L'alcol e la droga: nemici del concepimento
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Caro dottore,
giustamente, si fa un bel parlare dei danni che provocano quelli che si mettono alla guida di qualche mezzo, pur trovandosi in stato alterato, sia da alcool sia da droghe varie, tanto che nessuno, almeno credo, può dire di non conoscere la pericolosità di tali situazioni.
Non credo ci sia altrettanta consapevolezza del pericolo che si corre nel concepire figli in quello stesso stato, secondo me, per quello che ho osservato, comporta dei rischi per il nascituro. So che andiamo ad affrontare un discorso molto delicato; perché si potrebbe suscitare la sensibilità di qualche genitore cui è nato un figlio con problemi, nonostante il comportamento tenuto sia sempre stato irreprensibile. Come si potrebbe risvegliare qualche senso di colpa o qualche rivendicazione di coppia.
Certi casi sono frutto del fato o della volontà divina, ma altri sono provocati dai comportamenti di alcuni, magari inconsapevoli, visto lo stato in cui si trovavano, ma comunque, di fatto, possibili genitori appunto a causa del vino bevuto o delle droghe assunte. Per i motivi che ho espresso sopra, veda lei caro dottore, se dare o no "spazio" a questa mia, l'importante per me, sempre che lei ne condivida il "succo", è che in qualche maniera prenda in mano il campanello di allarme.
Adriano Porelli
L'argomento è di indubbia delicatezza e rilevanza sociale. Nei nostri territori, dove molti terreni sono destinati a vitigno, si conserva l'abitudine di farsi il vino in casa. Per effetto di una crescita della cultura enogastronica sono anche proliferati straordinari produttori di vini. Il bere è sempre stato un rito ampiamente ammesso, più frequentemente incentivato perché "faceva molto maschio", ma rispondeva anche ad un modello culturale di socialità.
L'ubriacone del passato veniva però additato come individuo che sbagliava, che non aveva il senso della misura e subiva pertanto la disapprovazione e la squalifica sociale. Da un po' di anni il bere in modo smodato, soprattutto tra le giovani generazioni, è diventato un rito "normale" per trascorrere una serata o il fine settimana. Anche la gita scolastica alle superiori non merita di essere raccontata se non è stata caratterizzata da una furtiva ubriacatura.
Mancando i riti di iniziazione, che un tempo consistevano in prove di coraggio e di abilità, il "trasgredire" alla grande sembra essere il nuovo modo per rivendicare un surrogato di identità. In una certa età, pertanto, tutti bevono tanto, molti fumano, parecchi si fanno le canne; il tutto all'insegna della più placida "normalità".
Proviamo ad addentrarci nell'argomento del bere al femminile. L'alcolismo femminile, soprattutto negli anni passati, è stato spesso strumento di automedicazione per situazioni di infelicità, di depressione o di ansia, molto spesso una risposta nei confronti di ambienti vissuti come incapaci di empatia o indifferenti, molto più collegato a fattori scatenanti come lutti, perdita di amori, tradimenti, divorzi, perdita di lavoro, amori infelici, difficoltà in famiglia.
Nelle giovani donne di oggi l'uso di alcol si è notevolmente diffuso. Il bere femminile è una pratica diffusa fin dall'adolescenza per appartenere al gruppo dei pari, per sentirsi meno timide ed impacciate, per risultare emancipate come avveniva in passato per l'uso della sigaretta.
Il bere alcolici può diventare però anche un modo per allontanare la sofferenza interiore dovuta a ragioni quali:
- problemi familiari, sociali, legati alla crescita, alla solitudine, all'ansia, al vuoto interiore;
- mancato riconoscimento nel contesto familiare e disconoscimento del ruolo materno spesso evitante, poco definito, contraddittorio;
- forte conflittualità nel confronti del padre, vissuto come deludente ed incapace di fungere da ponte con l'esterno;
- difficoltà nel rispondere alle richieste familiari troppo gravose: risultati scolastici o lavorativi, ruolo di appoggio ad un genitore, necessità di assumere un ruolo genitoriale verso i fratelli;
- patologie già presenti in famiglia (dipendenze da droghe, alcol, farmaci, problemi psichiatrici);
- paura nell'affrontare la fase di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, a causa di genitori disfunzionali;
- problemi nell'inserimento sociale;
- modelli culturali che banalizzano il bere in eccesso e sottovalutano i rischi per sé e ovviamente per altri.
Una indagine milanese ha messo in evidenza che l'11% delle ragazze fra i 21 e i 29 anni è fortemente rischio: siamo in piena età fertile. La percentuale di femmine inserite nelle comunità di recupero è del 25% circa con età minima di 24 anni e massima di 54. In alcuni servizi, come i day-hospital alcogici, la percentuale di femmine seguite si sta avvicinando al 50%.
Un importante studio americano rivela che le ragazze e le giovani donne sono più vulnerabili all'abuso e alla dipendenza, che divengono più rapidamente dipendenti e che subiscono conseguenze prima dei giovani maschi.
Nel valutare l'eventuale nesso tra il bere e l'attività sessuale, è stato riscontrato che le ragazze che fanno frequentemente uso di alcol e droghe assumono comportamenti sessuali più rischiosi rispetto a quelle che ne fanno un uso saltuario o più leggero o se ne astengono. In pari misura chi beve troppo subisce più facilmente approcci sessuali pesanti da parte di qualcuno che ha bevuto troppo (26,9%). Inoltre il 17.9% ha risposto in una indagine di avere avuto più facilmente rapporti sessuali dopo avere bevuto.
Entriamo ora nel tema alcol e gravidanza. Interessanti approfondimenti in merito si trovano negli Atti della 4a Conferenza regionale sull'alcol pubblicati dalla Regione del Veneto nell'aprile del 2007. L'argomento "Alcol e maternità" è stato trattato dalla dr. Renata Bortolus, ginecologa dell'UlSS 4, attualmente incaricata di un dottorato di ricerca in scienze dell'educazione e della Formazione continua all'Università di Verona.
In una indagine effettuata presso l'ULSS 4, il 68% delle donne intervistate ha dichiarato di avere programmato la propria gravidanza; il 32% arriva pertanto al concepimento in modo casuale, quindi non adeguatamente pensato e desiderato.
Come possano incidere fumo di tabacco, alcol e droghe sull'evoluzione della gravidanza e sul nascituro ci viene indicato in un manuale del 2006 dal prof. N. Colacurci, ordinario di ginecologia e ostetricia e da Maria Vicario, presidente Federazione nazionale del Collegio Ostetriche.
"Fumo di tabacco. Numerosi dati nella letteratura confermano una ridotta fertilità in soggetti fumatori, sia uomini che donne. Fumare in gravidanza aumenta il rischio di alcune delle patologie tipiche di questa condizione (aborto spontaneo, parto prematuro, IUGR). È dannoso non solo il fumo attivo, ma anche quello passivo e l'entità delle patologie è direttamente proporzionale al numero di sigarette fumate ed al tempo da cui si fuma. Pertanto è vivamente consigliato di smettere di fumare quanto più precocemente possibile: una sospensione preconcezionale tardiva non elimina completamente il rischio di danni fetali e di complicanze ostetriche da fumo.
Alcol. L'assunzione di alcol in gravidanza può determinare l'insorgenza di patologie neonatali ad espressione e gravità variabile. Il danno neonatale si realizza in particolar modo se la donna ha assunto alcol durante la fase di concepimento o in gravidanza. Il rischio aumenta con l'aumentare della dose assunta anche se non è definito un livello soglia di sicurezza e l'assunzione estemporanea di modiche quantità è legata a un bassissimo rischio di danno feto-neonatale. Per tale motivo è opportuno consigliare di non bere alcol non solo in gravidanza, ma anche nel periodo che la precede.
Droghe. L'assunzione di droghe durante la gravidanza espone l'embrione e/o il feto all'azione tossica di tali composti con effetti legati non solo alle possibili alterazioni strutturali del feto, ma anche a disturbi neurocomportamentali, talvolta subdoli, che possono manifestarsi in epoche successive dello sviluppo. Gli effetti intrauterini sono differenti in rapporto alla droga assunta: l'esposizione ad oppiacei, ad esempio, non sembra infatti produrre alterazioni strutturali gravi, mentre l'azione vasocostrittrice della cocaina a livello dell'arteria ombelicale può ridurre il flusso ematico con conseguente ipossia fetale.
I rischi dell'esposizione prenatale agli anfetaminici comprendono morte intrauterina, malformazioni (mielomeningocele), ritardo di crescita intrauterina, elevato tasso di prematurità alla nascita. I principali effetti neurocomportamentali possono manifestarsi alla nascita con segni di astinenza acuta (iperreflessia, tremore, irritabilità, pianto convulso, disturbo del sonno) o subacuta (irrequietezza, agitazione, tremori, disturbi del sonno) e a lungo termine (impulsività, ridotta consapevolezza dei propri mezzi, maggiore aggressività e difficoltà nello stabilire rapporti con i coetanei, disturbi dell'apprendimento).
L'assunzione di droghe nel periodo preconcezionale può avere effetti negativi sia in termini di riduzione della fertilità sia in termini di rischio di danni embrio-fetali".
Un lavoro italiano dell'Università La Sapienza di Roma, sulla base della valutazione di più di 500 bambini in età scolare nella regione Lazio, ha fatto una stima di prevalenza della sindrome feto-alcolica che va dai 3 ai 7 casi su 1000, dato che si modifica seguendo i criteri di una più recente nuova classificazione per cui si arriva a 20-40 casi per 1000. Se in una ULSS nascono ogni anno ad esempio 2500 bambini l'incidenza della sindrome può riguardare all'incirca 50-100 di essi. Quali sono pertanto le indicazioni fornite dagli specialisti? La dr.ssa Bortolus afferma che gli aspetti sanitari che correlano l'alcol alla maternità "aprono la strada a problemi rilevanti, anche in relazione agli effetti sui nati, ancora oggi però fortemente sottostimati".
La raccomandazione che viene data è la seguente: "È importante che una donna in età fertile, che programma o non esclude attivamente la possibilità di una gravidanza, elimini completamente già in epoca preconcezionale l'uso di bevande alcoliche". "Tutto ciò perché le evidenze scientifiche ad oggi non riescono a individuare una dose soglia, al di sotto della quale si possa dire che l'uso di bevande alcoliche in gravidanza sia privo di rischi".
I comportamenti si devono pertanto ispirare al "principio di cautela". Anche la Commissione Europea, impegnata da tempo nella valutazione di strategie adeguate per aiutare gli Stati membri a ridurre i danni dovuti all'alcol, considera il consumo di alcol in gravidanza come uno degli aspetti rilevanti, legati a conseguenze gravi per la salute e l'economia in Europa. Di fronte però alla raccomandazione sulla necessità di eliminare completamente l'uso di sostanze alcoliche in gravidanza, "il consumo di alcol non viene percepito come un fattore di rischio importante e, in questo senso, anche gli operatori hanno frequentemente lo stesso tipo di convinzione".
Cosa fanno altri paesi europei? La Francia, attraverso la campagna "Zero alcol in gravidanza", afferma come l'alcol sia da considerare la prima causa non genetica di handicap mentale nei bambini. Nonostante tale iniziativa, hanno rilevato che almeno un 13% di donne continua ad assumere alcol in gravidanza.
Negli Stati Uniti la distribuzione di bevande alcoliche viene accompagnata da etichette informative che segnalano il rischio di difetti congeniti in gravidanza. Il Canada ha attivato una "Alcohol and substance use helpline", una linea telefonica di aiuto e sostegno in materia.
A livello italiano si sta auspicando l'avvio sistematico del counselling preconcezionale: esso è un colloquio informativo offerto alla donna e alla coppia prima della gravidanza, proprio perché "gli agenti dannosi alla salute riproduttiva in generale e teratogeni in particolare agiscono per lo più in epoca preconcezionale o nelle prime fasi della gravidanza, quando la donna non è ancora a conoscenza dello stato gravidico".
Un'iniziativa molto valida è stata attivata circa 6 anni fa dal Consultorio Familiare di Thiene, che offre alle utenti femmine del Sert uno spazio ambulatoriale per approfondire i temi della sessualità, della corporeità, della contraccezione, della scelta di una gravidanza consapevole.
Avere cura del proprio bambino ancora prima di concepirlo è un sentimento dovuto e meraviglioso; chi fa sesso non protetto dovrebbe ricordarlo sempre.