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La droga del futuro sarà digitale?

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La droga del futuro sarà digitale?
Addio spinelli, cocaina, ecstasy. Tra 20 anni, ci si farà di stimolazioni cerebrali, ultrasuoni e nanoparticelle. Parola di esperto. Nella

realtà, intanto, vanno per la maggiore le sostanze sintetiche "furbe"
di Daniela Cipolloni
Nel film di fantascienza Strange Days gli spacciatori all'alba del nuovo millennio non smerciano più sostanze stupefacenti di vecchia

generazione. La droga è diventata virtuale. I tossici si sparano nel cervello sensazioni psicoattive registrate su cd e trasferite

direttamente ai neuroni tramite un'apposita apparecchiatura. È questo il futuro che ci aspetta dietro l'angolo? Secondo Rohit Talwar, il

fondatore di Fast Future Research, un'organizzazione britannica che studia le nuove tendenze, sì. Tra vent'anni le droghe saranno sempre meno chimiche e sempre più tecnologiche.
Videogiochi immersivi capaci di alterare la realtà. Scosse elettromagnetiche cerebrali con effetti allucinogeni. Narcotici tagliati in base

al proprio Dna per massimizzare lo sballo e ridurre il "down". E ancora, nanoparticelle ingegnerizzate per trasportare i composti

stupefacenti solo a specifici centri neuronali. Sono solo alcune delle ipotesi prospettate. Certo è, sostiene Talwar, che più avanzeranno le

conoscenze nel campo delle neuroscienze, della genomica e della bioingegneria, più sarà facile manipolare le percezioni del cervello. Così,

per esempio, la stimolazione magnetica transcranica o Tsm, una sorta di debole elettroshock che altera l'attività dei neuroni in modo

reversibile, potrebbe soppiantare le droghe tradizionali riproducendone gli effetti piacevoli, senza le conseguenze devastanti sull'

organismo. Ma è davvero realistico uno scenario simile?
"Effettivamente con la stimolazione magnetica cerebrale è possibile suscitare percezioni sensoriali non corrispondenti alla realtà

circostante", spiega Raffaella Rumiati, neuroscienziata della Scuola internazionale di studi superiori avanzati di Trieste. "Il macchinario,

una piccola sonda a forma di otto che viene appoggiata sul cranio, genera un leggero campo magnetico che può stimolare o inibire la corteccia visiva, uditiva o motoria. Questa stimolazione viene impiegata, per esempio, nel trattamento dei pazienti schizofrenici che hanno allucinazioni o sentono le voci. All'opposto, si potrebbe pensare di utilizzarla per suscitare esperienze distorte simili a quelle delle sostanze stupefacenti. Tuttavia - prosegue Rumiati - la trovo un'ipotesi impraticabile. Si tratta di macchinari sofisticati, costosi, che richiedono personale specializzato".
Possiamo anche far lo sforzo d'immaginare che nel 2030 i ragazzi, anziché fumare uno spinello o calarsi una pasticca in discoteca, si

stordiscano d'impulsi magnetici cerebrali. Ma è qualcosa che può dare dipendenza come le droghe? "Se funzionasse sì, ci vuol pochissimo a

diventare dipendenti da qualcosa che procura piacere", risponde Gaetano Di Chiara, farmacologo e psichiatra dell'Università di Cagliari,

membro dell' Istituto nazionale di neuroscienze.
La droga del futuro sarà digitale?
Addio spinelli, cocaina, ecstasy. Tra 20 anni, ci si farà di stimolazioni cerebrali, ultrasuoni e nanoparticelle. Parola di esperto. Nella

realtà, intanto, vanno per la maggiore le sostanze sintetiche "furbe"
"Più che come una droga del futuro, credo la stimolazione magnetica transcranica possa piuttosto diventare un trattamento per la cura delle

dipendenze, una sorta di innovativo metadone".
Che un videogioco immersivo, invece, possa "sballare" non sorprende chi conosce bene il cervello. "Il potere di autosuggestione gioca un

ruolo determinante", commenta Rumiati. "Recenti studi dimostrano che anche le tecniche di meditazione possono notevolmente modificare la

plasticità neurale di chi le pratica. Anche un certo tipo di musica può mandare in trance se si ricerca quel tipo di effetto". È stato così

che per un certo periodo è diventata popolare in Rete la cosiddetta "droga sonora" o i-doser: in pratica, file mp3 scaricabili da internet

che promettevano viaggi mentali stupefacenti, semplicemente indossando le cuffiette. Nell'estate del 2008, la presunta cyber-droga è finita

persino nel mirino del nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di Finanza, allarmata dal proliferare di forum e siti che ne

parlavano. In realtà, le pericolose "dosi musicali" a ultrasuoni che avrebbero dovuto imitare gli effetti della cocaina, ecstasy, marijuana o

peyote, non producevano altro che un fastidiosissimo rumore basato sul principio dei battiti bineurali. Insomma, più che uno sballo, una

bufala.
Ma il futuro delle droghe in un certo senso è davvero virtuale. Non in termini del tipo di stimolazione, ma come mezzo di diffusione. Lo

spacciatore del futuro è il Web. Se infatti sono in calo i consumatori di eroina, cocaina, cannabis, stimolanti e allucinogeni, aumentano le

persone che acquistano su Internet le cosiddette smart drugs e "spice". Sono le droghe furbe: miscele di erbe come, l'estratto della salvia

divinorum che è un potente cannabinoide, o sintetizzate in laboratorio. Riescono ad aggirare i controlli, perché sfruttano principi attivi

non ancora classificati come illegali. Spesso sono vendute sotto forma di incensi, deodoranti, cosmetici o sali da bagno, anche se poi l'

utilizzo che se ne fa è differente. In Italia è attivo un sistema di allerta precoce del Dipartimento politiche antidroga. È una rincorsa

virtuale su cui si gioca il futuro delle tossicodipendenze.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)