La "bulimia dello sballo": riflessioni del dr. Gatti sul fenomeno del poliabuso
La "bulimia dello sballo": riflessioni del dr. Gatti sul fenomeno del poliabuso
Milano - Dal tossicodipendente fedele a una sola droga agli amanti dell'abbinamento fisso, fino ad arrivare alla 'bulimia
dello sballo'. Sostanze mischiate a caso, combinazioni infinite dall'effetto imprevedibile, in cui cambiano gli ingredienti
del cocktail, ma non l'obiettivo finale: "Alterarsi profondamente, per poi tornare alla routine di tutti i giorni". Così, a
cavallo tra secondo e terzo millennio, è cambiata la schiavitù dagli stupefacenti. Oggi il must è il policonsumo, un fenomeno
che si allarga ed evolve, ma "esiste da anni", assicura Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze dell'Asl di
Milano, dopo la morte del 19enne bolognese ucciso da un mix di alcol, anfetamine e ketamina. Enrico, l'ultima vittima di una
moda killer, è entrato in coma sabato in discoteca.
"Tra chi arriva ai nostri servizi - spiega Gatti all'Adnkronos Salute - non esiste più una sola persona che abusi di un'unica
sostanza". E se è vero che "vediamo pazienti che hanno già problemi" conclamati di dipendenza dalla droga, ormai la mania
dello 'sballo multiplo' si inserisce in contesti sempre più normali. Almeno in apparenza. "Più che le droghe in sé, quello
che sta cambiando è il modo di intenderle", riflette l'esperto che da anni monitora l'evoluzione della galassia droga
attraverso l'osservatorio Prevolab, nato da un accordo di programma tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione
Lombardia, e gestito proprio dal Dipartimento dipendenze patologiche dell'Asl meneghina. Gli ultimi dati disponibili sono le
proiezioni per il 2012: rispetto al 2009, fra due anni gli italiani che abusano di cocaina aumenteranno del 4% a 700 mila
(2,2% della popolazione tra 15 e 54 anni); i consumatori di eroina saliranno a 170 mila (+40%, lo 0,5% dei 15-54enni); quelli
di cannabinoidi registreranno un +20% a 5,1 milioni (15,9% degli italiani nella fascia d'età considerata); quelli di
amfetaminici e derivati del 25% a 210 mila (0,65%).
L'identikit del nuovo tossicodipendente, insomma, non ha più nulla a che vedere con l'eroinomane degli anni '70-'80 e ha ben
poco da spartire anche con il cocainomane di un decennio fa. "In passato la dipendenza dalla droga era qualcosa che faceva
fare una vita diversa", spesso ai margini della società, ricorda Gatti. Poi, nell'era di coca, stupefacenti da discoteca e
pillole dell'amore, "drogarsi è diventata una forma di doping della vita quotidiana": un 'aiutino' per illudersi di poter
competere sul lavoro, nel tempo libero e perfino a letto con performance da medaglia d'oro. "Ora le cose sono ancora
cambiate", nota Gatti. "Oggi se assumi sostanze conduci una vita assolutamente normale, in cui la droga non entra. Poi, un
giorno che decidi tu, prendi qualcosa - non importa cosa - che possa alterarti profondamente. Quindi riprendi la vita di
tutti i giorni". E questa, precisa l'esperto, "è una situazione in cui una sostanza vale l'altra, alcol compreso. Tutto
quindi si può mischiare, anche se non si sa bene cosa e che effetto farà".
Il nuovo volto della droga "non ha più a che fare con la tossicodipendenza vera e propria", insiste lo specialista dell'Asl
di Milano. "Non si utilizzano più abbinamenti specifici tipo alcol-eroina, alcol-cocaina, ero-coca-cannabis, combinazioni
meditate dettate dalla voglia di 'gustarsi' l'effetto associato a una o all'altra sostanza. Piuttosto, si combina tutto in
maniera indifferente. Perché l'unico scopo è alterarsi il più possibile", perdere il contatto con la realtà, almeno per un
attimo. "Ma proprio perché si mischia tutto, nessuno sa esattamente cosa e in che dosaggi compra, né può prevedere l'effetto
delle sostanze assunte insieme". Il rischio di questi 'viaggi', insomma, è non riuscire più a tornare.