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L'obesità aumenta i rischi di demenza senile

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Esiste una stretta connessione fra obesità e decadimento cognitivo: lo dimostrano indagini svolte su 700 trevigiani over 70. Esperti e dirigenti medici ne hanno parlato ieri al Ca' Foncello. Deborah Gustafson dell'Università di Gotebörg, ha avvertito che metà dei cittadini di Europa e States è sovrappeso, specie le donne sopra i cinquant'anni. E c'è la prova che le donne che si ammalano di Alzheimer o demenza in età senile hanno avuto problemi di peso. Un leggero aumento dell'indice di massa corporea (BMI) in età da menopausa, invece, sarebbe «preventivo», e allontana il rischio di complicazioni. «Non è semplice trarre conclusioni- avverte Maurizio Gallucci, direttore del dipartimento Usl 9 di diagnosi, monitoraggio e trattamento dei disturbi cognitivi e della memoria - un paziente troppo magro può essere affetto da altre malattie, come il cancro o Aids. In linea generale possiamo dire che un leggero sovrappeso può anche costituire - dopo una certa età - un segnale di buona salute. Ma l'obesità è un fattore di rischio che a lungo andare può portare non solo disturbi di tipo vasco-circolatorio, ma anche a di demenza degenerativa». La ricetta? «La prevenzione deve partire fin da bambini: oggi i piccoli mangiano troppo e male. Ma serve anche allenare il cervello, bere poco alcol, non fumare, mantenere una vita attiva anche in tarda età, leggere, intrattenere rapporti sociali». A Treviso, intanto, la speranza di vita è recentemente aumentata di circa 5 anni, con un aggravio di problematiche sanitarie e assistenziali connesse alle malattie cronico-degenerative.