La dipendenza da sport: tra ossessione del benessere e insalubre schiavitù
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La dipendenza da sport tra ossessione del benessere e insalubre schiavitù
L'esercizio fisico è un'attività sociale che rientra nelle abitudini comportamentali quotidiane di molte persone ed è consigliato per sviluppare e mantenere uno stile di vita sano, proprio per questa caratteristica di “normalità” in alcune persone si trasforma in una vera e propria forma di schiavitù. Ne scopriamo di più con il neuropsichiatra Francesco Fioroni.
Esiste una patologia da dipendenza da sport?
La dipendenza dallo sport rappresenta in realtà, nella dimensione individuale, la proliferazione, l'esagerazione e la distorsione patologica di un fenomeno che contraddistingue la società moderna: quello della necessità di “apparire” per esistere. Recenti studi hanno consentito di individuare le caratteristiche psicologiche principali che connotano la dipendenza dallo sport. Il desiderio persistente e tentativo infruttuoso di controllare o ridurre l’attività fisica praticata; disagio fisico o psicologico in relazione alla riduzione o cessazione delle abitudini di allenamento, sono alcune delle dimensioni generali della dipendenza dallo sport.
E' una patologia con una forte diffusione?
È molto difficile disporre di dati statistici completi in grado di rispecchiare davvero il fenomeno dell'exercise addiction, in quanto essa è una di quelle forme di dipendenze mascherate dalla consuetudine, dalla diffusione, dalla legittimità e dalla promozione per la salute dell'attività fisica. Alcuni studi riportano un rischio elevato di dipendenza dall'esercizio fisico delle differenze qualitative riscontrate tra i due sessi, negli uomini la dipendenza dallo sport è stata più spesso riscontrata in rapporto all'impegno nell'attività fisica motivato dalla ricerca di un miglioramento nella sensazione di benessere psicofisico. Le donne a rischio di dipendenza dallo sport, invece, sembrano più spesso motivate da un desiderio di cambiare il proprio peso corporeo e, o la propria immagine.
Come si può sostenere che si è in presenza di questa sindrome?
Dal punto di vista psicologico, deve essere presente l’incapacità a concentrarsi su un’attività, a causa del pensiero ricorrente all’esercizio fisico. In termini comportamentali si verifica un comportamento sportivo inflessibile, stereotipato o mirato all’auto-punizione. Ad esempio iscrizioni ad un numero di corsi progressivamente crescente e richieste di allenarsi in orari e giorni non previsti. Tendenza a sostare in palestra più tempo di quanto dichiarato inizialmente.
Possono essere associati altri indicatori comportamentali?
Esiste in molti casi la tendenza a centrare la socializzazione prevalentemente o esclusivamente su argomenti connessi all'allenamento fisico, come ad esempio lo sviluppo muscolare, gli allenamenti svolti, i tipi di integratori proteici in commercio, gli eventi sportivi a cui si è assistito o partecipato.
Nella dipendenza da sport quali sono le conseguenze sul piano fisico?
Un allenamento rigido determina ulteriori sforzi dovuti al sovrallenamento con distress da parte dell'organismo, frequentemente si assiste ad una tolleranza ad aumentare gradualmente la quantità di esercizi svolti, segue un eccesso di attività fisica, associata ad un allenamento solitario. Nei casi gravi si assiste ad un mascheramento di tali sforzi con inganno, legato al mentire in merito all’attività fisica e in questo contesto si assiste ad un allenamento nonostante infortuni o parere medico contrario.
Ci sono delle caratteristiche psicologiche e comportamentali tipiche dei soggetti dipendenti da sport che possono essere riconducibili a tutte le dipendenze in generale?
Ad un'analisi approfondita emergono motivazioni ossessive che guidano l’attività sportiva quali: prestazione elevata, controllo dell'umore, controllo del sonno, potenziamento dell'autostima, controllo del peso, controllo dell'immagine corporea.
A quali rischi si espongono?
Il carattere ingravescente degli sforzi possono determinare disturbi alimentari come anoressia e bulimia frequentemente si assiste a comportamenti di controllo alimentare con diete e assunzione integratori. A tali problemi alimentari associati alle situazioni di dipendenza dallo sport è compresa anche la cosiddetta “ortoressia nervosa”, un'abitudine ossessiva a nutrirsi di cibi sani che trasforma delle conoscenze sul benessere in vere e proprie patologie dell'alimentazione.
Questo si verifica anche in discipline sportive come il body building?
La presenza di dipendenza dallo sport nel body building pur non essendo legata ai tradizionali disturbi alimentari, è sempre connessa alla ricerca di una possibilità di modellare il proprio aspetto fisico. In questi casi si parla di bigoressia dal momento che si abusa di sport per perseguire un modello ideale di corpo. Tale problematica può associarsi all'abuso proteico o steroideo e perciò si diventa dipendenti a partire dall'idea di avere un corpo troppo sottile dal punto di vista muscolare e guidati ossessivamente da un obiettivo costante di potenziamento muscolare.
Quali possono essere le conseguenze sullo stile di vita?
In queste situazioni di associazione tra ortoressia e dipendenza da sport, il disagio relazionale diventa spesso doppiamente grave a causa di una compromissione della vita sociale, derivante dalla tendenza a evitare occasioni in cui ingerire cibi ritenuti “tossici”, ma anche dalla predilezione degli allenamenti rispetto ad altre attività relazionali.
Può essere attuato un trattamento psicologico degli sport-dipendenti?
La finalità della riabilitazione degli sport-dipendenti consiste nella possibilità di riportare a livelli salutari le abitudini di allenamento, ma soprattutto nella trasformazione del rapporto con il proprio corpo e conseguentemente, con l'allenamento.
Quali sono i passi da attuare nella riabilitazione degli sport-dipendenti?
Il primo passo da perseguire è quello di riconoscere il problema al fine di passare al secondo passo, ossia rendere consapevole, chi ne è coinvolto, della propria tendenza a negarlo. In questo caso è utile avvalersi della collaborazione degli istruttori sportivi, e progettare un intervento multidisciplinare con istruttore, medico sportivo, psicologo dello sport, e nutrizionista se necessario. La terza fase consiste nel modificare e rallentare il ritmo, diminuendo gli eccessi e privilegiando le attività di gruppo che promuovono la condivisione di ritmi e obiettivi al di là delle necessità personali. In ultimo è molto utile sperimentare gradualmente attività fisiche che permettano di amplificare vissuti del corpo meno connessi all'apparire, in modo da giungere verso la possibilità di rivivere il proprio corpo in modo positivo, al di là delle imperfezioni di alcune parti o della discrepanza rispetto a dei modelli ideali.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)