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L'alcol, i giovani, la prevenzione: considerazioni

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Migliaia di morti ed alcool vietato. Chi controlla?


Il crescente consumo di alcolici e superalcolici è una vera e propria piaga sociale per le famiglie italiane. Le patologie alcolcorrelate, a cominciare dalla cirrosi epatica, uccidono direttamente ogni anno nel nostro paese almeno trentamila persone senza contare gli incidenti stradali provocati dalla guida in stato di ebbrezza. Il dramma attraversa il censo e le categorie sociali. Dal Nord al Sud del paese, tra gli uomini e le donne, tra i professionisti e gli impiegati il consumo dell'alcool dilaga in maniera sempre più inquietante.

L'allarme sociosanitario dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e delle associazioni impegnate per l'aiuto agli alcoldipendenti risuona ormai da molti anni ma, purtroppo, la curva dei consumi tende sempre a salire specialmente tra i giovani, i giovanissimi, gli adolescenti. Le statistiche sono impietose: si comincia a consumare alcool anche a dodici anni con devastanti conseguenze sul futuro sviluppo cerebrale. Ed in alcuni casi l'alcool è camuffato all'impreparato consumatore quasi come se fosse una bevanda energizzante o un succo di frutta.

 

Con il condizionamento massiccio della pubblicità, il bere viene diabolicamente propagandato come un tassello indispensabile per una serata divertente, per agganciare la ragazza giusta, per dimostrare agli amici del gruppo di esser diventato grande. Si esce di casa per "spaccarsi la testa" come se la spensieratezza della gioventù avesse bisogno di additivi chimici ed alcolici per euforizzarsi.

 

La prima responsabilità educativa nei riguardi dei figli compete ai genitori. Ho ben chiaro che tocca a noi genitori impedire che il nostro pargolo si attacchi alla bottiglia attraverso un'amorosa azione di prevenzione pedagogica che illustri le pericolose conseguenze dell'abuso - ma io direi anche dell'uso - di alcolici e superalcolici. Tocca a noi genitori dare il buon esempio tenendoci alla larga dal bicchiere domestico e dagli happy hour sconsiderati.

 

Credo però che esista anche, rispetto alla prevenzione dell'alcoldipendenza, una più generale responsabilità sociale che coinvolge numerosi soggetti. Alla base della piramide ci sono i gestori dei locali ed i barman che non si fanno alcun scrupolo a servire devastanti bevande alcoliche ai giovanissimi ben sapendo i pericoli a cui li espongono: incidenti autostradali, risse, danni psico-fisici irreversibili. Sul banco degli accusati anche le Istituzioni e le forze dell'ordine che dovrebbero vigilare sulle corrette procedure di vendita che pure la legge prevede a tutela dei minori. Quante multe vengono elevate ogni anno per punire chi serve alcolici illegalmente ? E poi ancora lo Stato. perché non porre un limite alla propaganda di prodotti alcolici ed al loro consumo in pubblico sul modello di quanto è stato già fatto per le sigarette? Certo, suprema contraddizione, dovremmo aspettarci un giro di vite ( non di acquavite ) da quello stesso Stato che lucra un cospicuo prelievo fiscale dalla produzione e vendita di sostanze alcoliche. Cosa aspetta, poi, l'Autorità Garante delle Telecomunicazioni a sanzionare le ditte produttrici di alcolici che camuffano in modo ingannevole i loro beveroni da succhi di frutta colorati? Perché non imporre sulle etichette un avviso - simile a quello sui pacchetti di sigarette - riguardo ai pericoli alcolici. Ed il discorso non può non coinvolgere anche le responsabilità educative della comunità scolastica ed il sentimento etico dei miti del mondo dello spettacolo che prestano la loro immagine alla promozione di prodotti alcolici.

 

Il ragionamento è complesso ed investe interessi economici enormi. Le aziende guardano al mondo giovanile come un fecondo mercato. Tocca alle famiglie, alla scuola, allo Stato stabilire e far applicare regole precise che tutelino i nostri ragazzi dall'alcoldipendenza e tendano la mano a chi rischia di far annegare la sua vita in fondo ad un bicchiere.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)