Le notti da sballo dei nostri ragazzi... Riflessioni
Le notti da sballo dei nostri ragazzi... Riflessioni
Luciano Verdone
Una sedicenne, Bianca Maria Guala, ha scritto al "Corriere della Sera" parlando di una sua esperienza estiva, in Grecia,
nell'isola di Jos. "A Jos - afferma - si va per stare fuori fino a tradissimo e per conoscere gente. Io non ho conosciuto
nessuno: ho passato dieci giorni a ballare fino alle 8 del mattino, sempre in giro tra discopub e ragazzi ubriachi. Alla fine
odiavo quell'isola".
Mai in spiaggia a fare il bagno, poco cibo, neanche una visita all'isola. Nessuna nuova conoscenza perché alcol e musica ad
alto volume non favoriscono la comunicazione. Spossatezza perenne per il gran ballare ed il poco dormire. Ragazzini ubriachi
- perché Jos è l'isola dei giovanissimi - in giro all'alba per stradine e piazze a vomitare l'anima. "Seguivo l'orda, come
una prigioniera, costretta a bere e a ballare fino allo sfinimento, succube del cugino ventenne. L'anno prossimo, piuttosto
che passare una vacanza così, - conclude - sceglierò di andare a lavorare".
La lettera, pubblicata on line, ha suscitato contrastanti reazioni nei lettori. Per qualcuno si tratta di un testo costruito,
inautentico. Altri, anche loro giovanissimi, si difendono dicendo: Non siamo tutti così!
Altri ancora assolvono i ragazzi ricordando che anche i trentenni e non pochi quarantenni si divertono allo stesso modo,
magari con l'aggiunta di una dose di polvere bianca. Per altri, infine, l'esperienza di Bianca Maria è analoga a qualunque
serata in discoteca italiana. "Non li vedete - scrivono - i ragazzini, perfino di 13 e 14 anni, che, in mancanza di drink più
raffinati, si strafanno di birra il sabato sera, magari ai giardinetti, nelle grandi come nelle piccole città?".
Una generazione intera, azzarda qualcuno, condannata a soffrire domani di cirrosi epatica. Alcuni, infine, sottolineano
l'assenza colpevole dei genitori che mandano allo sbaraglio una sedicenne, o per insensibilità formativa, oppure per una
inaccettabile visione dell'educazione: quella di esporre la figlia ad una benefica cura d'urto per farla tornare vaccinata
contro gli eccessi della vita.
Una considerazione. Anche un posto meraviglioso, qual è un'isola greca, diventa insignificante, anzi odioso, quando mancano
nel soggetto conoscente le disposizioni adeguate.
Una domanda. Quanto deve essere profondo il vuoto nella mente e nel cuore di un adolescente per spingerlo, in modo
deliberato, a stordirsi con sostanze e rumori? Quanto debole l'identità di un ragazzo per lasciarsi soggiogare come uno
schiavo dal gruppo? E quanto relativismo etico nei suoi genitori?
I genitori. Si tratta probabilmente di gente che non si è mai confrontata seriamente con domande di fondo sul senso della
vita. Forse sono sessantottini che hanno fatto della libertà un assoluto, perdendo di vista le mete a cui la libertà può
condurre.