338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

L'allarme del Sert: "non lo sanno, ma così si bruciano il cervello"

cufrad news alcologia alcol alcolismo L'allarme del Sert: "non lo sanno, ma così si bruciano il cervello"

L'allarme del Sert: "Non lo sanno, ma così si bruciano il cervello"
 
I timidi e gli asociali. Quando si parla di adolescenti che fanno uso di sostanze stupefacenti Maria Antonioni, direttrice del Sert (Servizio tossicodipendenze dell'Ausl di Parma), distingue subito due macro-gruppi. 
«Per i timidi la causa di solito è ambientale e hanno una prognosi più favorevole».
Fumo le canne perché a scuola vado male, nella squadra di calcio sono lo sfigato del gruppo, allo specchio mi vedo un mostro, a casa i miei non fanno che litigare, si sono appena separati. E poi, che succede? Provo la droga e improvvisamente mi sento un ganzo, addio inibizioni e insicurezze. Per la seconda categoria la faccenda è ancora più complicata. «Gli antisociali sono quelli che vanno a riempire le carceri, persone per cui non esiste il senso di colpa. In adolescenza si chiama disturbo della condotta, e parliamo dei bulli, ragazzi che compiono atti di teppismo, fanno male agli animali. Spesso i tossici adulti sono degli antisociali: entrano ed escono per anni e anni nei servizi, si cronicizzano». 
Tornando ai piccoli: quando e come si comincia? «Con l'alcol e le sigarette, intorno ai 14-15 anni ma a volte l'età è anche più bassa. La sostanza principe per introdurre i ragazzi nel mondo dell'illegalità è la cannabis, dove però la concentrazione di thc oggi è del 15% più alta rispetto a quella che circolava 15 anni fa».
Che rischi comporta? «Ci sono centinaia di studi sui pericoli per la salute negli adolescenti. Per gli effetti negativi sulla memoria ne basta già una al giorno. E considerando che il cervello umano cresce fino all'età di 22 anni, significa che nel momento più bello della crescita vado a inceppare il meccanismo. Qui al Sert vediamo danni da chetamina da ecstasy: c'è chi dovrà prendere antidepressivi a vita, ci capitano ragazzi con demenze precoci».  Come fai a capire se tuo figlio fuma spinelli? «Dagli occhi rossi, dall'aumento dell'appetito. Di solito ridono di più, possono soffrire di tachicardia, a volte hanno problemi di sudorazione. I genitori se ne accorgono soprattutto per l'odore e gli occhi rossi».
Le cronache traboccano di pusher-sentinelle davanti alle scuole, minorenni che fanno spesa per gli amici diventando a loro volta spacciatori. Chi è più a rischio? «La diffusione e il malessere sono generalizzati, da noi vengono ragazzi dei ceti più disparati e anche molto alti. Il discorso vale anche per le scuole: non è che una si salvi rispetto a un'altra».
Il fenomeno continua a crescere? «Ho cominciato a lavorare nelle dipendenze nel 1997 e di ragazzini se ne vedevano pochi. Nel 2006 ho provato ad aprire Mondoteen:  vedevo dei giovanissimi che si affacciavano timidamente nel cortile della vecchia sede del Sert di via Spalato. Ho pensato: “forse hanno vergogna” ed è nata l'idea di un punto di accoglienza riservato a loro. Dall'apertura di Mondoteen in viale Basetti c'è stata un'impennata. Forse c'erano già, sicuramente il fenomeno è in aumento, anche perché spesso le famiglie non problematizzano. Abbiamo ragazzi che hanno sviluppato la sindrome amotivazionale: non fanno niente, passano la giornata a fumare. I genitori riconoscono il problema quando è già tardi: i figli sono diventati violenti, senza motivazioni, piombati nel ritiro sociale. Ci sono ragazzi che fumano anche 20-30 spinelli al giorno. E se gli domandi  perché si drogano, otterrai sempre la stessa risposta: “così mi diverto di più”».
Come ci si salta fuori? «La terapia familiare multidimensionale è quella che funziona di più. Prima si cerca di capire dal ragazzo perché la prende e poi si coinvolge la famiglia. Il  Sert lavora sulla motivazione: finché sono minori seguiamo sempre il doppio canale. Quello che va per la maggiore è il poliabuso:  da noi arrivano anche sedicenni già intossicati di eroina, da trattare con metadone o subutex. La legge dice che non glielo posso “dare” ma “somministrare”, e comunque io preferisco sempre prima avvisare le famiglie».
 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)