La marijuana aumenta il rischio di sviluppare il cancro?
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MILANO - Nuovi indizi testimoniano un legame pericoloso fra marijuana e cancro. Se ancora ben poco si sa sulle conseguenze a
lungo termine del fumare erba, specialmente per chi ne fa un uso massiccio, è però indubbio che diversi studi scientifici
abbiano già provato una serie piuttosto lunga di sgradevoli effetti collaterali: sulla psiche, sul sistema endocrino, sul
cuore e sulla circolazione sanguigna, sulle attività psicomotorie e, infine, sulla fertilità maschile. Ora un nuovo studio di
laboratorio pubblicato sull'European Journal of Immunology sostiene che il tetracannabinolo (principio attivo contenuto nella
cannabis) "addormenti" il sistema immunitario aumentando così il rischio di sviluppare il cancro.
UNO STUDIO DI LABORATORIO - Secondo gli autori della ricerca, guidati da Prakash Nagarkatti dell'Università del South
Carolina negli Stati Uniti, la chiave dell'inibizione del sistema immunitario si deve alle cellule soppressorie di
derivazione mieloide (myeloid-derived suppressor cells o MDSC), la cui presenza è forte nei malati di cancro. Secondo i
ricercatori, i cannabinoidi stimolano le MDSC con il risultato di frenare il sistema immunitario. «Le MDSC - ha spiegato
Nagarkatti - sembrano essere cellule uniche e importanti che potrebbero essere scatenate da una produzione inappropriata di
certi fattori di crescita da parte di cellule cancerose o altri tipi di agenti chimici come, appunto, i cannabinoidi». In
pratica, i cannabinoidi contenuti nella marijuana stimolerebbero l'azione di questo particolare tipo di cellule (le MDCS,
appunto, recentemente individuate) che operano in senso contrario al sistema di difesa dell'organismo: ne inibiscono l'
attivazione, lasciando l'individuo con una capacità molto bassa di rispondere alle aggressioni del corpo da parte dei
patogeni.
CONSEGUENZE SUL SISTEMA IMMUNITARIO - «Servono maggiori conferme per provare che esista davvero un rapporto fra il consumo di
marijuana e l'insorgenza di un tumore - commenta Maurizio D'Incalci, direttore Dipartimento di oncologia dell'Istituto di
Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano -. Inoltre è sempre difficile condurre ricerche sulle sostanze stupefacenti
perché non è facile trovare partecipanti, persone che ne ammettano l'uso continuativo. E chi lo fa, di solito, in aggiunta
poi beve e fuma sigarette, per cui è ancora più complicato capire con precisione se le conseguenze sulla salute siano da
attribuirsi a uno fra alcol, tabacco e droghe o a un mix fra i vari fattori». Su una cosa, però, l'esperto non ha dubbi:
«Dagli esiti di vari studi appare ormai certo che l'uso intenso e prolungato nel tempo di cannabinoidi ha delle conseguenze
negative sul sistema immunitario».
IL CONSUMO DI DROGHE IN ITALIA - Secondo l'ultima Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in
Italia (dati 2009), a cura dell'Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell'Istituto superiore di sanità, sono quasi tre milioni
(2.924.50) gli italiani consumatori di sostanze stupefacenti, intendendo con questo termine sia quelli occasionali che quelli
con dipendenza da droghe che ne fanno uso quotidiano. Nel 2008 le stime parlavano di circa 3.934.450 persone e si registra
quindi un calo di oltre il 25 per cento. Su un campione di 12.323 soggetti di età compresa fra i 15 e i 64 anni che hanno
dichiarato di aver fatto almeno una volta nella vita uso di stupefacenti l'1,29 per cento ha ammesso di aver provato con l'
eroina (1,6 nel 2008), il 4,8 per cento con la cocaina (7 nel 2008), il 22,4 per cento con la cannabis (32 nel 2008), il 2,8
per cento con stimolanti, amfetamine, ecstasy (3,8 nel 2008), l'1,9 per cento (3,5 nel 2008) con gli allucinogeni.
Percentuali che variano (ma che sono tutte inferiori se paragonate a quelle del 2008) se si prende in considerazione solo la
popolazione studentesca, su un campione di 34.738 ragazzi di 15-19 anni). In questo caso l'1,2 per cento degli intervistati
nel 2009 ha detto d'aver sperimentato eroina, il 4,1 cocaina, il 22 per cento di cannabis, il 4,7 di stimolanti e il 3,5 di
allucinogeni.
RAGAZZI ITALIANI: MENO CANNE, PIÙ ALCOL - La marijuana, continua il rapporto dell'Iss, esercita il suo maggior fascino fra i
15 e i 24 anni, anche se il 77,7 per cento degli studenti coinvolti dice di non aver mai fatto uso di cannabis mentre il 22,3
per cento l'ha assunta almeno una volta nella vita. Il consumo aumenta con il crescere dell'età dai 15 ai 19 anni, quando si
rileva il picco massimo con percentuali che arrivano al 33,4 per cento. Ma fra i giovani italiani il trend di consumo è
nettamente in discesa (con particolare rilevanza per la cannabis che perde 9,1 punti percentuali) ad eccezione del consumo di
stimolanti, per i quali si osserva un incremento esclusivamente nel genere maschile (ne fa uso circa il tre per cento dei
ragazzi). Persiste comunque la tendenza al policonsumo con una forte associazione delle varie sostanze stupefacenti
soprattutto con l'alcol, la cannabis e il tabacco. Alla diminuzione del consumo di sostanze stupefacenti va però in contro-
tendenza quello di alcol, la cui assunzione quotidiana è salita, dal 2007 al 2010, del 18,2 per cento. E l'incremento
percentuale delle ubriacature (oltre 40 volte nella vita) è stato purtroppo ben del 200 per cento passando da una prevalenza
dell'uno per cento nel 2007 al tre per cento del 2010.
Vera Martinella (Fondazione Veronesi)