L'era delle droghe "furbe" (?)
L'era delle droghe "furbe" (?)
Il Lazio è la seconda regione per morti causate da «smart drugs» L'allarme è stato lanciato dall'associazione dei consumatori
«Codici»
Impazzano in tutto il territorio i «vu cumprà» del fumo
Angela Di Pietro
Si chiamano smart drugs, leggasi droghe furbe. Pillole e bibitoni innocui, «farciti» di ingredienti comuni. Caffeina.
Ginseng. Tuttavia costituiscono cocktail micidiali capaci di determinare uno stato di alterazione psicofisica in quanti ne
facciano uso. Droghe furbe e anche sintetiche. Il Lazio è la seconda regione d'Italia per morti causate dalle droghe
sintetiche. Al primo posto c'è la Campania (112 vittime), al secondo il Lazio con 105, al terzo la Lombardia (55). L'allarme
è stato lanciato dall'associazione dei consumatori Codici: se è vero come è vero che a Latina si consuma più cocaina che a
Londra, se è vero che l'intera regione costituisce frontiera libera per lo spaccio al minuto ma anche per il traffico
internazionale (perlopiù dalla Spagna, ma in provincia di Latina i canali con il sudamerica sono una realtà inalterata)
appare intuibile come gli stupefacenti siano presenza preoccupante nei confronti della quale sia la Regioneche le forze
dell'ordine cercano di porre freno per quel che possono. Si abbassa l'età dei consumatori a Frosinone (dai dodici anni), si
alza la percentuale degli acquirenti, cala drasticamente il numero delle overdose da eroina. E le donne cominciano a rubare
la scena ai maschi, in fatto di tossicodipendenza. La cocaina, anche se affiancata dalle droghe furbe, «regge» nonostante la
crisi economica, che pure ha, in questo caso fortunatamente, contenuto la domanda. Canali di approvvigionamento per l'alto
Lazio sono la capitale, per il basso Lazio sicuramente la Campania, che riesce - tramite canali direttamente legati alle
famiglie camorristiche del casertano - a rifornire il mercato. Un capitolo a parte riguarda le droghe leggere, hascisc e
marijuana, in uguale misura presenti in tutte le province del Lazio: anche in questo caso il rifornimento «all'ingrosso» vede
coinvolti sodalizi criminali legati a Roma ed alla sua provincia e ancora - e sempre - il nord della Campania. In questo caso
lo smercio è più che altro riconducibile agli extracomunitari, i vu cumprà del fumo, insomma. Gli ultimi anelli di una catena
industriale fortemente legata, specie nelle province di Latine e Frosinone, ai grossi investimenti frutto di riciclaggio di
denaro sporco.