L'Assoenologi: tasso zero di alcol per i neopatentati
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MILANO. Agripolitica Portare a zero il tasso alcolemico per i neo patentati e comunque per i giovani fino a 21 anni, così come fatto in Germania; aumentare da 0,5 a 0,8 il tasso per gli altri consumatori, così come fatto in Inghilterra. È la proposta che il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli, ha rilanciato in occasione dell'apertura del 64º Congresso dell'associazione che ha sede a Milano e riunisce anche i tecnici del Friuli Venezia Giulia guidati da Rodolfo Rizzi. «Demonizzando qualsiasi bevanda alcolica, senza distinguo e criminalizzando il normale consumo di vino - ha osservato Martelli - si influenzano negativamente i consumatori più sensibili e non certo i fautori dello sballo». Il direttore generale ha poi osservato che «se è vero che la guida in stato di ebbrezza è un pericolo, è altrettanto vero che siamo di fronte ad un'esagerazione mediatica, anche alla luce dei consumi pro capite che negli anni 70 erano di 120 litri e oggi solo di 45 litri. Un'esasperazione che rischia di inculcare l'idea che l'alcol sia la causa di tutti gli incidenti stradali, senza mai distinguere tra abuso e corretto consumo, senza mai far differenza tra vino e superalcolici o tra gli "intrugli" che vengono bevuti per "sballare"». Di qui la proposta dell'associazione, già inviata al ministro del Welfare Sacconi il 21 gennaio scorso(*) Si è aperto infatti con le note dell'Inno di Mameli e un messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 64º congresso nazionale di Assoenologi, l'associazione degli enologi ed enotecnici italiani che, dopo 32 anni, torna nelle Marche, precisamente a Colli del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, dove rimarrà fino a domani giornata conclusiva. Soddisfazione per la scelta della sede è stata espressa dal direttore generale dell'Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino, con sede a Parigi), Federico Castellucci, un «marchigiano a Parigi», che ha riconosciuto in Assoenologi la «colonna vertebrale del sistema produttivo e la struttura ideale per la sperimentazione e ricerca su nuove pratiche enologiche, di cui il comparto ha bisogno». Tra l'altro è emerso che il vino italiano con i suoi 50 milioni di ettolitri, prodotti mediamente ogni anno dal 1999 al 2008, rappresenta il 17% dell'intera produzione mondiale e il 28% di quella dell'Unione europea a 27. E negli ultimi 20 anni la produzione di vini a denominazione di origine è passata dal 12 al 33%, quella a indicazione geografica tipica ha raggiunto il 28% e quella dei vini generici da tavola è scesa dall'88% del 1986 al 39% di oggi. «Queste trasformazioni non sono certo passate inosservate all'estero dove il vino italiano piace, tanto che le nostre esportazioni, per dieci anni e fino al 2002, sono ininterrottamente cresciute raggiungendo insperati traguardi». È la fotografia del comparto vitivinicolo fornita dal presidente di Assoenologi Giancarlo Prevarin, il quale ha osservato che «anche in questo attuale difficile momento, sia pure tra alti e bassi, il settore vitivinicolo italiano sta meglio di tutti gli altri d'Europa. Nonostante i campanilismi, la burocrazia, la frammentazione di intenti, la dismissione di 500 mila ettari di vigneti in 20 anni, la dispersione della promozione, che purtroppo caratterizzano il comparto. Pensiamo quali risultati potremmo ottenere se ci fossero più gioco di squadra, più trasparenza, più critica obiettiva e costruttiva