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L'opinione di Linus «Attenzione: per i giovani vietare vuol dire invitare»

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Di alcolici se ne intende per professione e non perché fa il sommelier o perché è un esperto di dipendenze ma, semplicemente, perché da più di trent'anni bazzica, per mestiere, le discoteche.
Linus (celeberrimo disc jockey, oggi direttore artistico di Radio Deejay, ma anche scrittore, conduttore radiofonico e personaggio Tv) meglio di altri può dirci se l'abituale battuta con cui liquidiamo gli allarmisti: 'il vino fa parte della nostra cultura' ha ancora senso?
«Assolutamente no, i giovani, e penso soprattutto a quelli dai 18 ai 25-28 anni, non hanno nessuna cultura del bere. Dirò di più, secondo me bevono un sacco ma non amano neppure il sapore di quello che buttano giù. Non si attaccano a birra, cocktail e superalcolici perché li trovano buoni, ma perché hanno intenzione di ubriacarsi.
Insomma, quello che una volta era un incidente di percorso, la sbornia, è diventato lo scopo per cui si beve».
Ha provato a darsi una spiegazione?
«Non è difficile, si buttano giù bicchieri e bicchierini fino a ubriacarsi perché fa figo, perché è trendy, perché così fan tutti. D'altronde perfino a me, quando facevo il disk jockey e non ero alla consolle, sembrava strano aggirarmi senza qualcosa in mano. Ma da qui al fare dell'alcol qualcosa di fine a se stesso ce ne corre».
La passione per gli eccessi alcolici, dal suo osservatorio, è una malattia di gioventù da cui fatalmente si guarisce?
«Dipende da come e se si cresce. Si può diventare adulti consapevoli che bevono del buon vino perché e buono o continuare a fare i giovani a oltranza».
E' d'accordo con le proposte lanciate da Lancet: ridurre l'accesso agli alcolici, vietare ogni forma di pubblicità, aumentare i prezzi e, naturalmente impedirne la vendita ai minorenni? Insomma, fare dell'alcol la nuova bestia nera dopo il fumo?
«Ecco, prendiamo proprio il fumo. Il consumo generale di sigarette sarà anche diminuito, dopo le contromisure prese, ma i giovani che vedo io stanno con la sigaretta in bocca più di prima. Fuma il 100% delle ragazze e più del 50% dei maschi. E niente mi leva dalla testa che sia stata anche l'ondata di proibizionismo ad istigarli. Lo sappiamo tutti: c'è un età in cui vietare vuole dire invitare. Insomma, siamo al solito fascino del proibito».
Allora che fare? L'allarme alcol è ...reale
«Molte delle proposte che ho sentito mi sanno più di demagogia che d'altro. Si fa qualcosa perché se ne parli, non perché sia utile. Forse sono troppo pessimista ma non vedo molte vie d'uscita. Avvisi terrificanti sulle etichette? C'è un periodo della vita, che diventa sempre più lungo, in cui ci si crede immortali. Aumenti di prezzo? Mah. Maggiori difficoltà di reperimento? Qui si torna al fascino del vietato. Piuttosto punterei sui 'modelli', non quelli familiari che contano pochino, ma quelli proposti da film e tv: si potrebbero non mostrare mai personaggi positivi che bevono e, poi, via libera a un inasprimento delle pene per chi guida ubriaco. E se gli sequestrassimo la macchina a tempo indefinito?»