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L'Europa non importa più la droga, ora la produce

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L'Europa non importa più la droga, ora la produce


Il Commissario agli Affari interni Malmström: "Serve una maggiore cooperazione tra Stati"
I fumatori di cannabis sono 23 milioni, ma la coltivazione a uso personale è ancora un tabù


Quello delle droghe è un mercato dinamico che l'Ue non sempre è capace di arrestare e i cui sviluppi sono in gran parte favoriti dalla globalizzazione, con sempre nuovi Paesi dell'Ue che diventano centri nodali per la produzione, il deposito o il transito delle droghe, e con internet che diventa sempre più centrale sia come mezzo di comunicazione che come punto di vendita online. È quanto emerge dalla prima relazione congiunta dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt) e dell'Europol sul mercato europeo degli stupefacenti.


Mentre prima in Europa si era soliti ‘importare' le droghe dal mercato asiatico, mediorientale e sudamericano, adesso sta crescendo la produzione ‘in loco'. "L'Ue è un'importante regione produttrice di droghe sintetiche e, in misura crescente, di cannabis", osserva Wolfgang Götz, direttore dell'Oedt che dichiara: "Sta prendendo piede la tendenza a produrre droghe illecite nelle vicinanze dei potenziali mercati di consumo, dove è meno probabile che vengano intercettate". Addirittura i produttori di stupefacenti si stanno dotando di vere e proprie ‘unità mobili', laboratori di produzione della droga che possono essere nascosti nei rimorchi di un camion e viaggiare di nazione in nazione a seconda delle convenienze.


"Questa relazione evidenzia il carattere sempre più coordinato del moderno mercato europeo della droga, uno dei fenomeni criminali più complessi e invasivi del nostro tempo" ha affermato Cecilia Malmström, Commissario europeo per gli Affari interni, secondo cui per rispondere alla grande complessità delle rotte scelte dai trafficanti c'è bisogno di "una maggiore cooperazione nell'ambito dell'UE. Le misure predisposte a livello nazionale non sono più sufficienti".


Rob Wainwright, direttore dell'Europol, ha spiegato che "i gruppi criminali organizzati si adattano alle nuove opportunità e ai mutati metodi e canali di contrabbando per eludere i controlli, avvalendosi sempre più di mezzi leciti di trasporto commerciale quali container, aerei, corrieri e servizi postali. In questo modo le droghe transitano attraverso molteplici punti di passaggio e sono quindi più difficili da intercettare".


L'Europa è uno dei maggiori mercati mondiali di marijuana e hashish. Secondo il rapporto i fumatori nell'ultimo anno sono stati circa 23 milioni, mentre un europeo su quattro ha ammesso di aver provato una canna almeno una volta nella sua vita. Ogni anno vengono consumate circa 2500 tonnellate di cannabis in tutta l'Ue, soprattutto in Italia, Spagna e Francia (dove si predilige l'hashish, il ‘fumo') e in Gran Bretagna e Germania (dove si consuma maggiormente marijuana, l"erba'). Stiamo parlando di un volume di affari dai 18 ai 30 miliardi di euro, affari naturalmente per la criminalità. Ormai la produzione è diffusa in tutta l'Europa, e sono tantissimi coloro che la coltivano in casa per uso proprio. Eppure alla domanda se non sia arrivato il momento almeno di discutere la possibilità di legalizzare la coltivazione della cannabis per uso personale, seppur in piccole quantità, per provare a togliere guadagni ai cartelli criminali, la risposta di Cecilia Malmström, è un secco e semplice: no. Wolfgang Götz, direttore dell'Oedt, affermando di non voler "esprimere la sua visione personale sulla liberalizzazione" sottolinea però che a suo avviso "il problema è che oggi il consumo è aumentato spaventosamente, ci sono tre milioni di fumatori di cannabis che hanno problemi psicologici e sono dovuti andare in cura".


Subito dopo la cannabis la droga più diffusa nell'Unione europea è la cocaina, con circa 4 milioni di consumatori lo scorso anno. Ma il mercato è molto ampio e comprende anche le metanfetamine (come lo ‘speed') e diverse sostanze sintetiche psicoattive (vendute sotto forma di ‘pasticche'). Soprattutto queste ultime sono in continua espansione, secondo lo studio della Commissione sono nel 2012 ne sarebbero state inventate 73 nuovi tipi.


Alfonso Bianchi


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)