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Ketamina: stili di consumo

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"Ketamina. Stili di consumo"

La ketamina è di per sé una delle droghe più ambivalenti mai scoperte. Essa sveglia le persone e le addormenta. Essa eccita i cervelli calmi e calma quelli eccitati. La ketamina danneggia e protegge, induce e previene le convulsione, provoca e cura la dipendenza. Viene somministrata per facilitare si la nascita sia la morte, mentre, ad un altro livello, può produrre esperienze sia di pre-nascita sia di pre-morte. La ketamina è fonte di cura e di danno, di integrazione e disintegrazione.” K.L. Jensen.  Questa definizione aiuta a capire perché il volume Giulio Vidotto Fonda “Ketamina. Stili di consumo”  è indispensabile per chiunque si occupi di sostanze psicotrope e dei loro usi. Infatti, poche molecole psicoattive sono state tematizzate, in particolare dai media, in modo così superficiale:  la Ketamina è divenuta, nella vulgata giornalistica, semplicemente una droga da cavalli, un oggetto sul quale imbastire l’ennesima

emergenza ed un’ulteriore demonizzazione della scena rave underground italiana. La narrazione corrente della Ketamina, in buona sostanza, è emblematica dello stato di profonda crisi della ricerca e della pubblicistica italiana sulle droghe. Il bel testo di  Vidotto Fonda, nel colmare la lacuna cognitiva, offre un modello intelligente di come si può affrontare una sostanza d’abuso, restituendone tutta la sua complessità attraverso un serio lavoro di analisi della letteratura scientifica internazionale e corredandola con una preziosa e rigorosa ricerca sul campo.
Il testo, sin dall’introduzione, si incarica di smentire qualsiasi approccio emergenziale: “In termini di rilevanza, se da un lato l’uso ricreativo di ketamina è in via d’espansione, dall’altro, a differenza di come viene dipinto dai media, non costituisce né una novità né un’emergenza sociale.” Ancora una volta, la sostanza funziona da rilevatore di qualcosa culturalmente e socialmente presente, ma apparentemente fuori dalla cultura mainstream: riprendendo la tematizzazione di Amendt, l’autore pone l’accento sulla difficoltà degli individui ad affrontare un futuro altamente rischioso senza un riequilibrio chimico della vita interiore. Ecco la funzione, dunque, di quello che Vidotto Fonda chiama il “supermercato delle sensazioni”,  dove i consumatori/clienti scelgono i beni/sostanze in una vasta gamma offerta a “prezzi concorrenziali e inversamente proporzionali alla qualità, la cui garanzia è peraltro affidata all’etichetta che rimanda a terzi spesso sconosciuti o di fatto non identificabili in persone fisiche”. L’autore, però, mette in guardia rispetto a letture imperniate solo su “teorie, concetti e indicatori formulati altrove” di fronte ad un fenomeno caratterizzato da alta specificità locale e culturale. Da qui la necessità di un giusto approccio esplorativo, l’importanza dell’orientamento euristico, il bisogno di tornare al “contesto della scoperta”. Nei primi capitoli, dopo aver illustrato lo stato dell’arte della ricerca sociale sulle droghe, nel ricostruire la storia farmacologica e sociale della ketamina vengono ridefiniti i termini della techno culture, vero e proprio hub della sostanza, la sua diffusione in oriente (isola di Goa) e in occidente (Ibiza), l’esplosione asiatica (in particolare Hong Kong) e l’arrivo della ketamina (al 90% prodotta in Asia) nei principali approdi occidentali, Canada, Regno Unito e Olanda. Dal terzo capitolo, si entra nell’esperienza di ricerca che l’autore ha avuto frequentando, come operatore, festival estivi, rave, techno party, centri sociali, ovvero i contesti privilegiati  del consumo di ketamina. Le descrizioni socio antropologiche di luoghi, spesso oggetto di stigma sociale ma raramente illustrati con la competenza di Vidotto Fonda, aiutano il lettore a comprendere realtà come Pelago Off, i capannoni romani location di innumerevoli rave, le feste autogestite dei centri sociali. Ma quello che rende “Ketamina. Stili di consumo” un lavoro davvero pregevole sono le interviste raccolte dall’autore tra i protagonisti della scena: frutto di un “patto autobiografico”, restituiscono con precisione motivazioni, giudizi, problemi ed aspettative che ruotano intorno alla sostanza e ai loro consumatori

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)