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L'arcaico rituale delle sbornia...

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L'arcaico rituale delle sbornia

Sappiamo quanto è duro uscire dall'alcol, eppure a Maniago si organizzano gare si sbevazzoni

di Albero Garlini


La Movida del mercoledì a Udine, la Coppa chiosco a Maniago. Due estremi. Diversi ed emblematici. Bere, lo sappiamo tutti, è una piaga sociale. Lasciamo stare gli incidenti del sabato sera, i catatonici da discoteca. Ci sono le botte in famiglia, le malattie cardiovascolari, i tumori.


Ci sono ferite che non si rimarginano. Ferite profonde quanto la vita. Abbandoni, stupri, risse. Leggerezze che ti perdono per sempre. L'alcol, lo sappiamo tutti, è un fenomeno sociale. Non crea dipendenza fisica come altre droghe, o almeno non subito o con la stessa facilità. Si beve perché con gli amici si beve, perché appena entri in un bar ti offrono un rosso, perché nel gruppo si fa così e se non fai così non fai parte del gruppo. Perché socialmente bere troppo non è visto come qualcosa di sbagliato: mette allegria, scioglie, ci rende tutti amici. L'ebbrezza è un valore, un modo di vivere.


Ti regala la versione falsa della felicità. Vada a puttane tutto il resto, io sono qui che bevo e sono felice.


Poi ci si risveglia ok, ma ci si risveglia sempre domani. Se tutto questo è vero, ed è vero, lo scopo di una amministrazione che abbia a cuore i suoi cittadini è sradicare, con azioni precise coerenti chiare e implacabili, una convenzione sociale accettata, ma che crea danni gravissimi.


Rompere con un uso sociale antico di secoli non è facile, anzi è faticoso e non si raggiunge se non si ha una ferma volontà. I metodi sono i soliti: da quelli punitivi e polizieschi, alla corretta informazione, al suggerire atteggiamenti diversi ai cittadini. In questi ultimi anni molte lodevoli iniziative sono state prese per superare un atteggiamento medioevale verso l'alcol e arrivare a una consapevole cultura del cibo e del vino, dove ogni abuso viene accuratamente evitato. Soprattutto nel senso della protezione della salute pubblica e della pubblica sicurezza. Ma ogni epoca è fatta di diverse sincronicità temporali: mentre magari si rende possibile l'uso del web o si cerca il risparmio energetico con il fotovoltaico, e quindi si sta nel nostro tempo, non è detto che sacche di passato, arcaismi pericolosi e ridicoli, possano riaffacciarsi e fare danni.


E siamo proprio di fronte a un medievalismo becero quando sentiamo che nel giorno in cui l'Acat, l'associazione degli ex alcolisti festeggia i suoi trenta anni a Maniago, con il benestare dell'amministrazione comunale, viene indetta la Coppa chiosco, in sostanza una gara di miserevole gusto (assomiglia ai vecchi circhi che portavano in giro meraviglie come la donna barbuta, o il digiunatore) a chi beve di più.


Mi chiedo chi possa partecipare a una gara del genere, come si possa svolgere, gli aliti orribili, magari gli stomaci svuotati nelle latrine di fianco. Un inno alla deiezione, all'uomo inteso nei suoi minimi termini, alla disperazione. Ma possiamo tacere sul buon gusto. In questo caso, l'estetica è secondaria rispetto all'etica e fa sembrare una ragazzata la ormai classica sbornia del mercoledì udinese.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)