La statistica accusa: «Stranieri pericolosi»
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La statistica spesso inganna. Lo faceva notare anche Trilussa e spiegava che se un ricco mangia un pollo intero, per la statistica il povero ne ha mangiato mezzo. Ma i numeri sono un indice di pericolo. Segnalano un fenomeno.
Quantificano la gravità dell'allarme. E il fatto che sempre più stranieri, e soprattutto immigrati dall'Est, siano protagonisti di incidenti stradali gravi, che spesso si mettano al volante ubriachi, che ancora più spesso non rispettino il codice della strada e quello del semplice buon senso, non può essere ignorato o sottovalutato.
Secondo uno studio dell'Associazione amici sostenitori della Polstrada, gli stranieri coinvolti in incidenti stradali sono il doppio degli italiani (dati 2007). Tra le cause, l'abuso di alcol, la violazione sistematica delle norme di comportamento e la guida di veicoli in cattivo stato. Oltre agli episodi di questi ultimi giorni, nella Capitale e dintorni, l'asfalto si è tinto più volte di sangue per colpa di extracomunitari (o ex extracomunitari) che avevano alzato il gomito o ignorato la segnaletica. Il 18 luglio un moldavo ventenne su un furgone rubato ha «speronato» a 160 chilometri orari e ucciso un coetaneo che era a bordo di una Citroen C3 ed è stato condannato a 16 anni per omicidio volontario; a Ferragosto, sulla «bretella» dell'A1 un altro romeno con famigliola al seguito ha percorso contromano 17 chilometri prima di essere bloccato dalla Polstrada; il 21 settembre sull'Aurelia, all'altezza di Ladispoli, un romeno sbronzo ha provocato la morte di un'ottanduenne che era a bordo di un'auto condotta dalla figlia e ferito un poliziotto; il 5 novembre ad Acilia un nomade-croato di 26 anni «strafatto» e gonfio d'alcol ha imboccato via dei Romagnoli controsenso e ha travolto 13 persone che aspettavano l'autobus, ferendone undici. Tanto per citare alcuni casi, eclatanti ma non isolati. Certo non si può fare un nesso di causa-effetto fra nazionalità ed etnia da un lato, e pericolosità sociale dall'altro. Sempre gli stranieri sono quelli che subiscono in misura maggiore le conseguenze di una condotta stradale criminale. E la macabra conta delle vittime fa emergere che anche molti «carnefici» sono italiani. Ma le cifre parlano chiaro e molti si chiedono come mai agli «onori» della cronaca non salgano altrettanto frequentemente membri della numericamente florida comunità filippina romana, che pure in molti casi sono «automuniti» e non astemi. La risposta, probabilmente, è che i filippini sono riusciti a integrarsi, rispettano le regole, hanno una più robusta coscienza civica.
Di fronte a questa escalation apparentemente inarrestabile, c'è chi invoca la tolleranza zero, l'aumento delle pene, la modifica draconiana del codice. Dimenticando un altro numero, quello relativo ai controlli: in Italia le probabilità che un automobilista venga fermato dalla polizia sono pari allo 0,1%. L'impunità, insomma, è praticamente una certezza. Forse, allora, sarebbe meglio cominciare da qui.