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La settimana lunga dello

cufrad news alcologia alcol alcolismo la settimana lunga dello "sballo": da Venezia a Torino il rito stanco a base di marijuana e chupito

Da Venezia a Torino si moltiplica il rito stanco a base di marijuana e chupito


E insomma: se anche a Venezia, già nota come città-museo, si sono dovuti inventare il Movida Project, logo rilasciato a partire dallo scorso gennaio ai locali e agli eventi «che mettono particolare attenzione al benessere del pubblico e al divertimento sicuro», significa che i dati dell'ultima relazione al Parlamento da parte del Dipartimento Antidroga, secondo cui tra gli under 20 italiani sono in aumento i consumi di cannabis e alcolici, sono da tempo sotto gli occhi di tutti. O almeno di tutti quelli che, abitando una delle ormai tante città vivacizzate culturalmente dalla famosa cosiddetta movida, hanno la fortuna di vivere nei luoghi culturalmente vivacizzati dalla medesima. E dunque a contatto con i consueti assembramenti di coristi ubriachi e con l'incessante viavai di spacciatori costretti a massacranti turni di notte, per poi beneficiare il mattino successivo delle classiche pozze di urina e vomito fiorite nottetempo sui marciapiedi e negli androni. Le tracce tangibili della vivace ricaduta culturale.


Proprio a Venezia, un paio di estati fa, il sindaco Giorgio Orsoni si era risolto a blindare campo Santa Margherita, epicentro della movida veneziana, così da permettere la pulizia del medesimo, vista l'accoglienza non proprio amichevole riservata agli spazzini e ai loro mezzi da parte degli habitué dello Spritz e della cannabis in riva al Canal Grande, tra lanci di bottiglie e chiusura dei rubinetti che alimentavano l'acqua degli idranti. A Milano, invece, dove lo scorso anno i residenti del Ticinese hanno denunciato la morte di un'anziana residente in via Vetere ammalatasi di cuore dopo anni e anni di notti insonni, Giuliano Pisapia ha spiegato di recente di voler affrontare la questione riposizionando la movida milanese in periferia: «A Tel Aviv hanno risolto la questione spostandola sulla spiaggia, dove non crea problemi. Noi non potendo portare il mare a Milano possiamo pensare a luoghi esterni, come Lambrate, dove chiedono nuovi esercizi pubblici».


Ma non è detto che, pur con le migliori intenzioni, il trasloco si riveli indolore. Vedi il caso di San Salvario a Torino, quartiere che da un paio d'anni a questa parte ha raccolto in fatto di movida l'eredità del celebre Quadrilatero Romano, trovandosi a replicare pavlovianamente le fasi e i meccanismi colà sperimentati all'epoca degli ormai lontani fasti olimpici. Ovvero: concessione indiscriminata di licenze per l'apertura di locali da parte dell'amministrazione comunale, vivacizzazione culturale carburata dai chupito a 1 euro e dal viavai di spacciatori, proteste dei residenti che non dormono più. Ma già nell'agosto del 2008 Claudio Magris riportava sul Corriere della Sera gli effetti dell'abuso di birra e dei mutati costumi in quel di Trieste, dove l'allora assessore ai lavori pubblici Franco Bandelli denunciava «i giovanotti maleducati di buona famiglia», che andavano «a farla sui muri, sui portoni e sulle vetture parcheggiate». Nella dotta Bologna, invece, dove Sergio Cofferati quando era sindaco si prese del «fascista» perché voleva le «notti brevi», il Locomotiv, un locale dalle parti di piazza Verdi, l'estate scorsa si è inventato la «silent disco», escogitando serate in piazza in cui sentire la musica nelle cuffie prese a nolo, previo pagamento di una cauzione di 20 euro e consegna della carta d'identità. Quando si dice la creatività italiana.


Sta di fatto che fino a pochi anni fa, la movida vivacizzava culturalmente solo i Navigli a Milano e Campo de' Fiori a Roma, e si limitava a farlo nei fine settimana. Oggi invece anche grazie a iniziative quali l'Erasmus e il Botellon vivacizza culturalmente un mucchio di posti, e lo fa sette giorni su sette. Forse i dati sull'aumentato consumo di cannabis e alcolici da parte degli adolescenti andrebbero incrociati con quelli dell'Istat, secondo cui in Italia ci sono oltre tre milioni di disoccupati, cifra record da trentasei anni a questa parte destinata a crescere nei prossimi mesi. E sempre stando al medesimo istituto, da noi sono in crescita anche i divorzi e le separazioni: un matrimonio dura in media quindici anni, dopodiché scade come lo yoghurt. È anche per questo che l'età media di chi vivacizza culturalmente la Penisola si è notevolmente abbassata. E dire che già una decina di anni orsono una barista torinese specializzata nella preparazione di mojito mi diceva di non capacitarsi dei tanti tredicenni in giro per locali notturni, chiedendosi: «Ma i loro genitori dove sono?».


GIUSEPPE CULICCHIA


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)