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La crisi in un bicchiere...

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La crisi in un bicchiere
di Maria Serena Natale


A vent’anni Luca ha superato il limite più di una volta. “Ho cominciato a bere tanto al liceo, è stato un periodo molto difficile, perdevo il controllo e stavo male. Oggi mi gestisco di più ma la bottiglia resta una presenza rassicurante, soprattutto nei momenti di scoramento, che non sono pochi. A casa non va benissimo, mio padre ha chiuso la sua attività e per me di lavoro non se ne parla, almeno per ora”.


A Luca non va di essere accostato a “quelli che hanno problemi”. Lui un equilibrio, molto precario, pensa d’averlo trovato.


“Non è che se uno alza un po’ il gomito va criminalizzato… però non è da tutti capire quando si esagera, conosco ragazzi che hanno avuto bisogno di una botta pesante per spaventarsi. Io ho cominciato a scuola, quando bigiavo e andavo con gli amici al parco a bere e fumare. Non mi accorgevo di scivolare, a un certo punto mi ritrovai completamente andato, il mio organismo non sopportava neanche più un goccio. Stavo da cani, quando passava l’effetto dell’alcol mi sentivo tristissimo. I miei mi portarono in analisi, mi stavano vicino ma io li trattavo sempre peggio. Capita quando attraversi una fase così, allontani chi ti vuole bene. Ho perso una ragazza eccezionale, che oggi sta con un altro. Adesso vado all’università, studio Giurisprudenza, quando mi guardo indietro mi spavento di me stesso, cerco faticosamente di mantenere il controllo ma non sempre ci riesco”.

 

L’Istat ha da poco pubblicato i dati sull’aumento del consumo di alcol fuori pasto tra i 14-17enni: dal 15,5% del 2001 al 18,8% del 2011. L’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Pisa ha analizzato la fascia d’età 18-30 anni nello Studio Ipsad (Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs): su 7.600.000 ragazzi che dichiarano di aver consumato alcolici almeno una volta negli ultimi 12 mesi, circa il 10% è a rischio alcolismo. “Una percentuale che dal 2003 a oggi è aumentata dal 6,3% al 10% – spiega la ricercatrice Sabrina Molinaro –. Non è la crescita del consumo in generale a preoccupare, ma l’aumento dei cosiddetti ‘bevitori problematici’, quelli a rischio dipendenza e più esposti a diverse forme di disagio”.


Leggerezza a basso costo, sollievo a tempo, le montagne russe degli alti e bassi emotivi. Non parliamo del piacere di un buon bicchiere ma dell’incoscienza con la quale i più fragili si sottraggono al peso di fallimenti e frustrazioni, soprattutto in un momento di crisi economica e instabilità sociale nel quale i giovani si ritrovano soli con le loro paure, costretti a infinite attese e sottoposti ad alti livelli di stress. Quanti si ritrovano nella storia di Luca e cercano consolazione nell’alcol?

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)