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La moda del novello non ubriaca più nessuno: in crisi il mercato del primo vino

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Addio cin cin di novembre. La moda del novello non ubriaca più nessuno
di Giorgio C. Morelli
Alla mezzanotte di sabato scatta l'ora X per stappare il beaujolais. Ma è un anno nero
Bisognerà aspettare la mezzanotte di sabato prossimo, 5 novembre, e poi si potranno stappare le prime bottiglie di novello. Il primo vino

dell'ultima vendemmia, il «novellino» come viene chiamato dai pochi appassionati, sta perdendo di anno in anno il suo appeal. E peggio, la

produzione del 2011 sarà in forte calo, stimato dalla Coldiretti con un meno 20% rispetto allo scorso anno. Il primo vino di quest'ultima

vendemmia, il vino delle donne e dei giovani come viene definito il novello in quanto a bassa gradazione (sotto gli 11 gradi), supererà forse

di poco le sei milioni di bottiglie. Una produzione tra le più basse in questi ultimi 30 anni per effetto di un clima torrido in estate, con

temperature che hanno superato i 40 gradi, e poi peggio le tante grandinate che si sono abbattute su tutta la penisola. Il risultato è nei

numeri: «La vendemmia del 2011 è la più contenuta di questi ultimi 60 anni con una produzione di vino intorno ai 40,3 milioni di ettolitri,

meno 14% rispetto allo scorso anno, e a farne le spese direttamente è il novello, in quanto ha indotto i produttori a riservare al vino

autunnale un quantitativo minore di bottiglie rispetto al solito». È quanto ha spiegato ieri Domenico Bosco, responsabile vitivinicolo della

Coldiretti, il quale ha messo l'accento al cambiamento dei gusti degli italiani che bevono sempre meno il novello. Il vinello autunnale ha

perso lo smalto di qualche anno fa e soprattutto ha perso ampie quote di mercato in Italia. Il problema di sempre è che il novello sconta il

limite di non essere facilmente abbinabile ai pasti: lo si beve in Italia di solito con le castagne, che quest'anno però sono raddoppiate nel

prezzo per una malattia che ha colpito le piante del nord e al centro Italia. Poi il novello non può durare a lungo in cantina, va bevuto

subito entro novembre o al massimo entro dicembre, anche se ci sono delle buone bottiglie che i nostri sommelier raccomandano possono

aspettare di essere aperte entro il prossimo marzo del 2012 (ma sono poche). Il nostro «novellino» non viene pubblicizzato e accompagnato da una campagna culinaria come in Francia, dove il «beaujolais» arriverà per legge nelle tavole, nelle enoteche e nei wine store il prossimo 17 novembre, ma gode di una fama e di un rispetto maggiore sia tra le famiglie francesi che tra gli chef d'oltralpe.
«Nonostante tutto, il nostro novello mantiene ancora il suo fascino, per legge è fissato a sabato prossimo il giorno della vendita in negozi,

ristoranti, enoteche, bar e vinerie. E sarà protagonista di numerose sagre e feste paesane lungo tutta la penisola con un fatturato

complessivo di circa 30 milioni di euro, ossia una media di 5 euro a bottiglia», ha aggiunto il responsabile vini della Coldiretti.

Ricordiamo che sono oltre duecento i produttori italiani del novello e dalle cantine del Veneto e del Trentino esce il 50% della produzione

italiana, mentre a seguire si posizionano la Toscana, Sardegna Puglia ed Emilia Romagna. E i vini più utilizzati sono il Montepulciano,

Cabernet, Merlot, Sangiovese e Barbera.
Oggi più di ieri, per questi vini di primo fervore si cerca il carattere soffice, rotondo, fruttato, dimentichi quasi della tradizione e

della fedeltà alla tipologia storica, anche se appartenenti ad una determinata e catalogata origine di produzione sul piano geografico,

topografico e pedologico. Vero che l'enologia italiana dei novelli parte da svariati vitigni e offre al consumatore bottiglie diverse e

diversificate per certe distanze organolettiche fra loro, non soltanto per origine varietale dei vitigni, per fattori pedoclimatici e per

sistemi di allevamento della pianta. Ma è vero anche che la tendenza attuale è verso una bottiglia di immediato effetto organolettico basato

sì, sull'aroma primario dell'uva, ma ancor più sul secondario, ossia su quel corredo frugace di fruttato che invita il consumatore ad essere

velocemente avvinto senza chiedersi oltre, quando si alza da tavola.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)