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Le Epatiti, nemiche troppo spesso silenziose

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LE MALATTIE del fegato, comunemente conosciute come epatiti, sono molto frequenti: interessano fino a un quarto della popolazione. Di solito però il fegato non fa male e l'epatite non dà sintomi, specialmente nella forma cronica: allora come ci si può accorgere di avere un problema di questo tipo? «I problemi al fegato si evidenziano attraverso gli esami del sangue - risponde Pietro Fusaroli (foto), gastroenterologo dell'Ausl -. Occorre quindi controllarli facendo attenzione ai valori delle transaminasi e della gamma gt. Un altro campanello di allarme può essere la presenza di steatosi epatica, ossia di fegato grasso, nell'ecografia dell'addome. Se gli esami risultano sopra la norma o se vi sono alterazioni nell'ecografia, molto spesso significa che c'è un problema al fegato che va approfondita dal medico».
LE FORME più comuni di malattia del fegato sono le epatiti A, B, C, la steatosi epatica e l'epatite da alcol. Le epatiti possono essere acute o croniche. Le une possono trasformarsi nelle altre, tranne l'epatite A. «Che è causata da un virus - spiega Fusaroli - . Si possono avere dei sintomi, come malessere, febbre, anoressia, ittero (colorazione giallastra della pelle e delle sclere). In moltissimi casi tuttavia l'ittero non è presente e il paziente presenta sintomi poco specifici che possono far pensare a una semplice influenza. Il virus si trasmette normalmente per via orale con alimenti infetti. L'individuo malato elimina il virus con le feci e questo può contribuire alla diffusione dell'infezione. La malattia si manifesta in genere dopo circa 15-45 giorni di incubazione. In genere si tratta di una malattia benigna che guarisce completamente senza lasciare esiti. E' importante sapere che esiste un vaccino, utile soprattutto se si va in paesi a rischio».
Anche le epatiti B e C sono causate da virus. In tutt'e due i casi la malattia si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto.
«L'epatite B - precisa il gastroenterologo - si trasmette anche attraverso rapporti sessuali non protetti e molto facilmente da madre a figlio, al momento del parto. Se contratta in giovane età diventa spesso cronica. Tra gli adulti si stima circa un milione di persone con infezione da virus B che cronicizza solo nel 5% dei casi. Anche in questo caso esiste un vaccino, obbligatorio per legge dal 1991, quindi oggi risultano protette tutte le persone fino a 18 anni di età. Restano esposti gli adulti sopra i 18 anni, in particolar modo gli immigrati dai paesi dove l'infezione è molto frequente. Nell'epatite C, che si trasmette anch'essa per contatto con sangue infetto, è più raro il contagio attraverso i rapporti sessuali. Questa malattia virale diventa cronica in circa la metà delle persone contagiate, ed è ritenuta responsabile di circa il 70% dei casi di cirrosi epatica. Non esiste vaccino, ma può essere prevenuta con misure di igiene». In generale, l'epatite che cronicizza può non dare manifestazioni, oppure può essere attiva e condurre inevitabilmente a una degenerazione del tessuto del fegato che, in pratica, muore un po' alla volta.
LA DEGENERAZIONE viene detta cirrosi. Cosa accade? «Le funzioni del fegato diminuiscono - spiega ancora Fusaroli -, quindi si ha accumulo di tossine nel sangue, viene meno la produzione di enzimi e ormoni e risulta compromesso il metabolismo. La cirrosi non è provocata soltanto dall'epatite cronica ma anche da altre malattie o condizioni, per esempio l'alcolismo. L'altra conseguenza dell'epatite cronica attiva è l'aumento del rischio di carcinoma epatico, un tumore molto aggressivo. Va però detto che oggi, mentre per le epatiti acute sono sufficienti riposo e corretta alimentazione, per quelle croniche, a seconda dei tipi esistono farmaci efficaci, in grado di portare alla guarigione».
La gastroenterologia dell'Ausl ha ambulatori dedicati alla diagnosi e alla terapia delle malattie del fegato sia all'ospedale di Imola che di Castel San Pietro, a cui si accede tramite prenotazione Cup, previa prescrizione del medico di famiglia.