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"Italians drink it better": per la maggioranza degli italiani bere fa rima con moderazione

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VINO & ALCOL, "ITALIANS DRINK IT BETTER": DAI MENO GIOVANI AI GIOVANISSIMI, PER LA MAGGIORANZA BERE FA RIMA CON MODERAZIONE, GRAZIE ALLA CULTURA MEDITERRANEA, CON IL CALICE DI FIANCO AL PIATTO. A DIRLO DUE RICERCHE BY ISPO (MANNHEIMER) & NIELSEN
Italians drink it better: grazia alla cultura mediterranea ed al vino che ne è uno degli elementi portanti, gli italiani di tutte le età hanno un approccio più corretto all'alcol di molti altri popoli, con il nettare di Bacco che rende più "sostenibili" per la salute e per la società anche riti che si fanno sempre più strada come l'happy hour. A dirlo due ricerche di Nielsen e Istituto Ispo (Renato Mannheimer).
Il vino, infatti, secondo Nielsen, si conferma la bevanda alcolica più consumata, (nell'83% dei casi tra le mura di casa, per lo più nei pasti) con il 71% del totale (tra vini fermi e spumanti), e il 50% dei consumatori, quando beve, non eccede oltre il bicchiere.


E per il 71% di chi beve alcolici, poi, la motivazione principale è l'accompagnamento al cibo, e non il binge drinking o lo sballo. "Problema che pur esiste, ma che è molto contingentato e praticamente sparisce dopo i 18 anni, al contrario di quanto avviene nel Nord Europa, per esempio, dove continua anche tra gli adulti" spiega a WineNews il professor Renato Mannheimer.
La cui ricerca mostra anche come la cultura del vino renda più "corretto", dal punto di vista dell'alcol, anche il fenomeno dell'happy hour, sempre più popolare soprattutto tra i giovani, al punto che ormai è praticato da 4 italiani su 10, quanto le degustazioni di cibo e di vino. Vino che è anche il protagonista di chi l'happy hour lo fa almeno 2 volte al mese, ovvero il 15% degli italiani. Anche tra i giovanissimi, spiega Nielsen: per i giovani tra 17 e 20 anni, vini e spumanti sono la bevande più consumata (22%), davanti a cocktail e birra. Giovani che bevono per assaporare quel che anno nel bicchiere (64%), per convivialità (41%) e per accompagnare il cibo (30%).


La ricerca Nielsen sul consumo di alcolici in Italia
Il 65% degli italiani (maggiori di 14 anni) ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso dell'ultimo anno. Il trend del consumo rispetto agli anni scorsi mostra che, dopo aver visto un calo di 4 punti percentuali dal 2008 al 2010, quest'anno la percentuale di consumatori rimane stabile.


Il consumo di bevande alcoliche resta prevalentemente maschile; le donne sono attratte da un consumo più "facile" (miscelato e/o poco alcolico); nel complesso la concentrazione dei consumatori di alcolici è maggiore nelle fasce centrali di età (soprattutto 35-44 anni) e presso gli over 65, anche se a prodotti diversi corrispondono target di consumo diversi (esempio: vino, uomini>35 anni; birra, uomini 25-64, prodotti "aperitivo" donne 20-34 anni ...); rispetto al 2010, i 35-44enni mostrano comunque una certa stabilità dei consumi, mentre la fascia di età che mostra incrementi più interessanti è quella dei 25-34 anni. In aumento rispetto al recente passato la penetrazione del consumo di bevande alcoliche presso classi sociali meno scolarizzate anche se i profili con le credenziali educative più elevate rimangono i consumatori più attivi.


Il vino si riconferma la bevanda alcolica più consumata (51% nel 2011), seguito dalla birra (38%) e dagli Spumanti, Champagne e Prosecco (20%).


Sostanzialmente stabili le abitudini degli italiani nella frequenza di consumo di bevande alcoliche. Complessivamente si continua a consumare bevande alcoliche con la stessa intensità e frequenza raggiunta nel 2010. Resta nettamente superiore al 50% la percentuale di coloro che ogni volta che consumano alcolici ne bevono solo 1 bicchiere (in special modo nei giorni festivi). Gli effetti della ‘rinuncia' sono più visibili nelle abitudini di consumo durante i giorni lavorativi, rispetto ai giorni festivi, anche se - rispetto al 2010 - l'astensione nei giorni lavorativi sembra in flessione a fronte di un lieve aumento di quantità moderate di alcolici consumati (1-2 bicchieri). Rispetto al 2010, durante i giorni lavorativi c'è infatti un generale recupero del consumo delle diverse bevande poiché il saldo di quanti "non consumano" è sempre negativo.


Le occasioni nelle quali è più frequente il consumo di bevande alcoliche sono sicuramente quelle domestiche legate ai pasti mentre le occasioni extra pasto o extra domestiche vedono delle presenze più segmentanti sia in termini di frequenza di consumo che di numero di bicchieri bevuti. Si conferma la crescita dei consumi di cocktails alcolici o moderatamente alcolici in momenti ‘vicino' alla cena (tipicamente la posizione dell'happy hour). In generale è assodato l'utilizzo del cocktail durante l'aperitivo mentre è interessante evidenziare anche un aumento dei consumi di cocktail come nel dopo cena, a dimostrazione di come questi prodotti non abbiamo un chiaro e unico posizionamento di consumo.
Il luogo principale di consumo di bevande alcoliche rimane appunto ‘in casa' (propria 83%,oppure di parenti/amici 55%) seguita dal ristorante 49% e pub/bar 25%.


Le leve che spingono al consumo di alcolici si confermano sostanzialmente immutate nel corso degli ultimi anni e seguono le caratteristiche delle bevande alcoliche alle quali sono associate, ovvero in primis (per il 71% dei consumatori) le bevande alcoliche hanno un ruolo di accompagnamento al cibo, motivo fortemente associato al consumo di vin; il piacere del gusto e il piacere di bere per socializzare sono le atre principali motivazioni di consumo, che in molti casi accompagnano la motivazione principale.
Il modello di consumo di alcolici in Italia resta "moderato": per lo più si bevono 1 o 2 bicchieri per occasione di consumo; la cena a casa propria si conferma il momento più in comune di consumo di alcolici.


4 italiani su 10 conoscono i caratteri dello stile mediterraneo come approccio al bere. Questo stile viene riconosciuto nel bere con moderazione, prevalentemente durante i pasti o per determinate ricorrenze e, soprattutto, scegliendo la qualità piuttosto che la quantità. E' uno stile di consumo responsabile, la cui conoscenza è certamente più diffusa nelle fasce di età più mature (41% tra i 45-54, 38% tra i 55-64) e in contesti socio-economici più istruiti (46% tra i laureati, 41% tra i diplomati), ma che può contare su una discreta conoscenza anche dei più giovani (37% tra i 25-34, 31% tra i 17-20).


La maggior parte dei giovani italiani beve moderatamente, e lo fa sempre in compagnia. I giovani tra i 17 e i 20 anni consumano bevande alcoliche principalmente per gustarne il sapore (64%), per socializzare (41%) e per accompagnare il cibo (30%). Le bevande più consumate tra i giovani 17-20 anni risultano essere i cocktail alcolici (21%), seguiti dalla birra (18%), dal vino (14%) e dagli spumanti/champagne (8%). Interessante l'età del primo contatto con l'alcol: per la stragrande maggioranza avviene intorno ai 15 anni, ma soprattutto in famiglia con genitori e parenti, e, quindi, in un "ambiente controllato".


L'happy hour all'italiana nella ricerca dell'Istituto Ispo di Renato Mannheimer
Sebbene il pasto in casa sia un momento ancora molto importante, diverse sono le occasioni del mangiare e bere fuori casa apprezzate dagli italiani. Pizzerie e ristoranti sono l'icona classica, amati dai più e seguiti a ruota dalla colazione al bar. Al terzo posto a pari merito ecco comparire l'happy hour e le degustazioni di vino/cibo, amati entrambi da circa 4 italiani su 10. L'happy hour è una tradizione più recente e giovanile, apprezzata anche da un pubblico adulto: se in generale piace a 4 italiani su 10, fa registrare un vero trionfo tra i giovanissimi (fra i 16 e i 24 anni dicono di amarlo in 7 su 10). La maggior parte degli italiani, circa 6 su 10, sperimenta almeno sporadicamente l'ebbrezza dell'aperitivo, e l'appuntamento è almeno settimanale per un terzo dei giovanissimi.


L'happy hour è apprezzato soprattutto perché è un'occasione per frequentare gli amici e trascorrere serate piacevoli e poco impegnative. Del resto, sedersi comodamente a chiacchierare in un ambiente tranquillo, ascoltando buona musica è quello che cercano più spesso i frequentatori di happy hour.


Non trascurabile anche l'aspetto economico: l'happy hour permette di mangiare e bere contenendo le spese. Quasi 2 frequentatori su 3, peraltro, dichiarano di non spendere più di 8 euro per l'aperitivo. Si possono identificare 3 macro-gruppi di seguaci dell'happy hour.
Gli affezionati, che rappresentano il 18% dei frequentatori (pari al 10% della popolazione). L'happy hour è per loro un appuntamento almeno settimanale. Sono per lo più giovanissimi (16-24enni) e spesso studenti. Si tratta quasi di un rito: spesso nello stesso giorno della settimana e nel posto di fiducia (di solito il pub); rigorosamente con gli amici, bevendo preferibilmente un cocktail alcolico.
Gli assidui, che rappresentano il 26% dei frequentatori (pari al 15% del campione totale), sono coloro che si concedono l'happy hour un paio di volte al mese. Sono per lo più i 25-34enni, ceto impiegatizio. Per costoro l'happy hour è sperimentazione di luoghi sempre diversi; preferiscono le enoteche e talvolta le birrerie; e la bevanda preferita è tipicamente il vino.


Gli occasionali, la gran parte della popolazione (56% dei frequentatori, ossia il 33% del totale), che sono coloro che vanno all'happy hour più raramente, al massimo 1 volta ogni 3 mesi. Sono meno giovani (per lo più 35-54enni) e spesso residenti al Sud e nelle Isole. Di solito si lasciano trascinare da altri anche nella scelta del luogo, ma preferiscono i bar/caffè o anche i circoli/club. Per loro, più che la rete amicale, i compagni di happy hour sono il partner o la famiglia. La bevanda preferita? Per lo più analcolica.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)