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La Dipendenza da Internet: un'analisi del fenomeno

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La Dipendenza da Internet

Internet ha rivoluzionato la nostra vita: una quota sempre maggiore del tempo a nostra disposizione la passiamo "navigando" nel cyberspazio, ad es. per lavoro, per i rapporti con la banca, per prenotare un viaggio oppure per leggere notizie o anche semplicemente per intrattenere rapporti con gli altri sui Social Network oppure per esprimere le nostre opinioni (qualche recente candidato alla Presidenza della Repubblica bruciato anche a causa dei commenti su Twitter o Facebook potrebbe testimoniare a riguardo). Ci si interroga spesso se tutto questo tempo passato su Internet sia un bene o un male e tante risposte possono essere date su piani diversi, da quello sociologico all'ambito economico, passando poi per l'influsso pedagogico che tale nuovo modello comunicativo determina. In questo articolo si scriverà solo delle ricadute sul piano della salute, evidenziate ormai da numerose ricerche.


Il tempo trascorso su Internet può influire negativamente sull'umore. Infatti in un lavoro di recente pubblicato su PLos One, i ricercatori dell'Università degli Studi di Milano e della Swansea University (Regno Unito), hanno evidenziato gli effetti dell'esposizione a internet nel breve periodo su giovani soggetti affetti da Internet-dipendenza, riscontrando una riduzione del tono dell'umore. Lo studio ha esaminato l'impatto immediato dell'esposizione a Internet sugli stati psicologici e sull'umore su due gruppi di cui uno composto da soggetti dipendenti da internet e l'altro da persone non dipendenti. I partecipanti sono stati, preliminarmente, valutati per l'ansia e l'umore e, quindi, hanno utilizzato liberamente internet per 15 minuti. Successivamente sono stati nuovamente rivalutati per evidenziare il loro stato psichico. Un primo risultato dello studio ha evidenziato che le persone dipendenti da Internet, appena smettono di utilizzarlo, presentano una marcata riduzione del tono dell'umore rispetto ai partecipanti non dipendenti, rilevando un evidente impatto negativo sull'umore. In secondo luogo, potrebbe essere vero anche il contrario ovvero che le persone con pregressi disturbi dell'umore e d'ansia ( ad es depressione, anticonformismo impulsivo e tratti autistici) possono essere a rischio di uso eccessivo di internet.


Un'altra indagine interessante è stata condotta da ISPO per l'Osservatorio Salute AstraZeneca, dalla quale è risultato che un giovane fra i 16 e i 35 anni su due soffre di quella che gli psichiatri hanno ribattezzato la «sindrome del follower». Poiché sono 15 milioni gli adolescenti e giovani fino a 35 anni che usano la tecnologia come abitudine di vita la metà di questi corrisponde alla sorprendente cifra di 7 milioni che vengono considerati dipendenti. E' una nuova «malattia»? Secondo i dati raccolti, il 47 per cento dei giovani non riesce a fare a meno di Internet, uno su tre non può rinunciare allo smartphone e uno su cinque passa diverse ore sui Social Network. «Il bisogno di apparire e raccontarsi agli altri sul web può rendere incapaci di "connettersi" a se stessi, di guardarsi dentro - secondo Mencacci Presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) -. Per questo è importante che i ragazzi capiscano di non essere solo un profilo su un Social Network: non bisogna limitarsi a interagire con gli altri solo attraverso la tecnologia ma riscoprire il piacere degli incontri in carne e ossa, non si deve misurare il proprio "successo" con il numero di follower e amici su Twitter o Facebook».


La dipendenza dai nuovi mezzi di comunicazione e l'immersione nel mondo virtuale è causata da fragilità e insicurezza nella vita reale, dove è difficile nascondere ansie e fallimenti mentre dietro uno schermo, a debita distanza dagli altri, tutto diventa più facile. Le nuove dipendenze sono, peraltro, molto più diffuse di quelle conosciute in passato, come shopping compulsivo e dipendenza dai videogiochi o dal sesso. Il punto è che molte di queste "tradizionali" dipendenze si stanno spostando su Internet.


Secondo Kimberly Young, che ha fondato il Center for Online Addiction statunitense, sono questi i principali tipi di dipendenza online:


1. Dipendenza cibersessuale (o dal sesso virtuale): gli individui che ne soffrono sono di solito dediti allo scaricamento, all'utilizzo e al commercio di materiale pornografico online, o sono coinvolti in chat-room per soli adulti.


2. Dipendenza ciber-relazionale (o dalle relazioni virtuali): gli individui che ne sono affetti diventano troppo coinvolti in relazioni online o possono intraprendere un adulterio virtuale. Gli amici online diventano rapidamente più importanti per l'individuo, spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici reali.


3. Net Gaming: la dipendenza dai giochi in rete comprende una vasta categoria di comportamenti, compreso il gioco d'azzardo patologico, i videogameS, lo shopping compulsivo e il commercio online compulsivo. In particolare, gli individui utilizzeranno i casinò virtuali, i giochi interattivi, i siti delle case d'asta o le scommesse su Internet, con il rischio di perdere alti importi di denaro, e di compromettere altri doveri relativi all'impiego o rapporti significativi.


4. Sovraccarico cognitivo: Gli individui trascorreranno sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca e nell'organizzazione di dati dal Web. A questo comportamento sono tipicamente associate le tendenze compulsive-ossessive ed una riduzione del rendimento lavorativo.


Le terapie ritenute più efficaci per curare la Internet dipendenza sono sostanzialmente le stesse impiegate per gli altri tipi di dipendenza: tra esse si segnalano la terapia cognitivo comportamentale, la terapia psicodinamica interpersonale (IPT), la terapia sistemico relazionale e la terapia coniugale o familiare, a seconda dei casi. Tuttavia a prescindere dalle terapie specialistiche esistenti sarebbe tanto più utile agire sul versante della prevenzione. Riconosciamo i nostri figli (o noi stessi perché no?) in situazioni che potrebbero preludere alle forme di dipendenze descritte? In caso affermativo occorre agire subito. Un'attenza iniziativa educativa potrebbe fare molto per ricordarci che la tecnologia è di supporto alla nostra vita di relazione e non deve diventare essa stessa "relazione di vita".


dr. Francesco Talarico


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)