L'alcol è un problema in Italia?
L'alcol è un problema in Italia?
Lunga analisi in base ai dati ISTAT sul consumo di alcol in Italia
Secondo i dati Istat negli ultimi dieci anni è cambiato, e non poco, il consumo di alcool in Italia. I numeri generali, riportati nella tabella, lo sottolineano. Diviso in quattro modalità di assunzione annuale (almeno una volta all’anno), quotidiano, occasionale e lontano dai pasti l’abuso di alcool muta le abitudini degli italiani. Scendono le percentuali di chi beve almeno una volta all’anno e di chi lo fa quotidianamente ma sale invece l’abuso occasionale e fuori dai pasti. Con questa linea l’Italia si dimostra un paese sempre più vicino alle abitudini europee e non a quelle tradizionali. Tradotto in parole semplici: si beve di meno il bicchiere di vino a tavola ma aumenta l’abitudine dell’aperitivo.
Chiaramente le tabelle generali vengono divise per fasce d’età, ed ecco dunque di seguito quelle che detengono il record settore per settore. Quasi l’84% degli uomini tra 45 e 64 anni beve almeno una volta all’anno mentre quasi il 40%, sempre nella stessa fascia d’età, lo fa quotidianamente. In pratica quattro uomini su dieci. Facile ipotizzare, comunque, che per uso quotidiano si possa considerare anche il bicchiere di vino o di birra a tavola. Molto più preoccupanti, invece, sono i dati riguardanti i più giovani, soprattutto i maschi. Quasi sette su dieci bevono occasionalmente e uno su due lo fa lontano dai pasti. Anche le donne, sempre tra i 17 e 24 anni, non scherzano. Il 63,2% beve occasionalmente.
I numeri in analisi possono essere facilmente paragonati con quelli del 2006, e anche qui non mancano i grandi cambiamenti. Sale il consumo occasionale di quasi cinque punti in percentuale, minor ascesa, ma pur sempre tale, anche per il consumo lontano dai pasti. Ma ci sono comunque buone notizie, come quella della percentuale degli assunsori quotidiani che scende dal 29,5% al 21,4%.
La buona notizia è rappresentata senza dubbio dal drastico calo di assunzione della fascia da 11 a 17. Pare paradossale anche solo pensare a un adolescente consumare alcool, ma intanto nel 2006 il 28,6% consuma alcool occasionalmente, a distanza di dieci anni la percentuale è fortunatamente scesa di quasi dieci punti. Importante, in questo caso, le grandi campagne di sensibilizzazione a un fenomeno che stava senza dubbio prendendo una piega sbagliata. In calo anche gli altri numeri: i consumatori annuali scendono dal 32% al 22,8%; quelli quotidiani dal 2,3 allo 0,7 e infine i fuori pasto dal 12,8% al 9,5%.
Sono i giovani a bere di più fuori pasto almeno una volta la settimana
Ben 3 milioni 846 mila persone di 11 anni e più hanno un consumo di alcol fuori pasto più frequente (almeno una volta a settimana). Tale consumo riguarda soprattutto i giovani di 18-34 anni, con differenze di genere e un’incidenza fra i ragazzi più che doppia rispetto alle ragazze. Considerando l’andamento per età la quota di consumo almeno settimanale di alcol fuori pasto sale fino al raggiungimento della fascia di età 25-29 anni, per poi scendere progressivamente nelle classi di età immediatamente successive. In media si consumano a settimana fuori dai pasti 4,3 bicchieri di bevande alcoliche (4,6 per i maschi e 3,4 per le femmine). Tra i maschi i valori più elevati riguardano le persone di 55 anni e più; fra le donne l’andamento risulta più differenziato nelle diverse fasce di età. Se si rapporta il numero medio di bicchieri fuori pasto a settimana a quello complessivo settimanale, l’incidenza del fuori pasto risulta superiore al 60% tra gli adolescenti, i giovani e gli adulti in età compresa tra 11 e 44 anni, mentre diminuisce nelle fasce di età successive.
Otto milioni e mezzo di bevitori eccedono nelle quantità raccomandate
Ai fini della valutazione dei rischi alcol correlati per la salute sono considerati sia il consumo abituale eccessivo di vino, birra o altri alcolici, che supera le quantità raccomandate dal Ministero della salute (consumo abituale eccedentario), sia gli episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni (binge drinking). Qualsiasi tipo di consumo è considerato a rischio per la salute per iragazzi sotto i 18 anni perché non sono ancora in grado di metabolizzare adeguatamente l’alcol. Nel 2016, il 48,8% della popolazione (54,1% uomini e 43,8% donne), pari al 75% dei consumatori, ha comportamenti di consumo moderati che non eccedono rispetto alle quantità raccomandate. Nel complesso, invece, i comportamenti di consumo abituale eccedentario o di binge drinking riguardano 8 milioni e 643 mila persone (pari al 15,9% della popolazione e al 25% dei consumatori), di cui 6 milioni e 82 mila maschi e 2 milioni 562 mila femmine. Il consumo abituale eccedentario riguarda il 14,8% degli uomini e il 6,2% delle donne, il binge drinking l’11,2% degli uomini e il 3,7% delle donne (Prospetto 9). Rispetto al 2015 si mantengono costanti i consumatori a rischio sul totale della popolazione, sia per quanto riguarda il consumo abituale eccedentario sia il binge drinking.
Abitudini genitoriali e status sociale alla base del consumo
La somministrazione di alcool, inoltre, inutile negarlo, può essere anche ereditaria. Ovvero frutto di un’abitudine familiare. L’abitudine infatti presente in famiglia da parte dei genitori ad assumere comportamenti a rischio nelconsumo di alcol sembra influenzare il comportamento dei figli. Il 30,5% dei ragazzi di 11-24 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore eccede nel consumo di alcol ha abitudini non moderate nel bere alcolici, mentre tale quota scende al 16,2% tra i giovani con genitori che non bevono o consumano alcolici in maniera moderata. Inoltre i fattori di rischio al netto di altre condizioni si confermano in tali relazioni: in particolare, quando entrambi i genitori hanno comportamenti a rischio la probabilità di assumere lo stesso comportamento da parte dei figli è più di 4 volte rispetto ai ragazzi di pari età e altre condizioni sociali. Questa associazione permane anche quando è solo uno dei due genitori ad avere tale comportamento. Importante si rivela anche il contesto sociale: infatti lo status socio-culturale della famiglia di origine si osserva come un basso status risulta essere protettivo nel caso del consumo a rischio di alcol. Per i figli che convivono con genitori con laurea o diploma il rischio di avere comportamenti di consumo a rischio aumenta di circa il 50% rispetto ai figli di genitori con al massimo la licenza di scuola dell’obbligo. Soprattutto quando le condizioni economiche supportano l’abuso di alcool, infatti la maggiore propensione al consumo a rischio di alcol da parte di adolescenti e giovani appartenenti a famiglie più abbienti, è da ascriversi alla consuetudine molto diffusa tra i giovani di bere per ubriacarsi in particolare in locali quali pub, ristoranti, discoteche, birrerie, che presuppongono quindi la disponibilità di buone risorse economiche.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.unicosettimanale.it/news/attualita/682482/lalcol-e-un-problema-in-italia
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)