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La cultura del consumo di alcol in Italia: intervista a Valentino Patussi

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Bere e ri-bere

Un proverbio toscano avvisa sulla pericolosità dell'alcol solo se il suo uso è ripetuto, ed è proprio quello che oggi accade.

 
La cultura del consumo di alcol è il vero nemico da sconfiggere in Italia, non tanto l'alcol in sé. E' quanto afferma il dott. Valentino Patussi, Coordinatore del Centro Alcologico Regionale Toscano e Segretario della Società Italiana di Alcologia, a cui abbiamo rivolto tre domande flash.


"Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa". Il dott. Patussi inizia con questa frase di Bukowski l'intervista, per ricordarci simpaticamente che l'alcol è una questione culturale in Italia, prima ancora che un problema clinico. "L'allarme attuale, ribadito anche nell'ultima relazione del Ministro della Salute, non sembra essere più quello della dipendenza dalle bevande alcoliche, piuttosto quello di uno stile di vita ‘alcolico', tipico dei nostri giovani e giovanissimi ma accettato, promosso e incentivato dal mondo degli adulti, spesso per interessi economici."


Chi sono i bevitori nel nostro Paese? Qual è il loro identikit?
Nel 2011, in Italia, le persone che hanno consumato bevande alcoliche con modalità a rischio per la loro salute sono state complessivamente oltre 8.100.000, di cui 6.200.000 maschi e 1.900.000 femmine, pari al 23,9% degli uomini ed al 6,9% delle donne di età superiore a 11 anni.
Anche in Italia è avvenuto il passaggio, soprattutto tra i giovani, ad abitudini e comportamenti più tipicamente nordeuropei, caratterizzati dall'assunzione di aperitivi, amari e superalcolici, lontano dai pasti e con frequenza occasionale: si segnalano in particolare 338.000 minori di 16 anni (il 14% dei ragazzi e il 9,7% delle ragazze di questa fascia di età), per i quali le agenzie di sanità pubblica prescrivono la totale astensione da qualsiasi consumo alcolico. Tuttavia le percentuali più elevate di consumatori a rischio si riscontrano tra le persone di oltre 65 anni, che pur nell'ambito del tradizionale modello di consumo mediterraneo non si attengono ai limiti di moderazione prescritti per la loro età. Fra i maschi le percentuali più elevate di consumatori a rischio si registrano nella classe di età 65-74 anni (45,7%), seguita da quella di oltre 75 anni (39,5%), per un totale di circa 2.200.000 maschi anziani a rischio. Anche tra le femmine le percentuali più elevate di consumatrici a rischio si registrano nella classe di età 65-74 anni (11,7%), seguita da quella di oltre 75 anni (10,2%).


Quali problemi derivano dal consumo di alcol, in numeri e patologie?
L'Europa è la regione del mondo con i più alti livelli di consumo di alcol e danni alcol-correlati. L'alcol è il terzo fattore di rischio per mortalità prematura e malattia cronica nel mondo, il secondo in Europa. E' causa di 60 patologie dirette e concausa di circa 200 altre patologie, oltre che di 14 tipi di cancro. Inoltre è anche correlato a diverse forme di danno sociale come gli omicidi, i crimini, le violenze in generale o specifiche come la violenza sessuale. Un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni, in Europa, muore a causa dell'alcol.


Cosa si può fare?
"Gli anziani, forti della saggezza che conferisce loro l'età, sono soliti dire: "il problema non è bere: l'è ribere! Ad oggi anche questa affermazione ha fatto il suo tempo: le evidenze scientifiche pongono l'attenzione sul rischio legato al "bere" in quanto non esiste una soglia minima sotto la quale l'alcol può essere consumato senza rischio.
In tal senso è bene ricordare quanto recentemente dichiarato da un gruppo di ricercatori europei all'interno del progetto AMPHORA (Alcohol Public Health Research Alliance),
•L'alcol dovrebbe essere meno facile da acquistare in una variegata gamma di modalità
•Il prezzo delle bevande alcoliche dovrebbe essere aumentato aumentando la tassazione in tutta l'Unione Europea e per tutti i prodotti, inclusi vino e birra
•Tutte le forme di comunicazione commerciale sull'alcol dovrebbero essere vietate
•I consumatori europei dovrebbero essere adeguatamente informati sui rischi alcol-correlati, includendo l'uso obbligatorio di informazioni per la salute in etichette disposte per legge dai ministeri competenti
•Tutti i consumatori europei dovrebbero essere adeguatamente avvertiti che l'alcol provoca patologie multiple e condizioni mediche, tra cui il cancro, attraverso l'uso di etichette di avvertimento obbligatorie su tutte le bevande alcoliche, disposte per legge dai ministeri per la salute.
"E' comunque interessante osservare che alcuni di questi punti, ridefiniti nel 2012, fossero già stati indicati in una legge italiana proposta dal Governo Giolitti e approvata dal Parlamento Italiano nel 1913.
Questo significa che non bastano buone leggi se non segue una reale condivisione di quei principi che, in primo luogo, devono essere percepiti dalle persone e dalle comunità a tutela della loro salute e sicurezza e non tanto come mera proibizione.
In un ambito come questo, fortemente sottoposto alle pressioni del mondo economico e produttivo - soprattutto nei momenti di crisi - diventa difficile resistere alle spinte lobbistiche verso i decisori politici e verso coloro che sono tenuti a far applicare le leggi.
Una buona normativa non significa, quindi, un diritto acquisto per sempre: è necessario richiamare sempre alla coerenza e al rispetto di norme bastate sul buon senso e sulle evidenze scientifiche...anche se scomode!"


Per saperne di più:
www.iss.it/binary/pres/cont/MANIFESTO_AMPHORA_APD_2013_fact_sheet_.pdf
http://www.epicentro.iss.it/temi/alcol/pdf/AMPHORA%20manifesto%20on%20alcohol_October%202012.pdf
www.epicentro.iss.it/temi/alcol/pdf/Manifesto%20Amphora%20ITA.pdf


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)