La dipendenza da amfetamine riduce il flusso sanguigno cerebrale
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La dipendenza da amfetamine riduce il flusso sanguigno cerebrale
fonte: Neuroimage
Il Dipartimento di Fisica Medica Diagnostica del Karolinska University Hospital Huddinge di Stoccolma (Svezia) ha utilizzato l'Arterial spin labeling (ASL), una tecnica di RM basata sulla quantificazione non invasiva della perfusione sanguigna cerebrale, per uno studio di imaging farmacologico (phMRI) il cui scopo è stato quello di capire come l'uso di droga possa modificare il flusso sanguigno cerebrale (CBF) e, conseguentemente, l'attività neurale. La tecnica ASL non utilizza traccianti radioattivi esterni bensì sfrutta impulsi di radiofrequenza per marcare le molecole d'acqua presenti nel sangue, come traccianti endogeni in grado di dare una misura della perfusione cerebrale nell'uomo. Per lo studio sono stati reclutati 12 soggetti sani di sesso maschile e usato un disegno sperimentale a doppio cieco. Sei soggetti sono stati casualmente scelti per ricevere una singola dose orale di d-amfetamina (20 mg) mentre ad altri sei soggetti è stato somministrato un placebo. Le misure di perfusione cerebrale sono state registrate 10 ore dopo la sommmistrazione del farmaco o del placebo e sono state ripetute in 10 diversi intervalli di tempo mediante tecnica di pseudo-continuous ASL (pCASL) e l'utilizzo di uno scanner RM ad alto campo magnetico (3.0 T). Lo studio ha previsto inoltre la raccolta di dati fisologici e campioni di sangue. Sono stati misurati i cambiamenti della perfusione sanguigna cerebrale in risposta alle variazioni di concentrazione plasmatica di d-amfetamina per ciascun voxel e in diverse regioni d'interesse. I risultati mostrano che i soggetti che hanno assunto d-amfetamina presentano una riduzione di CBF pari al 20% rispetto al gruppo placebo, in particolare nella sostanza grigia. La tecnica di analisi voxel-based ha localizzato tale riduzione regionale di CBF nei gangli della base, nella regione frontale e nella corteccia insulare. L'analisi di correlazione con la concentrazione plasmatica di droga predice una riduzione media di CBF pari al 15% nella sostanza grigia con livelli di d-amfetamina nel plasma pari a 30ng/ml.
La ricerca svedese dimostra quindi come l'utilizzo di una tecnica di neuroimmagine non invasiva come la pCASL possa fornire utili dati quantitativi circa gli effetti farmacologici e neurobiologici di droghe come l'amfetamina, giungendo alla conclusione che misure ripetute nel tempo sulle dinamiche di perfusione sanguigna cerebrale dopo assunzione di droga, rappresentano un metodo sufficientemente robusto per differenziare le risposte neurologiche nelle persone che assumono droghe e diventare quindi uno strumento d'indagine nello studio anche diagnostico del Sistema Nervoso Centrale nell'uomo.
Nordin LE, Li TQ, Brogren J et al. Cortical responses to amphetamine exposure studied by pCASL MRI and pharmacokinetic/pharmacodynamic dose modeling. Neuroimage. 2013 Mar;68:75-82. doi: 10.1016/j.neuroimage.2012.11.035.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)