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Kabul: le tossiche sotto il burqa

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Le tossiche sotto il burqa
L’Afghanistan è il principale produttore di oppiacei del mondo, e i principi attivi vengono sintetizzati per produrre l’eroina: normale che per le strade di Kabul si possano vedere uomini distrutti dalla loro dipendenza dalla droga, disperati alla ricerca della prossima dose.

VITA D’INFERNO - Ma quello delle donne afghane, tossicodipendenti sotto il burqa, è un universo tutto da esplorare, dice la Msnbc. Il centro di Nejat, gestito dall’Onu, è una struttura di riabilitazione dalle tossicodipendenze anche femminili, in cui le donne devono riuscire ad andare di nascosto dai propri mariti – visto che, come è noto, da sole e senza permesso non possono uscire. “Non mi è permesso lasciare la casa per i controlli medici. Che posso fare? Sono una donna”, dice Anita, una delle donne intervistate, che nella stragrande maggioranza dei casi hanno preso l’abitudine di assumere sostanze tossiche proprio dai loro mariti.  
Il fenomeno risulta essere in rapida ascesa nell’ultimo decennio, con almeno 60mila donne tossicodipendenti allo stato grave; una dose costa 4 dollari, che nel paese è tantissimo: “Le donne mandano i bambini a raccogliere scarti e bottiglie per pagarsi la droga, o diventano mendicanti, porgendo la mano da sotto il burqa per strada mentre i mariti non ci sono”. “Mio marito”, racconta una madre; “ha una seconda moglie e di me se ne frega, perciò ho iniziato a fumare il suo oppio e ora devo mendicare”. La donna si dice terrorizzata che mariti e fratelli possano scoprirla, e scoprire che sta tentando di curarsi da sola, mendicando per strada.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)