"L'alcol al volante uccide: sotto i 21 anni tolleranza zero"
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di CARLO MERCURI
ROMA. Mercoledì - I cinque membri dello staff della Società italiana di Alcologia escono sorridenti e soddisfatti. Sono stati appena ascoltati dalla Commissione Lavori pubblici del Senato. E se il nutrito calendario delle audizioni comincia proprio da loro una ragione ci sarà.
E' che quando si parla di sicurezza stradale la prima cosa che viene in mente è l'alcol (i limiti consentiti, i controlli da effettuare). E qui è la sede nella quale si discute del disegno di legge che ammodernerà il Codice della Strada.
Si diceva dei cinque professori. Siccome erano soddisfatti, è logico ritenere che le loro istanze abbiano trovato accoglienza, come si dice. Un breve colloquio con il direttore, Emanuele Scafato, conferma l'impressione. Dice Scafato: «Abbiamo insistito sulla tolleranza zero. Non esistono livelli ritenuti ragionevoli o sicuri di alcolemia alla guida. L'adozione di un livello zero per tutti i minori di 21 anni è da considerarsi indispensabile. Anche un livello di alcolemia compreso tra 0,2 e 0,5 grammi triplica il rischio di incidente fatale rispetto al livello di alcolemia zero». Per cui ne discende che «con il livello attuale di alcolemia di 0,5 il legislatore accetta che la popolazione possa essere esposta a un rischio da 2 a 3 volte maggiore rispetto al livello zero».
L'alcol alla guida è la prima causa di morte dei giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni, è il "killer number one", come lo chiama l'Oms; dunque contro l'alcol-killer si invocano le misure più radicali. Scafato rigetta perciò le accuse di proibizionismo: «In nessuna Nazione europea - dice - si parla di proibizionismo ma di una legittima esigenza di adozione di politiche di controllo». Per cui la prima proposta che gli "Alcologi" hanno avanzato ai senatori riguarda «l'aumento degli etilometri sulle strade. Le pattuglie della Polizia stradale non bastano? Niente paura, facciamo gestire gli etilometri dai Comuni». Seconda proposta è di stabilire il divieto di vendita di tutte le bevande alcoliche sulle autostrade per 24 ore al giorno, modificando l'attuale decreto legge che prevede il divieto di vendita solo dei superalcolici tra le 20 e le 6 del mattino. La terza proposta riguarda le pene: «Sostituire la pena detentiva e pecuniaria con quella del lavoro di pubblica utilità», recita l'emendamento. Cioè spedire gli automobilisti sorpresi alla guida in stato d'ebbrezza (soprattutto i giovani), a seconda della gravità del danno procurato, a lavorare nelle Associazioni di volontariato come gli "Alcolisti anonimi", le pubbliche assistenze eccetera.
Le richieste, come si vede, sono importanti. E la Commissione del Senato pare orientata a confermare la tolleranza-zero contro l'alcol. Il punto è ora di vedere come la prenderà la controparte, gli esercenti, i proprietari delle discoteche, i proprietari dei ristoranti (che saranno ricevuti dalla Commissione oggi stesso). Il presidente della Fipe, Lino Stoppani, è convinto che «troppi divieti non risolvono nulla. Guardate - dice - che cosa è successo con il divieto di non somministrare bevande alcoliche dopo le 2 di notte: si è alimentato un business parallelo di venditori ambulanti, spesso abusivi, di scorte di ogni tipo accatastate dentro i portabagagli delle auto. I ragazzi, se vogliono ubriacarsi, si ubriacano lo stesso: vanno in una casa privata o in un rave party e si ubriacano». Stoppani difende a spada tratta gli interessi della categoria: «Tutti questi divieti - afferma - stanno facendo danni rilevanti al settore. I limiti del tasso alcolemico vanno stabiliti con cognizione e vanno valutati da persona a persona. I provvedimenti all'esame del Senato rischiano di abbassare il livello dell'offerta del vino nei ristoranti, che è piacere puro: che fine farà, di questo passo, la cultura tutta italiana della buona tavola?».
Ecco trovato dunque il paladino dell'alcol. La frase che ripeterà come uno slogan davanti ai senatori è la seguente: «L'alcol in generale e il vino in particolare stanno pagando conti non loro». E il direttore generale della Fipe, Edy Sommariva, lo spalleggerà: «Vorrei ricordare - dice - che insieme a Ungheria e Slovacchia l'Italia è l'unico Paese che prevede un tasso alcolico pari allo zero. Dobbiamo evitare il paradosso di punire chi mangia un babà o una pastarella e rischia di superare lo zero assoluto del tasso alcolemico».
Tra i due schieramenti si annuncia una battaglia senza esclusione di colpi. Oggi il secondo round.