore di malattie dovute al tabacco da curare se le persone smettessero o non iniziassero proprio a fumare».


«Bisogna poi lavorare sulla pubblicità indiretta - aggiunge Roberta Pacifici -. Nel Rapporto di quest’anno abbiamo segnalato che l’11,8 per cento della popolazione di età superiore ai 15 anni ha visto su internet oppure ha ricevuto via e-mail la pubblicità di sigarette o la proposta di acquisto. Inoltre, abbiamo riportato un recente studio pubblicato nel libro “Cenere di stelle. Cinema fumo e adolescenti” (di Altomare e Galetta, due medici appassionati di cinema) che ha analizzato oltre 160 film tra i migliori usciti l’anno scorso. Nel 60 per cento delle pellicole c’erano immagini in cui si fumavano sigarette, con una frequenza di 15 scene ogni ora (negli anni Cinquanta la frequenza era di 10 ogni ora)». «La nostra proposta, dunque - aggiunge l’esperta -, è quella d’introdurre regole più severe che limitino l’accesso di bambini e adolescenti a film che contengono non solo scene di violenza o sesso, ma anche scene di fumo pretestuose o ingiustificate. Anzi, sarebbe opportuno inserire spot antifumo che, allo stesso modo di quelli antipirateria, precedano l’inizio di film valutati come troppo “indulgenti” nei confronti del tabacco».


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/14_luglio_11/ragazzo-cinque-fumatore-abituale-ab10be86-08fc-11e4-89ec-c067e3a232ce.shtml


Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)