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La dipendenza da gioco d'azzardo

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La dipendenza da gioco d'azzardo

Si sa che giocare d'azzardo è una consuetudine molto pericolosa. Sono centinaia di migliaia gli esempi di persone che hanno rovinato la propria vita a causa dell'abitudine al gioco. Economie familiari rovinate da scommesse, carte, roulette. Famiglie ridotte sul lastrico, distrutte nei rapporti. Individui tanto affascinati dal brivido del rischio e dalla illusoria possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita grazie alla vincita da anteporre il gioco ai valori ed agli affetti reali. La società, così severa verso certi temi, sembra sopportare il gioco d'azzardo, proprio come sopporta ed ammette per esempio l'uso di alcool. Casinò, sale da gioco, bische, ippodromi, continuano la loro attività senza troppo disturbi. Da una parte è un bene poiché dimostra la democraticità della nostra società. Dall'altra purtroppo favorisce i disastri di cui abbiamo accennato all'inizio. Come al solito la ragione sta nel mezzo, e risulterebbe stupido e quanto mai fuori luogo iniziare campagne contro un certo tipo di attività che di per se non nuociono nessuno. E' la tracotanza di certi giocatori, la loro reale impossibilità di smettere, che porta a conseguenze negative sulla loro vita. Spesso però dietro questi atteggiamenti si nasconde una vera e propria patologia: la dipendenza da gioco d'azzardo, per l'appunto. La dipendenza da gioco d'azzardo fa parte dei disturbi del comportamento, nella categoria diagnostica dei disturbi ossessivo-compulsivi. La dipendenza da gioco d'azzardo ha inoltre grandi affinità con la tossicodipendenza, tanto da essere inserita all'interno di quelle che vengono definite le dipendenze senza sostanze. Quando ci si accorge che il gioco si è trasformato nella patologica dipendenza da gioco d'azzardo? Si può parlare di dipendenza da gioco d'azzardo nei casi in cui il soggetto gioca con grande frequenza, o quando non riesce a smettere di giocare neanche davanti a perdite evidenti, sia affettive che economiche. Egli arriva dunque ad accantonare la sua vita reale per inseguire un sogno, un intuizione, spesso non così chiara neanche nella sua testa. Non fa che pensare al gioco, alla strategia che applicherà la prossima volta; non fa che inseguire le sue perdite nel tentativo, spesso illusorio, di recuperare le somme perdute e, perché no, magari aumentare la somma giocata. Diciamo spesso illusorie perché il giocatore patologico non sempre gioca secondo coscienza. Ci spieghiamo: a volte scattano strani meccanismi per cui egli tende a puntare su un cavallo che dentro di se riconosce come perdente, o a cercare nella combinazione delle carte un punto improbabile. Una sorta di inconscia tendenza verso la sconfitta. L'umore del giocatore patologico è poi spesso depresso, visto che le uniche emozioni che riesce a vivere sono quelle legate all'adrenalina che segue la scommessa. Da qui la rovina dei rapporti interpersonali. Negli ultimi anni il numero di casi di giocatori patologici è pericolosamente aumentato, per via di alcuni mezzi moderni che hanno portato il gioco d'azzardo nella vita quotidiana di tutti. Ci riferiamo per esempio ai video poker, che ormai ornano molti locali come bar e pub. La presenza dei video poker nei locali pubblici naturalmente non trasforma gli individui in giocatori patologici; solo una tendenza già insita in loro può farlo. Eppure la facilità al gioco potrebbe risultare una sorta di avvio ad un processo degenerativo pericoloso. Il video poker non è molto diverso dal Lotto, il Superenalotto, la vecchia Schedina. In questi ultimi casi ci permettiamo di pensare che la presenza della percentuale su giocate e vincite destinata allo Stato, abbia reso il gioco tollerabile alle autorità. Inoltre è oggi possibile scommettere online, sul Web, su siti dedicati proprio alle scommesse, senza neanche dover più uscire di casa.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)