338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

L'Oms lancia l'allarme epatite

cufrad news alcologia epatite cirrosi OMS


L'Oms lancia l'allarme epatite
Cinque tipi di virus responsabili di milioni di malattie e morti in tutto il mondo. Come diagnosticarli e le cure
MILANO - Più di 170 milioni di persone nel mondo convivono con il virus dell'epatite C cronica e sono a rischio di cirrosi o cancro al

fegato, mentre oltre 350mila ogni anno muoiono per malattie causate da questo virus, contro il quale non esiste un vaccino. Per affrontare

questo problema e aumentare l'informazione, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha deciso di organizzare per la prima volta la

Giornata mondiale dell'epatite che si celebra il prossimo 28 luglio. Secondo i dati dell'Oms, nel mondo si registrano 1,4 milioni di casi di

epatite A l'anno e oltre 350 milioni di persone vivono con il virus dell'epatite B, mentre si stima che oltre sei milioni di individui si

infettino ogni anno con il virus B o C. Un'epidemia contro la quale servono maggiori misure di prevenzione e di screening, oltre all'

ampliamento della copertura del vaccino contro l'epatite B. L'Italia, purtroppo, detiene il primato europeo per la prevalenza delle malattie

epatiche da virus con una preoccupante incidenza sulla mortalità e numeri allarmanti: epatiti, cirrosi, tumori al fegato sono la causa di

circa 20mila decessi all'anno e si stima che siano oltre un milione gli italiani affetti da epatite C e circa 500mila i malati di epatite B

cronica.
I 5 VIRUS - In occasione della Giornata mondiale, l'Oms vuole porre l'accento sull'epatite virale e le malattie che causa, dando indicazioni

su come rafforzare la prevenzione, gli screening, aumentare la copertura vaccinale per l'epatite B e coordinare una risposta globale a questa

malattia. L'epatite è un'infiammazione del fegato, generalmente causata da un'infezione virale. Sono cinque i principali virus (A, B, C, D,

E) responsabili di una larga schiera di patologie, anche mortali. Soprattutto i tipi B e C conducono a patologie croniche in centinaia di

migliaia di persone nel mondo e, insieme, sono la causa principale di cirrosi e tumori epatici. Le epatiti A ed E sono provocate dall'

ingestione di acqua o cibo contaminati e non causano mai la cronicizzazione della malattia. Mentre le epatiti B, C e D si scatenano come

conseguenza del contatto con sangue infetto (rapporti sessuali, procedure mediche, trasmissione madre-figlio o all'interno della famiglia,

trapianti d'organo). Le infezioni spesso non danno sintomi, ma possono anche mostrarsi con segnali evidenti quali l'ingiallimento della pelle

e degli occhi (ittero), urine scuse, senso di spossatezza estrema, nausea, dolori addominali.
CURE E DIAGNOSI PRECOCE - Oggi esistono cure con farmaci potenti e sicuri, capaci di spegnere l'epatite B e guarire almeno la metà dei malati con epatite C. Chi non risponde alle cure viene regolarmente sottoposto a sorveglianza con ecografia epatica per una diagnosi precoce di un' eventuale neoplasia del fegato. «Purtroppo però - spiega Massimo Colombo, direttore del Dipartimento di medicina del Policlinico di Milano - se abbiamo interferone ed antivirali diretti per la cura dell'epatite B e C, non esistono trattamenti sicuramente efficaci contro l'epatite D (delta) che colpisce il cinque per cento di tutti i portatori di epatite virale B». L'infezione acuta con virus A ed E, invece, non richiede cure specifiche, ma solo assistenza medica in caso di complicanze sistemiche o digestive. «A parte un piccolo numero di pazienti con epatite acuta che possono morire a seguito di una evoluzione fulminante dell'infezione (relativamente più frequente per epatite B e D che per gli altri virus) - prosegue l'esperto -, i pazienti con epatite cronica virale B, C e D possono andare incontro a complicanze mortali dopo molti decenni di malattia cronica e sviluppo di cirrosi». La cirrosi, un processo di accumulo di tessuto fibroso nel fegato, si sviluppa in modo silenzioso e può mantenersi tale per alcuni decenni. In un terzo di tutti i pazienti, la cirrosi si trasforma in epatocarcinoma, che può essere guarito solo se diagnosticato precocemente mediante ecografia epatica: per questo, i pazienti con diagnosi di cirrosi vengono sottoposti a sorveglianza ecografica ogni sei mesi. «Purtroppo però - dice Colombo -, almeno la metà di tutti i pazienti con epatocarcinoma arriva da noi senza essere stata sorvegliata e perciò si presenta con un tumore piuttosto avanzato e non guaribile mediante resezione chirurgica, terapie locali ablative o trapianto di fegato».
QUEI RAPPORTI PERICOLOSI FRA EPATITE E CANCRO - Le epatiti B e C in forma cronica, l'abuso di alcol e la sindrome metabolica (diabete e sovrappeso) sono le principali cause di cirrosi epatica che, a sua volta, rappresenta il maggiore rischio per il carcinoma epatico. Un' epatite virale può evolvere in cirrosi o tumore oppure, raramente, portare al decesso per complicanze acute, ma l'eradicazione del virus dal fegato blocca l'evoluzione della malattia e in molti casi guarisce il paziente in modo permanente. Dal 1991 in Italia è attivo un programma di vaccinazione obbligatoria contro l'epatite B (inizialmente riservata a neonati e dodicenni, dal 2003 solo per i neonati) così che oggi la popolazione fino ai 30 anni d'età è protetta dal virus B e, dunque, dal tumore. La trasmissione dell'epatite C è stata invece negli anni sempre più controllata con misure di igiene primaria (screening donatori e materiale sanitario non riciclabile). «Quella del fegato è una forma di cancro silenziosa, che soprattutto nelle prime fasi non dà segno di sé ma tende a progredire piuttosto velocemente - conclude Colombo -. Questo comporta che spesso la malattia venga scoperta quando è già estesa, troppo tardi per un intervento chirurgico risolutivo.

Per questo prevenzione e diagnosi precoce sono, ancora una volta, armi indispensabili». Evitare i più comuni fattori di rischio (il consumo

eccessivo di alcol e l'esposizione ai virus dell'epatite B e C) seguendo anche abitudini alimentari sane proteggono il nostro fegato. Infine,

i malati con epatite cronica B o C e soprattutto quelli con cirrosi devono considerarsi «sorvegliati speciali» e affidarsi a uno specialista

per eseguire i necessari controlli periodici.
Vera Martinella (Fondazione Veronesi)


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)