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La noia e l'alcol: bere per riempire un vuoto esistenziale...

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Noia e Alcol
In una società frenetica e ossessiva come quella nella quale viviamo, votata all'eccesso e al caos, come può un adolescente sentirsi

assolutamente libero dalle costanti e persuasive tentazioni dell'alcol? D'altro canto, mentre l'esistenza comincia piano piano a svuotarsi,

viene facilmente da domandarsi con che cosa la si possa riempire. Dopotutto è di questo che ciascuno di noi ha bisogno, giusto? Di trovare il

modo di colmare la voragine che con il passare del tempo si allarga sempre di più nel nostro animo. E, come la società ci insegna, sembra che la strada considerata migliore sia anche la più semplice: la via dell'alcol, un vicolo cieco che consente senza troppa fatica di mettere a tacere la coscienza e zittire l'assordante rumore del silenzio che c'è dentro di noi.
Esiste forse un'età nella quale l'individuo è più fragile di quanto non lo sia durante il periodo dell'adolescenza? È proprio su questo, a

quanto pare, che puntano oggigiorno alcune tra le più grandi multinazionali dell'alcol: i giovani sono tanti, una fascia di mercato piuttosto

cospicua, e perché non sfruttarne l'instabilità momentanea per tramutarli in fedeli acquirenti che, una volta assuefatti, non rinunceranno

all'alcol per il resto della loro vita? E in effetti questa strategia dà i suoi frutti: il consumo di bevande alcoliche sta crescendo

vertiginosamente tra i ragazzi; nel frattempo, l'età alla quale si comincia a bere con una certa frequenza cala spaventosamente.
In molti si interrogano sui motivi di tale abitudine all'alcol tra minorenni e giovani adulti: alcuni sostengono che sia a causa di una

sensibilizzazione negativa da parte della società e dei mass media, altri affermano che lo si fa per "moda", perché si avverte il bisogno di

"seguire il gregge", altri ancora incolpano l'autodistruttivo eccesso di insicurezza che induce gli adolescenti a cercare nuovi metodi per

infrangere le barriere della timidezza e aiutarsi a "sciogliersi la lingua".
Ad ogni modo risulta alquanto evidente come la necessità di bere sia talmente forte, nei giovani, da scongiurare ogni tentativo di

dissuaderli da questo pericoloso vizio, tanto che nemmeno la conoscenza dei suoi dannosi effetti riesce a fare presa su di loro.
Intanto che il tempo prosegue inesorabile, si fa sempre più impellente il bisogno di colmare quel vuoto che fa da sfondo all'esistenza. Una

specie di "horror vacui", insomma, quello che i giovani sentono. L'alcol di sicuro aiuta a combattere questa percezione di mancanza, perché,

come disse Bertrand Russell, «la noia è un problema d'importanza vitale, giacché almeno la metà dei peccati commessi dagli uomini deriva

dalla paura della noia». Proprio la noia crea quel vuoto emozionale che affligge le nuove generazioni; ne consegue che i giovani, in fin dei

conti, bevono e si ubriacano perlopiù per noia, per trascorrere un po' il tempo senza dover stare soli con se stessi e con i propri pensieri.

Perché anche la solitudine spaventa. Anche la solitudine è parte di quel vuoto che l'odierno "horror vacui" adolescenziale tenta

disperatamente di esorcizzare, e chi sta male con se stesso la fugge quasi che fosse uno di quei mostri che compaiono nelle favole per

bambini.
Tanti giovani non si piacciono, cercano di essere o imitare qualcun altro. Secondo Leopardi, «le persone non sono ridicole se non quando

vogliono parere o essere ciò che non sono». Ecco perché bevono: per sentirsi meno ridicoli quando tradiscono se stessi.
Per sensibilizzare efficacemente i giovani contro l'uso di alcol, dunque, non è sufficiente elencarne gli effetti negativi e i rischi:

basterebbe invece aiutarli a sconfiggere la noia e il vuoto che avvertono e a stare bene con se stessi. In questo modo, forse, il consumo di

alcol si ridurrebbe drasticamente e il mondo potrebbe divenire un posto leggermente migliore.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)