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L'invasione dei fumatori elettrici

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L'invasione dei fumatori elettrici

E' la moda dell'anno, ma anche un business. Un modo anche per ridurre la "dipendenza". Ma da ex fumatore dico: "meglio l'astinenza, dà più piacere"

È la moda dell’anno. Ma anche un business, con effetti visibili dovunque. La sigaretta elettronica. Ha contagiato il popolo dei fumatori. Più di uno su due l’ha sperimentata, secondo un sondaggio dell’ISPO.  D’altronde, basta guardarsi intorno per accorgersi dell’invasione dei “fumatori elettrici”. Li incontri dappertutto. Anche dove non osavano fumare, da tanti anni. Nei treni, nei locali pubblici. Perfino nelle nostre case. Ora hanno ripreso, timidamente. E-fumano, Incerti, in attesa delle reazioni degli altri.

Dovunque, peraltro, sono sorte botteghe di e-cigarette. Nei punti nevralgici di città – grandi, medie e piccole. Ampie vetrine, dove campeggiano e-cigarette di metallo e vetro colorato. Accanto ad essenze di diverso aroma, con differenti gradi di nicotina. Sempre bassi. Talora nulli. È questo, sicuramente, il principale motivo del successo delle sigarette elettroniche. Permettono di fumare senza avvelenarsi di nicotina. O, comunque, assumendone quantità modiche e limitate. Un’alternativa alla rinuncia totale, sempre difficile, per i fumatori.

Perché smettere è difficile. Costa molto. Sul piano psicologico e delle abitudini di vita.  Anche fumare, però, costa molto. Non solo in termini di reddito. Anche di salute. Comunque, inquina la vita, l’ambiente di vita, oltre ai polmoni, propri e altrui. E poi, le dita gialle, l’alito pesante, l’odore di fumo dovunque. In casa, in auto, nei luoghi di vita. I fumatori: ormai sono “socialmente emarginati”. E fisicamente stressati. D’altronde, la mattina, ci si alza incatarrati, la testa un po’ dolente. Eppure, non passa molto tempo prima di accendere la prima sigaretta. Dopo la prima colazione. Anzi, durante. Insieme al caffè.

Parlo per esperienza, come si può cogliere, probabilmente, dalle mie parole. Perché io ho fumato molto e a lungo. Fino a 60 sigarette al giorno. Forti e secche. Tre pacchetti – scritta nera su fondo bianco e rosso. Ho smesso il 4 aprile del 1984. Dopo averci pensato a lungo. L’ho deciso tre settimane prima. Il tempo di smaltire le stecche che avevo da parte. E di prepararmi “dentro”. Poi ho finito con il fumo. Non sopportavo più la mia dipendenza, che mi faceva fumare fumare fumare fumare. E ancora fumare. Anche se, ormai, non mi piaceva più. Non sentivo più il sapore né il gusto della sigaretta. Ma fumavo lo stesso, anche quando non stavo bene, gravato da raffreddori, bronchiti, catarro. Non mi sopportavo più. Così ho smesso. Quasi trent’anni fa: l’ultima sigaretta. Per alcuni giorni non ho dormito. Lo stomaco mi bruciava. Gridava. Alla ricerca di fumo. Per mesi ho faticato a scrivere e perfino a leggere. All’inizio non ne capivo la ragione.  Anche se era evidente: bastava fare attenzione ai tempi. Non riuscivo a tenere la concentrazione per più di un quarto d’ora. Il tempo fra una sigaretta e l’altra.

Appunto. Così ho smesso. E ho riscoperto i gusti e gli odori. Anche l’appetito. Il piacere del cibo. Venti chili in più, in un paio d’anni. Li ho persi dopo il 2003. Negli ultimi dieci anni. Anche in quel caso: ho deciso di smettere. Di mangiare e di bere. Cibi e bevande “sfiziose”. Io sono fatto così: quando decido, cambio vita e abitudini. Spezzo il filo con il passato e il presente. Per sfiducia in me stesso. Perché non riuscirei a “ridurre le dosi”. A moderarmi. A consumare in “modica quantità”.  Meglio smettere del tutto.

Perché la voglia di fumare mi è rimasta. Insieme al piacere della sigaretta dopo cena, magari fuori casa, in strada, magari a tarda sera, a parlare con me stesso. Io sono un fumatore che non fuma. Ma non mi è passato nemmeno per la testa di provare la sigaretta elettronica. Di riprendere l’antica abitudine abolendo il rischio e il danno del fumo. Senza nicotina. È che mi pare - e mi riesce - difficile scindere il piacere dal vizio e dal peccato. Perché il fumo è un male sottile. Che si consuma e ti consuma, una sigaretta dopo l’altra. Ogni volta si rinnova e ogni volta brucia. Ti brucia.

La sigaretta elettronica: è come la birra o, peggio, il whisky senz’alcool. È come i dolci per diabetici: senza zuccheri. Come il decaffeinato. In fondo, i divieti dei locali pubblici, che costringono a fumare fuori, in strada, hanno trasformato i “fumatori” in una comunità deviante. Una setta irriducibile alle regole della Salute Pubblica. E Privata. Così, la e-cigarette è come una trasgressione senza peccato. Un vizio senza rischi. Che fa bene alla salute (ma non è detto). Ma modifica la nostra identità.  La nostra immagine. Di fronte agli altri e a noi stessi. Humphrey Bogart, in Casablanca, con la cicca elettronica appoggiata sulle labbra. Ve lo immaginate?


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)