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Journal of Substance Abuse Treatment: ricerca su giovani adulti poliassuntori

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Nightclub e rave: interventi efficaci per popolazioni a rischio

I rave o gli eventi privati nei club, dove la musica continua fino a giorno inoltrato, coinvolgono gruppi di popolazione particolarmente vulnerabili (giovani, omosessuali). È noto infatti l’utilizzo di mix di droghe differenti durante questi eventi che permettono di ballare tutta la notte, e che espongono i frequentatori di queste feste ad alti rischi sanitari (comportamenti sessuali a rischio, sintomi psichiatrici, depressione, ansia).
Un team di ricercatori americani ha esaminato un campione di giovani adulti poliassuntori (N=444), maschi e femmine con un’ età media di 22 anni, frequentatori dei club di Miami (USA). Obiettivo principale era esaminare i cambiamenti rispetto all’uso di sostanze ricreative e farmaci, e i problemi di salute e sociali derivanti. I partecipanti sono stati intervistati tramite pc rispetto all’uso di club-drugs (cocaina, ecstasy, GHB, Ketamina, LSD), all’uso di farmaci e alla frequentazione di nightclub (almeno 2 volte al mese), all’inizio dello studio e dopo 6, 12 e 18 mesi. Al termine dell’indagine sono stati, inoltre, creati 8 focus group per comprendere meglio i cambiamenti osservati nel corso dell’indagine rispetto all’uso di droghe.
Il consumo di sostanze è risultato piuttosto elevato: il 96% utilizza alcol e marijuana, l’89% cocaina, l’85% ecstasy, il 21% LSD; oltre l’89% usa benzodiazepine e il 55% farmaci oppioidi per scopi non terapeutici. Anche gli indici di rischio sanitario e sociale risultano piuttosto alti: il 45% riferisce grave disagio mentale, il 72% rapporti sessuali non protetti, il 93% rapporti sessuali sotto effetto di alcol e droghe, il 63% di aver subito un arresto. Tuttavia, a 18 mesi di distanza dalla prima intervista, è emersa una generale riduzione dell’uso di droghe (cocaina, ecstasy, benzodiazepine) e farmaci oppioidi, e minori sintomi di dipendenza da sostanze. Attraverso i focus group, i ricercatori sono riusciti a identificare un significativo numero di temi correlati a questa inversione di tendenza, tra cui il fatto che le interviste stesse hanno rappresentato lo spunto di riflessione rispetto al riconoscimento della quantità di droga usata nel corso del tempo, al collegamento con problemi di salute e sociali, all’esposizione al rischio di contrarre l’HIV. Gli intervistati hanno espresso la necessità di “capire da soli” l’esistenza del problema, contestando l’approccio di auto-aiuto che sarebbe stato rifiutato.
 
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)