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Le cause dell'alcolismo: una rassegna

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CAUSE DELL'ALCOLISMO


Molti sono gli studi fatti per stabilire le cause che portano all'etilismo. Le ricerche condotte su fratellastri hanno evidenziato che il rischio di alcolismo è maggiore nei soggetti che avevano un genitore biologico etilista e minore in quelli adottati. Un secondo studio ha considerato i figli di persone alcoldipendenti separate nei primi mesi di vita dai genitori e in seguito adottati e li ha rapportati con i bambini di persone non dedite all'alcol. Il risultato è stato che i primi, in età adulta, hanno presentato un rischio superiore di alcolismo rispetto ai figli di non etilisti. Altri studi sono stati fatti su campioni di età adulta che avevano avuto il padre alcolista e sono stati confermati i risultati, cioè che i figli di genitori alcolisti possono sviluppare più facilmente e più precocemente forme varie di etilismo.
La ricerca scientifica che si pone lo scopo di dimostrare con certezza una predisposizione genetica nei confronti dell'alcolismo, è ancora molto lunga, perché oggi non è ancora possibile dire questo con sicurezza: per ora possiamo soltanto affermare che esiste una certa familiarità nei confronti dell'abuso di alcol e che le diverse risposte soggettive all'assunzione condizionano la velocità di comparsa della tolleranza e della dipendenza.


Lo studio fatto sulle caratteristiche delle persone, nel tentativo di definire una personalità prealcolica, basati sulla valutazione di quei fattori psicologici che eventualmente porterebbero a una condizione di alcolismo, non hanno ottenuto risultati chiari. Siccome l'alcol modifica la personalità e le caratteristiche biofunzionali del soggetto, è difficile stabilire un nesso tra ciò che è l'alcolista e la persona che era prima, perciò non è ancora possibile stabilire se una persona con certe caratteristiche sia più o meno predisposta di un'altra a diventare un'alcolista.
Altrettanto difficile è definire la personalità alcolica, perché molto diverse tra loro sono le persone che bevono eccessivamente , differenti sono i modi , la qualità e la quantità delle bevande scelte e vari sono i fattori psicologici, fisici, di emarginazione, di angoscia, di reazione al sociale che contraddistinguono ogni alcolista.
Forse l'unica costante è la tendenza a nascondere, anche a se stesso, la dipendenza, giustificandola per vergogna e convincendosi di poter smettere in qualsiasi momento: insomma l'alcolista tende a ignorare e a negare la sua condizione. Non essendo possibile definire in modo soddisfacente la personalità alcolica, ma, partendo dal presupposto che l'alcolismo è una malattia, valutando l'etilismo come un problema sociale e considerando i differenti aspetti comportamentali, le diverse dinamiche psicologiche delle persone e i cambiamenti personali in funzione della reazione dell'ambiente e del contesto in cui il soggetto si trova, è possibile però tracciare alcune tipologie di bevitore, distinguibili tra di loro per la condotta etilica:


Bevitore compulsivo. Beve ogni giorno fino ad ubriacarsi; dopo aver iniziato a bere, non riesce più a controllarsi. Smette soltanto perché lo stato di incoscienza, la fine del denaro o interventi esterni lo costringono ad arrestarsi. Riesce a trascorrere brevi periodi di astinenza o intervalli fra le bevute, ma il primo sorso di alcol fa immediatamente scattare il comportamento del "tutto o nulla" e continua a bere fino a ubriacarsi. Questo tipo di bevitore tende a colpevolizzarsi, talvolta è aggressivo e desideroso di affetti , ma in fase di intossicazione alcolica può trasformarsi completamente alternando l'aggressività alla depressione.


Bevitore gregario. Corrisponde all'alcolista da bar o da trattoria di paese, che di rado perde totalmente il controllo: ingerisce grandi quantità di alcol, ma riesce a smaltirle nelle serate in compagnia.
L'alcol ha la funzione di elemento unificante tra i singoli bevitori che, pur avendo personalità diverse, riescono generalmente ad armonizzare tra di loro, a scambiarsi formule semplici per la risoluzione dei problemi del mondo, a darsi pacche sulle spalle, ad abbracciarsi e ad avere atteggiamenti di intima amicizia. In genere il gregario non soffre di particolari frustrazioni o conflitti in quanto delega al gruppo i suoi sentimenti repressi e i suoi problemi. In questa categoria di bevitori rientrano coloro che bevono per identificarsi in un modello culturale, per esempio gli artisti o gli studenti del campus universitario. Sovente il modo di bere del singolo si adatta a quella del gruppo, tanto che l'uscita da questo può portare anche a una riduzione dell'abuso di alcol; perciò l'appartenente a questa tipologia dovrebbe essere colui che ha la prognosi più favorevole nei confronti del bere.


Bevitore autistico. Corrisponde al clochard, al mendicante-assistito, al barbone per vocazione, all'artista introverso e chiuso al mondo. Sono in genere persone emarginate dalla società o per rifiuto o per costrizione, ma che non sono necessariamente "fuorilegge". Vivono grazie all'assistenza o a un'attività minima che consente loro di sopravvivere. L'alcol potrebbe essere il mezzo di consolazione per la situazione vissuta, oppure potrebbe essere stato la causa di questo tipo di vita. Talvolta questo tipo di bevitore vive momenti di grande generosità, di acquisti insensati e di tentativi di mutamento radicale della sua vita. L'alcolismo autistico può anche rappresentare il punto di arrivo di altre forme di alcolismo, soprattutto quando il soggetto subisce un'emarginazione violenta durante il suo percorso di etilista. Questo fa sì che l'appartenente a questa tipologia sia difficile da curare e da disintossicare.

Bevitore solipsistico. Corrisponde al professionista che si chiude nello studio e passa buona parte del tempo a bere, soprattutto superalcolici. Questo tipo di bevitore sfoga nell'alcol le tensioni della vita quotidiana, la sua paura di non farcela e di non essere all'altezza.. La società o, a suo tempo, la famiglia contribuiscono a creare la paura di non essere all'altezza, di non essere capace di soddisfare il suo compito e a creare, quindi, una situazione di grande conflitto. Il soggetto spesso diventa alcolista non quando si impegna per soddisfare la sua immagine, ma piuttosto quando si accorge che questa era coatta. Può essere definito un alcolismo da successo, e si può manifestare in tutte le classi sociali quando il punto d'arrivo non è in sintonia con i reali investimenti personali. L'alcolista solipsistico nega la sua dipendenza, la nasconde, se ne vergogna e la giustifica.


Bevitore regressivo. E' colui che beve periodicamente, intervallando mesi di eccessi a mesi di bevute normali. E' un soggetto che cerca di controllarsi, ma in situazioni a rischio, come in compagnia, a un ricevimento o quando la scelta delle bevande è ampia, difficilmente riesce a mantenere i buoni propositi Il soggetto insomma è consapevole del problema e pur essendo in grado di autocontrollarsi, si lascia coinvolgere facilmente in situazioni di tipo disinibitorio e di eccesso. La ricaduta lo riempie di vergogna, d'impotenza, ma anche di aggressività.


Bevitore reattivo. Incontra l'alcol in conseguenza di una situazione dolorosa, come un lutto, e il tutto assume il carattere di una crisi. Non essendo in grado di reagire diversamente, beve e questo accentua la disperazione che ha scatenato la situazione. La battaglia contro l'alcol diventa particolarmente fallimentare e destinata a cocenti sconfitte., perché l'alcol diviene il mezzo per sopportare, per lenire le paure e il dolore, diventando così un sostituto affettivo gratificante e soddisfacente. Anche la casalinga frustrata e insoddisfatta del suo ruolo corrisponde a questa tipologia di bevitore, perché l'alcol diventa il mezzo compensatorio della situazione a cui non riesce a ribellarsi e diviene una forma di aggressione nei confronti dell'uomo che la fa sentire una donna-oggetto.


Bevitore pulsionale. E' colui che, pur bevendo in modo eccessivo se sollecitato emotivamente, pur ricorrendo all'alcol per eludere l'ansia e i conflitti, è consapevole della sua dipendenza, ma cerca l'alcol volontariamente, perché questo assume il significato di sedativo e diventa una fonte di piacere. Anche se è consapevole dei danni che si procura, preferisce bere per affrontare situazioni di tensione o di noia quotidiana. La pulsione di bere è intimamente accettata e lo smettere viene vissuto come un tremendo dispiacere e un progetto sempre futuro. Questa dipendenza ricorda molto quella del fumatore che considera il fumo come una parte del suo vivere normale.


Alcol e disturbi psichiatrici


Tra le cause di alcolismo ci sono sicuramente le manifestazioni psichiatriche, infatti sovente l'abuso di alcol è secondario a una patologia psichiatrica.


Per diagnosticare questo tipo di alcolismo è necessario tenere il paziente sotto osservazione per almeno un mese e, se i sintomi continuano anche in condizione di astinenza, si tratta allora di un disturbo psichiatrico, sul quale si è innestato anche l'abuso di alcol. Certo non è facile la valutazione, perché il soggetto può essere condizionato dall'effetto dell'alcol anche nei momenti di sobrietà e perché l'alcol nel tempo modifica le manifestazioni della malattia psichiatrica stessa.

Questi soggetti possono guarire dall'alcolismo soltanto dopo aver risolto il disturbo psichiatrico. Le persone che stanno maturando problemi di ordine psichiatrico, spesso ricorrono all'alcol nel tentativo di ridurre l'ansia, la coscienza dei disturbi, tollerare l'isolamento oppure per cercare situazioni liberatorie e piacevoli: l'alcol diviene, insomma, una forma di autoterapia. Trattare questi pazienti è molto difficile, specialmente perché rifiutano l'approccio psicoterapeutico, psicofarmacologico e non vogliono la risocializzazione.


Alcol e disturbi psicologici


I disturbi affettivi, presenti in tutte le malattie mentali, sono sovente all'origine dell'alcolismo.


Depressione. Spesso è la conseguenza dell'alcolismo, ma in molti casi rappresenta la causa dell'insorgenza dell'alcolismo

Tristezza. Porta sovente alla ricerca di meccanismi di sollievo come l'alcol, che diventa o il mezzo euforizzante o lo strumento di autodistruzione e di punizione

Nevrosi isterica. Il soggetto tende alla trasformazione simbolica sul piano somatico dei conflitti interni, quindi tende a cambiare idee e sentimenti, trasforma i propri affetti in comportamento (svenimenti, sceneggiate...), cambia umore spesso, vuole essere al centro dell'attenzione senza sforzarsi troppo, seduce ma senza impegno, manipola la realtà, ha un atteggiamento irritante e lotta fra un bisogno di dipendenza e sottomissione e uno di affermazione. Questa è la condizione tipica dell'alcolista, che tende a esteriorizzare i problemi interni nel gesto del bere, perciò le sue difficoltà si concretizzano nell'atto e diventano più affrontabili e risolvibili

Nevrosi fobica. Le paure e l'ansia, il continuo stato di allarme, diventano i fattori che scatenano l'abuso di alcol per il suo dubbio effetto ansiolitico, perciò il bere fino allo stordimento diventa un efficace palliativo

Nevrosi ossessiva. La rigidità di pensiero, l'incapacità di andare oltre il particolare e di collegare più elementi per formare il tutto, la rigidità emotiva, il tentativo di sostituire i sentimenti con la razionalità, le crisi persecutorie, di spersonalizzazione e di rabbia caratterizzano le persone affette da nevrosi ossessiva e queste abusano con l'alcol in quei momenti di particolare ansia , e alternano periodi di consumo con tentativi di recupero per il timore di perdere il controllo della situazione.

Ansia. L'alcolismo è probabilmente la principale conseguenza del disturbo da ansia generalizzata, situazione caratterizzata da una sensazione di allarme continua, come se dovesse accadere qualcosa da un momento all'altro, da tremori, contratture muscolari, da irrequietezza motoria, da formicolii, da battito cardiaco accelerato, da una sensazione di soffocamento.

Attacchi di panico. Si verificano crisi di terrore non scatenate da alcuna particolare situazione, così "a ciel sereno", L'alcol, in questi casi, funge da calmante, procura un temporaneo sollievo tanto che questi pazienti non affrontano certe situazione senza prima aver bevuto qualcosa.


Disturbi della personalità. Causati essenzialmente da un atteggiamento troppo rigido, non adattivo che causa una significativa compromissione nei rapporti sociali e lavorativi, sono di frequente associati all'abuso di alcol.

Disturbo antisociale. Le persone che hanno un comportamento irresponsabile e antisociale, che non accettano le regole, anzi tendono a infrangerle volutamente, assumono spesso l'alcol e ne abusano, questo proprio per identificarsi in un modello di vita antisociale e quindi ricco di elementi come la rissosità, la promiscuità o l'aggregazione in bande; in genere appartengono a questa categoria i giovani al di sotto dei 30 anni incapaci di sostenere un'attività lavorativa stabile e continuativa, irritabili e aggressivi. Questa particolare situazione presenta una certa familiarità, infatti è possibile ereditare dall'ambiente familiare la predisposizione al disturbo e la tendenza all'etilismo.

La timidezza. In alcuni soggetti giovani la timidezza, il timore di un giudizio negativo, il disagio sociale, le insicurezze sono i punti di partenza per l'abuso di alcol, che ha, per loro, una funzione di facile conforto. A questa categoria appartengono quegli alcolisti chiusi e introversi, che trovano nell'alcol il coraggio per esprimersi, per farsi valere, per manifestare quanto è represso, per partecipare alla vita rimanendo comunque in disparte.


Altri disturbi. Ci sono persone che bevono perché si sentono sempre in uno stato di tensione elevato, generato dal timore, immotivato, di essere sfruttati o danneggiati, mentre altri bevono perché sono troppo sottomessi e dipendenti, indecisi e a disagio di fronte alle critiche. Facilmente predisposti all'alcol sono le persone sempre alla ricerca di attenzioni, di lodi, di rassicurazioni, di compagnia e incapaci di tollerare le frustrazioni. Il soggetto narcisista, che va incontro a crisi di rabbia e a umiliazioni non espresse, che ha una grande autostima, tendenzialmente rifugge l'alcol, ma saltuariamente incorre in eccessi alcolici.

La psicoanalisi nella valutazione dell'etilismo, oltre a basarsi sulle considerazioni di carattere psicologico e comportamentale, si avvale di test psicometrici, di test di personalità e di test di efficienza. Tutto questo può essere utile soprattutto nel primo approccio terapeutico e anche per una valutazione oggettiva dei cambiamenti che una persona fa nel tempo con eventuali progressi o regressi.


Alcol e fattori socio-ambientali


Il fenomeno dell'alcolismo è sicuramente influenzato da fattori ambientali, professionali, culturali ed economici. Esiste una correlazione tra l'ambiente in cui si vive e il bere, per esempio nelle zone a produzione vinicola il consumo di alcol è essenzialmente sottoforma di vino, nelle zone urbanizzate si bevono birra e distillati. Comunque deve essere considerato anche come il comportamento delle persone nei confronti della bevuta eccessiva sia diverso tra la campagna e la città.
Alcune professioni possono indurre più di altre all'abuso alcolico:


Il lavoro contadino, che per tradizione attribuisce all'alcol qualità energetiche e protettive, facilmente stimola il consumo eccessivo.
La pronta disponibilità di bevande alcoliche, come accade ai produttori, ai viticoltori, ai distillatori etc., può indurre al consumo eccessivo.
La fatica, i ritmi elevati di lavoro, la monotonia o la scarsa valorizzazione del lavoro sono situazioni che aiutano a giustificare un grande consumo di alcolici.
Sembra che gli addetti ai bar, i commessi viaggiatori, i rappresentanti e persone che per lavoro sono a contatto con il pubblico siano particolarmente esposti al rischio, non potendo rifiutare un bicchierino offerto.
La condizione socioeconomica influisce sulla condizione di alcolismo sia direttamente per la scarsità di mezzi economici necessari per una vita dignitosa e soddisfacente, sia per la difficoltà a trovare realizzazioni personali. Bisogna però considerare che l'alcolismo nelle classi sociali più agiate sovente viene occultato e viene curato in cliniche private specializzate ed estremamente riservate.


Alcol e cultura


Per analizzare l'influenza della cultura nei confronti della condotta alcolica, è opportuno suddividere in 4 modelli la varie culture.

La cultura dell'astinenza: è caratterizzata dalla proibizione assoluta, per motivi religiosi o di tradizione, di bere alcol e la disubbidienza a questo principio è un'infrazione grave. e passibile di condanna .Questo succede nei paesi musulmani, di religione induista, tra i mormoni, dove il bere è un fenomeno raro, ma esiste comunque il bere clandestino come mezzo di ribellione, Negli ultimi anni anche in queste popolazioni l'alcolismo sta diventando un problema piuttosto rilevante, soprattutto fra i giovani.
La cultura ambivalente: caratterizzata dal forte contrasto tra la valorizzazione del non bere e la disapprovazione totale del bere, è rappresentata, per esempio, dal modello statunitense. In questa cultura viene prodotta la bevanda alcolica, venduta e celata in un sacchetto, che assume l'aspetto di un marchio di vergogna e di uno strumento di colpevolizzazione. Gli Irlandesi, per esempio, disapprovano l'alcol, ma considerano la capacità di reggerlo come un segno di virilità e di resistenza.
Nella cultura permissiva esistono delle norme che regolano l'assunzione di alcol, infatti si beve durante le feste, le cerimonie, durante i pasti, ma con limiti di orario e di quantità. Esiste una certa intolleranza nei confronti dell'ubriachezza e del comportamento correlato al bere smodato. In questa cultura si colloca quella italiana, spagnola, portoghese ed ebraica, dove l'alcolismo è variabile in rapporto ai controlli che ne limitano l'eccesso. Alcuni sostengono che dove i divieti sono meno forti, i casi di alcolismo siano meno numerosi.
La cultura ultrapermissiva è caratterizzata da un atteggiamento favorevole nei confronti dell'alcol. E' tollerato ubriacarsi in pubblico, tranne nei casi in cui ci siano comportamenti violenti o sessualmente aggressivi. La Francia appartiene a questo tipo di cultura, in cui si accetta l'ubriachezza pubblica, ma si viene a creare una situazione caratterizzata da una maggiore incidenza dei problemi correlati con l'alcol.
Da recenti studi è emerso che la popolazione italiana presenta in grande maggioranza bevitori asintomatici, cioè che non presentano nessun problema alcolcorrelato e un basso numero di alcoldipendenti. Gli italiani educano i figli all'uso moderato dell'alcol, incoraggiando il bere durante i pasti e in famiglia e tendenzialmente colpevolizzano l'ubriachezza. Nei paesi anglosassoni invece tendono a dissuadere gli adolescenti dal bere, ma poi apprezzano orgogliosamente la capacità del maschio di sopportare bene grosse quantità di alcol.
Oltre a questi diversi modelli culturali, bisogna tener conto del valore che viene dato all'alcol. In alcuni paesi, come l'Italia, l'alcol è considerato come un dissetante e un nutrimento, mentre in altre culture ha un valore di euforizzante. Purtroppo tali tendenze culturali stanno prendendo piede anche nel nostro paese. Questa valenza diversa determina profonde differenze in termini di controllo culturale sui consumi di alcol: infatti, se si beve per dissetarsi, il consumo di alcol termina quando la sete è soddisfatta e il controllo della quantità è in parte affidato alla natura, mentre se la ragione del bere è la ricerca dell'euforia che questo può produrre, si pone il problema di regolare l'uso della sostanza che ha sicuramente effetti tossici.


L'uso di alcol è per tradizione e cultura sempre stato di prerogativa maschile, mentre il consumo femminile è sempre stato correlato a credenze e condanne, basta ricordare la credenza una volta diffusa, dell'acidificazione del vino se toccato da una donna in periodo mestruale. Addirittura la pubblicità attribuisce a certe bevande, come per esempio gli amari, caratteristiche di forza e di virilità, Inoltre l'alcol, nelle culture occidentali, è sinonimo di forza tanto che una persona viene considerata tanto più potente quanto meglio lo regge e l'astemio scatena spesso idee di diversità del tipo "se sei un uomo devi bere". Viene classificato socialmente anche il tipo di bevanda bevuta, diminuisce infatti il consumo del vino, collegato al ceto contadino, e aumenta l'uso del superalcolico per evidenziare il distacco generazionale tra il padre e il figlio evoluto, che beve liquori in discoteca o al bar. Il bevitore di birra è considerato il più gioviale e il più buono e la sua figura spesso è collegata alla persona obesa e gioviale. La birra e il vino sono associati a un modo di bere in compagnia tra canti e risate, mentre il superalcolico rappresenta un modo di bere solitario, nevrotico e triste. Al gesto del bere sono collegati valori socializzanti, e i luoghi del bere sono visti come luoghi di incontro nei quali è possibile sviluppare e mantenere solidarietà fra le persone. Tutti questi principi folcloristici e culturali accompagnano il bere e fanno di questo un uso comunemente accettato dalla società: non possono essere considerate come cause di alcolismo, ma sicuramente possono favorire e incrementare il consumo e l'abuso di bevande alcoliche.

Pubblicità


E' opinione condivisa da molti che la pubblicità incida notevolmente sul consumo di alcol, soprattutto nei paesi con forti interessi in questo settore, dove la spesa per la pubblicità è nettamente superiore a quella destinata alla lotta contro l'alcolismo. I messaggi sono rivolti specialmente ai giovani e alle donne, tanto che su riviste prettamente femminili c'è stato un aumento della pubblicità specialmente nei confronti di birre e di superalcolici. La pubblicità tende a proporre nuovi valori nell'uso delle bevande alcoliche facendo ricorso a modelli di comportamento come l'associazione simbolica di alcol e ricchezza, di alcol e sesso o di alcol e salute. Naturalmente questi messaggi hanno azione soprattutto sul debole, che ha bisogno di un esempio con il quale rapportarsi e a cui ispirarsi e che può così diventare un potenziale alcolista.
La sovrabbondanza e il prezzo accessibile a molti delle bevande alcoliche in commercio sono un incentivo al loro consumo, inoltre anche l'acquisto nei grandi centri commerciali in modo anonimo contribuisce in parte a stimolare l'uso dell'alcol.


La famiglia


La famiglia sembra avere un ruolo importante nell'alcolismo maschile, soprattutto quando c'è un padre alcoldipendente. L'alcolismo femminile non è necessariamente collegato a un padre con il problema dell'alcol, piuttosto basta una figura paterna autoritaria, iperprotettiva, severa e che mostri una esagerata predilizione per la figlia a spingere una donna, con un bere già problematico, ad eccedere. Si può pensare che nell'infanzia si determini una predisposizione, una potenzialità che potrebbe concretizzarsi oppure non emergere mai in età adulta, a seconda dell'entità dei conflitti e dei fattori esterni. Il maschio alcolista cresciuto in un nucleo familiare di questo tipo cerca la moglie iperprotettiva e più anziana in grado di dargli un rapporto di tipo materno. La donna spesso sposa un bevitore, pur sapendolo prima, nel tentativo di riprodurre la schema familiare già vissuto e convinta di poterlo correggere.


In un figlio di genitori alcolisti gli esiti e le conseguenze sullo sviluppo sono di varia natura e molteplici, riassumibili in:


problemi di identificazione, di socializzazione e di scarso adattamento in adolescenza
disturbi della propria immagine con manifestazioni a volte di natura fobica, ipocondriaca o isterica
disturbi di elaborazione dell'aggressività, che può essere portato, in età adulta, a scaricare in modo diretto o indiretto e a smorzare questa inconciliabile situazione di ambivalenza, bevendo in eccesso
disturbi dell'affettività per il messaggio contrastante e confuso dato dal padre a livello di affetto che spesso porta ad un'alleanza con la madre e a una dipendenza, quando lei è possessiva, o a una crescita rapida e anomala nella fase evolutiva, quando lei lo spinge a diventare grande velocemente.


Conclusioni


Le cause che generano il fenomeno dell'alcolismo sono veramente molte, tanto che risulta impossibile stabilire con certezza fattori causali predisponenti più di altri. Certamente esiste un'insieme di più fattori socioculturali e psicologici alla base del problema. Su questi interviene poi l'effetto della sostanza, che costituisce il terzo elemento di grande importanza nel decidere di continuare a bere. L'alcol può essere considerato come il mezzo per sostituire o prolungare una situazione carente, può essere il mezzo per sentirsi disinibiti, euforici, tranquilli, per non sentire dolore, per socializzare meglio o perché è un uso comune. I motivi che inducono una persona a bere sono diversi e contrastanti fra di loro, dipendenti esclusivamente dalla propria personalità. Unica condizione costante è che l'uso continuato di alcol induce una diminuzione delle capacità mentali e razionali di una persona sfociando nel tempo in una vera e propria modificazione dell'Io. Il senso di critica cala, il controllo diminuisce e si accentua l'incapacità ad uscire dalla dipendenza e i vuoti che l'alcol crea nello stesso tempo li riempie. L'alcolismo cronico ruba insomma tutte le caratteristiche di una persona, facendola regredire sino ad acquisire significativi comportamenti infantili come la ricerca di una continua soddisfazione e la passività. Questo processo accomuna gli alcolisti, che arrivano ad assomigliarsi tutti, proprio per l'effetto di spersonalizzazione determinato dalla sostanza.Il processo di alcolismo si basa su 3 punti essenziali:


l'alterazione delle percezioni ambientali del soggetto determinate dall'alcol
il soggetto modifica l'ambiente sia direttamente che indirettamente
l'ambiente influisce sulla persona e gestisce l'attrazione nei confronti dell'alcol
Unico modo certo per uscire da questa grossa dipendenza è l'intervento terapeutico mirato a valutare e ad affrontare tutti e 3 questi fattori che si influenzano fra di loro, si rinforzano fino a causare l'alcolismo.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)