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La società dipendente: relazioni del convegno

La società dipendente: relazioni del convegno

Convegno LA SOCIETA' DIPENDENTE - RELAZIONI

La voglia di giocare d’azzardo è un archetipo, ovvero una forma preesistente e primitiva di pensiero e di conseguente comportamento, e come tale va trattato, altrimenti si corre il rischio di ridurre tutti i problemi degli attuali eccessi del gioco d’azzardo, ad una questione di regole, controlli, di condotte più o meno lecite, di malattia sociale o  di malattia individuale, ma non si comprende come mai così tante persone in tutto il mondo giochino d’azzardo, considerandolo un comportamento del tutto normale e legittimo.


La necessità di conoscere e di controllare il futuro, sono tratti caratteristici dell’umano, profondamente inscritti nella sua natura di animale che ha imparato a pensare mentre cercava di sopravvivere in condizioni difficili, le cui caratteristiche di imprevedibilità e rischio elevato hanno plasmato e strutturato biologicamente il nostro apparato psichico, per migliorarne l’efficienza e la capacità predittiva.  Fare congetture, valutare le probabilità, e sulla base di queste agire o non agire, sono i pilastri del processo decisionale e la matrice degli apprendimenti.


Questa è la prima ragione per cui il gioco d’azzardo è un archetipo, la seconda ragione porta una maggiore impronta culturale, seppure abbia anche lei un robusto fondamento biologico, ed è la propensione al gioco come strumento fondamentale e precoce per gli apprendimenti, che condividiamo almeno in parte con altri animali, che pure non hanno sviluppato un apparato psichico come il nostro. Gioco e azzardo sono dunque un binomio, naturalmente scindibile e capace di vita propria in entrambe le sue componenti, che tuttavia hanno trovato nella storia umana, fin dai suoi esordi neolitici, felici e frequenti combinazioni e sinergie. Sono numerose le testimonianze fossili rinvenute negli insediamenti primitivi, che mostrano la presenza di forme rudimentali di giochi di sorte e di apparati più o meno complessi per le arti divinatorie, così come sono da lungo tempo noti e ben descritti, sia in arte che in letteratura, i rischi connessi con gli eccessi di queste forme di azzardo. Sono stati trovati esempi di tutti e 10 i sintomi del DSM-IV per il gioco d'azzardo patologico nei sermoni dei secoli 18 ° e 19 °.


Dunque parliamo di archetipo, non solo nella accezione junghiana di forma universale di pensiero ad elevato valore simbolico, ma di vero e proprio modello di lavoro psichico, operante in una molteplicità di situazioni della vita ordinaria, e non solo davanti a un gratta e vinci o una slot machine. “Azzardare una ipotesi” è considerata per lo più una azione meritoria nel campo della ricerca, ma anche in molti altri campi del sapere e più genericamente dei comportamenti umani.   Azzardare è un valore positivo, quando è sostenuto da competenze cognitive che supportano, guidano e controllano il processo, potendone regolare il  rischio e governarne gli esiti.


Le capacità divinatorie che per secoli hanno dato ampia prova di sé, nel guidare scelte e decisioni anche di notevolissimo rilievo per i corsi della storia, e i cui esiti non sempre sono stati all’altezza delle attese, hanno progressivamente lasciato il posto, sebbene in modo parziale, a strumenti e tecnologie sofisticate, che tuttavia non hanno affatto saturato le domande di certezza e rassicurazione espresse dai più, né il desiderio innato, e in talune persone molto prepotente, di “giocarsela” sempre e comunque, anche in situazioni di grande incertezza o di forte rischio.


La funzione simbolica del linguaggio svolge una parte importante nel costruire metafore, giochi di parole, che talora mascherano la relazione tra gioco e azzardo, talora la rendono esplicita, talora costituiscono dei veri imbrogli semantici. “Giocarsi il futuro” è il prototipo di tutto ciò che è possibile giocarsi in una vita, ma ciascuno può declinare in vario modo la propria idea di futuro e articolare il personale concetto di gioco. In questo mondo metaforico si annidano  le numerose possibilità combinatorie del linguaggio e delle rappresentazioni mentali e sociali sul gioco d’azzardo, a conferma che gioco, probabilità, azzardo sono dei fili importanti e onnipresenti della trama del nostro quotidiano, ma proprio per questa ragione è importante vagliare con attenzione critica associazioni lessicali, metafore, giochi di parole che propongono visioni riduttive e semplificate del problema, illudendoci di contenere anche la soluzione al problema stesso. Ne abbiamo avuto ampia dimostrazione nel campo delle droghe, dove per anni hanno dominato le metafore del tunnel, della morte, delle semplificate contrapposizioni tra sistemi valoriali, che, come è noto, non hanno prodotto alcun risultato positivo per la riduzione dei rischi e dei consumi di droghe.


La forza delle proposizioni sui rischi del gioco d’azzardo sembra risiedere nella capacità di evocare tanto i danni alla salute che la loro curabilità, oltreché nella possibilità di prevenire gli stati morbosi prodotti dagli eccessi di gioco attraverso misure di controllo, piuttosto che attraverso la capacità di produrre cambiamenti individuali e sociali mediante misure e processi di responsabilizzazione. La realtà è complessa e non dicotomica, così le tendenze verso l’uno o l’altro modello si mescolano e coesistono. Accanto infatti alla indicazione di curare la malattia da gioco, sta il richiamo ad una maggiore sobrietà nei consumi e nella pubblicità, fino a proposte di misure escludenti ogni forma di gioco d’azzardo. Tuttavia, osservando nel merito le proposte che emergono dal dibattito, si nota come la visione che informa la maggior parte delle soluzioni sia fortemente ancorata al riduzionismo e alla semplificazione di fenomeni complessi ai quali si pretende di dare risposte puntuali, come stabilire la distanza minima ottimale dei luoghi di gioco dai contesti di aggregazione ed educativi. Naturalmente è vero che il numero delle persone che giocano è direttamente correlato anche alla densità di occasioni di gioco, almeno fino alla saturazione teorica dei soggetti vulnerabili e alle disponibilità del mercato, tuttavia la soluzione proposta è più ispirata all’idea della fisicità del contatto con relazione causa effetto che non alle variabili del processo decisionale individuale che conducono alle scelte.


È dunque con questo atteggiamento che proponiamo di affrontare, in un convegno tematico sul gioco d’azzardo, la molteplicità degli aspetti che lo caratterizzano, chiamando al confronto tutti i soggetti che ritengono di poter e dover contribuire con onestà intellettuale, desiderio di confronto, idee innovative e competenze, alla definizione di strategie e processi di cambiamento reali, sapendo che solo un rigoroso e preciso lavoro di conoscenza e messa in comune di competenze, potrà essere efficace e produttivo.


Per leggere le relazioni del convegno: http://www.newsletter.federserd.it/?fuseaction=skdnewsletter&IDNewsletter=110


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)