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La situazione alcol in Italia: l bicchiere è mezzo pieno? Meglio vuoto

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Il bicchiere è mezzo pieno? Meglio vuoto. La situazione alcol in Italia
 
Si dice che chi è ottimista vede il bicchiere mezzo pieno, ma, trattandosi di alcol, sarebbe meglio fosse vuoto.

Le bevande alcoliche sono la terza causa di morte in Europa e Italia. Per conoscere qual è la situazione, le cause e quanto si sta facendo per arginare il problema alcol, ci siamo rivolti all’esperto in materia, il dottor Gianni Testino, Coordinatore Centro Alcologico Regionale – Regione Liguria e Vice-Presidente Nazionale Società Italiana di Alcologia

L’alcol, o etanolo, è molto più che un ingrediente che troviamo in alcuni tipi di bevande: è un vero e proprio problema, e come tale va riconosciuto e affrontato.
Spesso, la questione è tenuta sottotono. Pochi ne parlano, e i molti non sanno esattamente cosa accade intorno al mondo degli alcolisti: termine che nell’immaginario collettivo rappresenta il degrado di una persona, ma che in realtà ritrae una situazione molto più diffusa di quanto si creda – in particolare tra i giovani.

Per capire e far conoscere meglio cosa accade davvero nella nostra società e nel mondo che ruota intorno al bicchiere, ci siamo rivolti all’esperto, il dottor Gianni Testino – Epatologo – Docente di Gastroenterologia e Medicina Interna, Facoltà di Medicina, Università di Genova. Coordinatore Centro Alcologico Regionale – Regione Liguria – Direttore UO Alcologia e Patologie Correlate IRCCS AOU San Martino-Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova – Vice-Presidente Nazionale Società Italiana di Alcologia.

Dottor Testino, come è la situazione in Italia per quanto riguarda il consumo di alcol?
«In Europa e in Italia le bevande alcoliche sono la terza causa di morte e disabilità nella popolazione adulta. La prima causa di morte al di sotto dei 24 anni.
Preciso come una Unità Alcolica (UA) sia caratterizzata da 10-12 grammi di etanolo che troviamo all’interno di un bicchiere di vino da 125 ml (12°), un boccale di birra media (4-5°), in una dose da bar di superalcolico (40 ml) o in un aperitivo».

«Le organizzazioni scientifiche internazionali (comprese l’OMS e l’ISS) suddividono i bevitori a basso, medio e alto rischio.
A basso rischio di sviluppare malattie da alcol (malattie del fegato, pancreas, tumori ecc.) sono le donne che consumano meno di una UA al giorno e gli uomini che bevono meno di due UA al giorno.
Detto ciò, passiamo ai dati forniti dall’ISTAT e dall’ISS in collaborazione con la Società Italiana di Alcologia quest’anno: in Italia sono stati stimati (ISS, 2013) circa 36 milioni di consumatori di alcol.
Di questi 13 milioni consuma alcol tutti i giorni (nel 70% dei casi vino). Da questi 13 milioni sono esclusi gli alcolisti.
Di questi 13 milioni circa sono a “basso rischio” di contrarre malattie da alcol e circa 3 milioni sono a medio-alto rischio di contrarre malattie internistiche da alcol e di evolvere verso la dipendenza.
Gli alcoldipendenti sono 1 milione. Spendiamo per i danni da alcol 22 miliardi di Euro (1.6% del PIL)!».

Dal bicchiere alla bottiglia, quanto è facile il passaggio?
«Molto facile, soprattutto se il consumo di alcol inizia in giovane età. L’etanolo ha una funzione antidepressiva. Maschera i problemi.
«E’ facile che persone completamente sane dal punto di vista mentale possano scivolare verso l’alcoldipendenza. Un forte incremento, poi, si sta verificando anche in relazione alla profonda crisi economica.
Il passaggio verso l’alcol dipendenza è caratterizzato da un “continuum” che porta dal cosiddetto consumo moderato alla dipendenza. Tutti hanno cominciato a bere moderatamente!
Le lobby degli alcolici hanno capito che facendo assaggiare alcol fra i 12 e i 16 anni, quando il cervello è ancora nella cosiddetta fase di plasticità neuronale (costruzione delle sinapsi) i ragazzi sono particolarmente gratificati dall’etanolo: per cui tenderanno a bere sempre di più. E’ chiaro che i più fragili diventeranno alcoldipendenti.
Abbiamo una enorme crescita di questi casi in Italia: sono definiti “baby dipendenti”».

Come si esce dall’alcoldipendenza ?
«L’alcoldipendenza è una malattia molto difficile da curare. Preciso che è una malattia democratica: colpisce qualsiasi fascia sociale.
Innanzitutto dobbiamo cambiare il nostro modo di lavorare.
L’alcoldipendenza non è una malattia psichiatrica. Molto spesso si attribuiscono al paziente caratteristiche psichiatriche perché viene valutato quando è ancora sotto l’effetto dell’alcol. Ne consegue che avremo pazienti ancora alcoldipendenti e dipendenti anche da psicofarmaci!
Nella mia esperienza una comorbidità psichiatrica seria è presente in circa il 20% dei casi».

«Il percorso assistenziale inizia con un periodo di disintossicazione e parallelamente una equipe multidisciplinare lo segue facendo valutazioni non solo di tipo psicologico, ma anche internistiche.
Per raggiungere la motivazione “a smettere” e soprattutto per rimanere sobri nel tempo è indispensabile la frequenza ai gruppi di auto mutuo aiuto come “Alcolisti Anonimi” e i “Club degli Alcolisti in Trattamento”. E’ un farmaco a costo zero.
I farmaci cosiddetti anticraving (per smettere di bere o mantenere l’astensione dall’alcol) vengono utilizzati con molta cautela e in pazienti selezionati. Sono presenti diverse molecole come per esempio il disulfiram. Preciso però che nella nostra esperienza, avendo numerosi pazienti affetti da malattia del fegato, dobbiamo utilizzare farmaci che non siano epatotossici: ottimo l’acamprosato e promettente il nalmelfene (nuova molecola non ancora in commercio)».

Quali sono, in sostanza, i danni dell’etanolo?
«Mi rendo conto che la mia sia una “informazione scomoda”, ma so di interloquire con un giornale veramente indipendente.
L’etanolo favorisce circa 60 malattie differenti e numerosi tumori (cavità orale, faringe, laringe, esofago, intestino, fegato, pancreas e mammella).
L’OMS ha inserito l’etanolo nel gruppo 1 dei cancerogeni. In questo gruppo sono presenti sostanze come fumo, benzene, arsenico eccetera.

Il rischio di contrarre queste malattie inizia già da dosaggi molto bassi. Nella donna il rischio aumenta già con tre UA alla settimana (mi riferisco soprattutto al cancro della mammella).
E’ un messaggio forte che difficilmente nella nostra società viene accettato, ma è così.
Il fatto che l’etanolo sia un cancerogeno già a bassi dosaggi smonta completamente la tesi che bassi dosaggi fanno bene al cuore!».

Chi sono i più colpiti?
«Tanti! Soprattutto per malattie internistiche.
Per quanto concerne l’alcoldipendenza si sta apprezzando un drammatico aumento fra i giovani. Le classi dei cosiddetti professionisti sono particolarmente colpite (stress, carriera, crisi…).
Il consumo moderato di alcol è causa di circa il 10% dei cancri nel nostro paese».

Quali le cause o… i complici?
«Al di là delle fragilità individuali, la colpa maggiore è da identificare nella pressione mediatica e pubblicitaria a favore del consumo delle bevande alcoliche.
Ogni 8 minuti abbiamo uno spot a favore dell’alcol! Solitamente l’alcol viene abbinato al successo. I problemi da alcol vengono frettolosamente identificati con il “povero ubriacone”.
Dobbiamo combattere la pubblicità ingannevole!
E’ giusto che i produttori facciano il loro mestiere reclamizzando i loro prodotti, ma non è giusto che ci vogliano insegnare a bere bene e moderatamente. L’etanolo è un tossico e un cancerogeno e nessuno può permettersi di dire che fa bene alla salute!».

«A tale proposito preciso che un prestigioso gruppo di Avvocati (Studio Conte e Giacomini di Genova) si è fatto carico di chiedere al Parlamento Europeo se non sia giusto segnalare sulle bottiglie (vino compreso) che l’etanolo è un cancerogeno.
Il Parlamento Europeo ha dato ragione agli Avvocati Giuseppe Giacomini e Sergio Maradei  definendo la richiesta ricevibile. In Commissione Europea le lobby  si sono già agitate…».

Grazie dottor Testino. Per concludere, quale consiglio darebbe ai nostri lettori?
«I medici devono essere rispettosi dell’evidenza scientifica! Questo è il nostro Vangelo.
Il mio comportamento è quello di dare “banalmente” l’informazione e poi un soggetto maggiorenne deciderà cosa fare (conoscere, capire e scegliere!).
Se un soggetto sano mi chiede quanto può bere, io rispondo che “è a basso rischio” di contrarre una malattia, nel caso di una donna che stia al di sotto di un bicchiere al giorno e di un uomo che stia al di sotto di due bicchieri.
Sapete cosa farebbe invece la pubblicità ingannevole o una persona in malafede? Direbbe che questi sono i dosaggi consigliati. No, sono quelli a basso rischio!».

http://www.lastampa.it/2013/10/17/scienza/benessere/salute/il-bicchiere-mezzo-pieno-meglio-vuoto-la-situazione-alcol-in-italia-tVz5SRhreS59WA0E6S5DGK/pagina.html


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)