John Landis: "John Belushi? Un talento distrutto da alcol e droga"
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John Landis: "John Belushi? Un talento distrutto da alcol e droga"
Oggi il calendario segna trent'anni dalla sua scomparsa, gli fu letale una (over) dose di cocaina, in seguito a una festa a cui partecipavano anche Robert De Niro a Robin Williams. “A loro non accadde nulla, invece John morì. Il motivo? La droga fa male,non c’è niente da fare”. Questo il commento lapidario e umoristico a un tempo del regista che più ha conosciuto Belushi e lo ha lanciato a livello planetario con Animal House e Blues Brothers: John Landis.
Che tipo era John Belushi?
Innanzi tutto per me era un grande amico, uno di famiglia, una persona a cui ero profondamente legato sia a livello umano che professionale. Parlando di lui è inutile usare mezzi termini: come attore era un fantastico, brillante, simpatico e imprevedibile. Un talento straordinario e irripetibile.
L’ha diretto in Animal House e The Blues Brothers, che ricordo conserva di quelle esperienze?
Avere a che fare con lui era sempre un piacere, anche sul set. Ci capivamo al volo e lui seguiva i miei consigli con una creatività tutta sua. Improvvisavamo spesso sul momento, se gli dicevo: “Guarda, lì c’è una mela, prendi e mangiala”, lui lo faceva senza battere ciglio. Seguiva molto i miei suggerimenti, ma poi donava all’interpretazione quello speciale tocco in più con tutta la sua ironia e la sua fisicità. Addirittura per Animal House fece una performance talmente favolosa che mi misi ad eliminare parecchi dialoghi, perchè la sua fisicità funzionava ben più di mille parole. Aveva un’espressività invidiabile, ha reso memorabile persino un personaggio come Bluto. Anche per quanto riguarda The Blues Brothers conservo ricordi positivi, ma lì aveva già grossi problemi relativi alla droga.
Che idea si è fatto della sua morte, dopo tutti questi anni?
La sua scomparsa è stata un vero shock per me e per quanti lo amavano. Però il fatto è che John tirava troppo di cocaina ed esagerava con l’alcol, e queste dipendenze uccidono senza pietà. I giri di parole, le ipocrisie, sono inutili: John era un tossicodipendente, e come tale assolutamente impossibile da aiutare. Non perchè fosse lui, ma perchè chiunque soffra di dipendenza, di qualunque tipo essa sia, deve volerne uscire e farcela da solo. In quei casi non contano gli sforzi degli altri, di chi ti sta vicino: devi trovare la forza esclusivamente dentro di te. Lui non la trovò, punto, fine della storia. Tutte le chiacchiere sulla sua morte, i misteri e i dubbi, per me non esistono. Certo, poi la gente è sempre pronta a credere a qualsiasi cosa, basta dirgliela. Ma io no, francamente.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)