Ketamina: uno sguardo agli effetti
Ketamina: uno sguardo agli effetti
La ketamina è un anestetico dissociativo. Il termine
"dissociativo" si riferisce ad una classe di sostanze che rendono
possibile l'effettuazione dell'intervento chirurgico,
producendo un'effetto di "rimozione dal corpo" del paziente
(Jansen 2001). L'effetto di questa sostanza è difficilmente
spiegabile. Si tratta di una questione scientificamente definita
di "ineffabilità", ossia dell'incapacità di articolare in
parole eventi interiori molto profondi, come ad esempio gli
stati mistici.
Fenomenologia della ketamina rispetto ad altre sostanze
Da un punto di vista fenomenologico, la ketamina va
distinta per i suoi effetti dagli altri psichedelici, che invece
agiscono sul sistema serotoninergico, per una questione
che potremmo considerare di "direzione". Essa,
un po' come il sognare, si caratterizza per il fatto che è
percettualmente rivolta verso una "realtà interiore" e si
differenzia da sostanze come l'LSD, la mescalina e la
psilocibina, in quanto rivolte alla percezione di una
"realtà esteriore". Non si puo'dire lo stesso per l'ibogaina,
la quale agisce bloccando il recettore NMDA come
la ketamina.
Dualismo cartesiano
L'effetto dissociativo indotto dalla ketamina è stato
spesso definito dalla stampa giornalistica, e non solo,
come risultante da una dissociazione tra mente e corpo.
Una tale definizione si basa su una mera costruzione artificiale,
meglio conosciuta come "dualismo cartesiano",
che vede mente e corpo come due distinte forme di coscienza.
Questo dualismo cognitivo ha portato a significative
conseguenze nella storia della nostra società occidentale,
permettendo di sviluppare una concezione meccanicistica
del corpo umano e delle sue funzioni, secondo
le quali non esiste interazione, o almeno significativa
interazione tra corpo e mente, destinate quindi a rimanere
due distinte forme di coscienza (Leder 1990; Turner
1992). Di conseguenza, in ambito medico è ancora frequente
l'idea che un qualcosa non esista perché "è solo
nella mente". Questo culto d'astrazione, puramente occidentale,
ha portato a considerare la medicalizzazione come
prodotta da razionalizzazione e ha lasciato una scarsa
considerazione nei confronti dei risultati dimostrati da
"altri" sistemi medici (Turner 1995).
Effetto dissociativo o "stato d'emersione"
L'effetto dissociativo riportato dai pazienti è spesso conosciuto
in ambito medico come "stato d'emersione" o "d'ingresso in
un'altra realtà" e definito in termini di dimensione
transpersonale di coscienza, dissoluzione estatica
dell'Io, Near-Death Experience (NDE) o Out-of-Body Experience
(OBE). Probabilmente per tale ragione, la ketamina
è stata definita da vari autori come sostanza "enteogena"
(dal greco entheos) o di rivelazione divina. Nell'intento
di prevenire questi "stati d'emersione" durante l'intervento
chirurgico, vengono spesso utilizzati diazepam e altri
sedativi. NDEs (near-death experiences)
Le NDEs (o esperienze vicine alla morte) sono stati
non ordinari di coscienza, la cui manifestazione sorprendentemente
riflette un presunto stato di morte. Essi rivelano
un ampio interesse da parte di varie discipline come
medicina, neuroscienza, neurologia, psichiatria, psicologia,
antropologia e religione. Nonostante siano state date varie
descrizioni di questo fenomeno, dovute proprio alla sua interdisciplinarità,
si puo'osservare, in base a quanto descritto
da persone "quasi morte", che le principali caratteristiche
delle NDEs sono (Moody 1975):
. ineffabilità;
. convizione in merito alla veridicità dell'evento e di
essere morti;
. stato di calma e tranquillità (anche se non sono mancati
casi di paura che sono rimasti spiacevoli);
. emersione di eventi passati, spesso rivisti come una
sorta di "revisione di vita" (o life-review);
. OBE (out-of-body experience). Percezione di separazione
dal corpo, che spesso comprende una vista oggettiva
dello stesso;
. ingresso in un'altra "realtà", caratterizzato da rapidi
movimenti attraverso tunnels, comunemente conosciuto
come "effetto tunnel";
. incontri con esseri di luce, parenti e amici defunti, archetipi
ed entità mistiche;
Coloro che non sono confidenti con l'argomento possono
concludere che il tutto abbia poco a che vedere
con l'uso e l'abuso della ketamina e di quelle che sono
impropriamente definite "nuove droghe". Potrebbe essere
un errore. Un numero sempre più crescente di scienziati
e non afferma che certe sostanze psicoattive non portano
alla creazione di uno stato alterato di coscienza, ma rappresentano
la via d'accesso più immediata ad altri stati
di coscienza, che per loro natura sono possibili e "naturali"
come lo è il nostro stato ordinario di coscienza.
D'accordo con tale affermazione, lo psichiatra Karl L.R.
Jansen, autore di vari lavori sulla ketamina, nonché del
recente libro Ketamine: Dreams and Realities, afferma
che tutti gli effetti delle NDEs, sopra riportati, possono
essere prodotti dall'uso di ketamina, se somministrata
nella giusta quantità, e all'interno di un appropriato set
(la predisposizione e le aspettative personali all'atto
d'assunzione della sostanza) e setting (il contesto nel
quale la stessa viene assunta). È stato anche affermato che in
certi casi, la NDE si manifesti come spiacevole e
con il desiderio di non essere ripetuta. Tuttavia molti
sperimentatori hanno definito le proprie esperienze in
ketamina come illuminanti e hanno voluto provare
l'esperienza più volte.
Nelle società occidentali il pensiero della morte sembra
essere spesso evitato o comunque essere poco considerato
(Danforth 1982). In merito, recenti ricerche riportano come
una maggior considerazione della morte e di stati quali le
NDEs possano produrre un importante effetto d'espansione
della propria coscienza, rivelandosi come un'alternativa ad
una visione biografico-personale della propria esistenza,
che trascende spazio, tempo e le limitazioni derivanti da un
dualismo cartesiano (Jansen 2001).
SSC (shamanic states of consciousness)
Pochi sono a conoscenza del fatto che la NDE rappresenta
uno stato di coscienza molto simile a quello descritto
come risultante da pratiche sciamaniche (SSC) e spesso definito
in termini di Trance o Stati d'Estasi, (Lewis 1971;
Rouget 1985). In un tale contesto, l'accesso a stati non ordinari
di coscienza rappresenta un "atto di dissociazione"
strettamente controllato, che puo'risultare effettivo in un
contesto di vita quotidiano, portando cura e guarigione
all'interno della collettività. Questa sorta di "cosciente"
dissociazione, oltre ad essere una spontanea manifestazione,
può derivare da varie tecniche scoperte ed elaborate nel
corso della storia dell'uomo (nonostante l'ipotesi che lo
stato originario di coscienza sia stato uno stato mistico di
coscienza), che variano dalla deprivazione sensoriale e dalle
pratiche meditative, sino a quelle utilizzate per indurre
trance e possessione. La via d'accesso più immediata è invece
rappresentata in diverse culture dall'uso di agenti psicotropi,
derivati comunemente dal mondo vegetale. Secondo
l'antropologo Luis Eduardo Luna (Luna 2000), autore
di varie ricerche empiriche tra le popolazioni sciamaniche
Mestizo dell'Amazzonia superiore, questi ultimi possono
essere meglio definiti come "medicine" o "piante insegnanti".
Si tratta di termini con significati molto diversi rispetto
a quelli di "droghe" usati nella nostra società occidentale,
il cui uso ricreazionale e profano sicuramente non
aiuta a definire. Le società sciamaniche non solo considerano
questi stati come tra le più elevate forme di coscienza,
ma preservano da millenni una profonda devozione per
animali, piante e per la nostra Terra, nelle diversità delle
sue manifestazioni.ordinarie
di coscienza (SNC), indotti in particolare dall'assunzione
di sostanze attive. Un simile profilarsi dovrebbe presentarsi
come inconfutabile quadro introduttivo per una ricerca
scientifica sperimentale e rinnovata che, superando le
limitazioni derivate da conoscenze e metodologie d'indagine
rigidamente distinte per campo di competenza, possa
considerare anche altri aspetti, come quelli di comparazione
culturale, finora sorprendentemente trascurati. Ma non
solo. Siamo tutti testimoni della rapida ed inarrestata diffusione
dell'MDMA e nel contempo della ketamina. A distanza
di cinque anni dalla prima ricerca conoscitiva sulle
sostanze d'abuso nel Paese, che mi ha reso partecipe in
collaborazione con il Prof. Fabrizio Schifano, risulta sempre
più evidente come si proceda ad analizzare quantitativamente
un'esperienza meritevole anche di un approfondimento
qualitativo. Conosciamo la tipologia del consumatore,
la prevalenza dell'uso delle sostanze, i prezzi delle stesse
e anche la voglia di cioccolato. Ma ben poco è stato detto
sul contenuto dell'esperienza stessa. Un po'come l'educazione
sessuale di venti anni fa, l'educazione sulle droghe
concede scarsa attenzione a sensazioni ed emozioni, nonché
alla normalizzazione dell'uso di queste sostanze. Il fenomeno,
nel suo insieme, rappresenta un chiaro indice di
smarrimento derivato da una concezione meccanicistica
del corpo umano e delle sue funzioni, che vede la mente ed
il corpo, il pensiero e l'azione come due distinte forme di
coscienza, due forme di vita che noi viviamo. Questo dualismo
cognitivo porta a trascendere quelli che sono i limiti
naturali del nostro corpo, e a credere che la nostra realtà
ordinaria sia l'unica scientificamente corretta. Esso origina
una preclusione in merito all'esistenza di altre forme di coscienza,
diverse dalla nostra forma di pensiero (ordinario),
come nel caso delle NDEs, che sono invece ampiamente riconosciute
in altre culture. Ma la vita del corpo è la vita
delle sensazioni e delle emozioni. Il corpo sente vera fame,
vero sonno, vero calore, vero amore e vera freddezza. Un
insieme di percezioni che sono solo riconosciute da una
mente immateriale. Nessuno è veramente contento, nessuno
è veramente soddisfatto, nessuno è veramente in pace.
La vita dei sentimenti contraffatti è la vita dei sentimenti
mentali. Credo sinceramente sia tempo di operare una connessione
tra mente e corpo, uomo e natura; in breve, di risvegliare
quello che è stato recentemente definito come
"sesto senso": il senso del corpo. Noi non solo abbiamo,
ma siamo il nostro corpo.