Kenia: legge contro il consumo di alcolici
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"No all'alcol", "sì alla vita e al lavoro": sono alcune delle scritte comparse sui manifesti di centinaia di donne keniane,
scese in strada in diverse città del paese, per manifestare il loro sostegno alla legge che regolamenta la distribuzione
degli alcolici. Appena due settimane dopo l'approvazione, il parlamento ha infatti ritirato la legge che proibiva la vendita
di alcolici durante gli orari lavorativi, in seguito alle proteste dei produttori e dei proprietari di bar e ristoranti, che
rischiavano di perdere gran parte dei loro introiti. "Ancora una volta le donne si dimostrano come la vera spina dorsale
nelle battaglie civiche del continente africano" osserva padre Paolo Mondo, missionario comboniano nella parrocchia di
Kariobanghi, una baraccopoli alla periferia di Nairobi dove il problema dell'alcolismo, soprattutto tra i giovani è molto
diffuso. "I cortei delle donne non conoscono barriere sociali, riuniscono quelle delle classi medie e delle baraccopoli,
certo più numerose, per contrastare un male comune" aggiunge il missionario, secondo cui "quella della lotta all'alcol è una
campagna che anche la Chiesa combatte da anni, per estirpare una vera e propria ‘piaga' del continente. "Una bottiglia di
birra o, peggio, un bicchiere di ‘Changa', un distillato locale a base di grappa di mais e benzina, costa appena 10 scellini,
un centesimo di euro - spiega il missionario - e porta danni irreparabili al fegato e alla vista, fino anche a rendere
ciechi". Fin dalla mattina presto, racconta ancora padre Paolino "non è difficile trovare giovani ubriachi, addormentati sul
ciglio di una strada mentre vanno a scuola. Per ubriacarsi, è sufficiente bere un bicchiere di quell'intruglio