Le notti dell'alcol senza limiti: i ragazzi e le feste sulla spiaggia
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L'ultimo caso: a Lecce una ragazza finisce in coma per le bevute
Il Corriere della Sera 13 agosto 2009
Mezzo litro di vodka. E si è accasciata. Non sonno da sbornia, ma coma da alcol. Ha rischiato di morire su una spiaggia nella notte di San Lorenzo, Annamaria, napoletana, 15 anni. Troppo ubriachi anche gli amici, tutti minorenni, per accorgersi che stava male. È successo a Porto Cesareo (Lecce). Ma non solo. Coma e collassi sono in aumento, traguardo frequente di feste e serate alcoliche. Lo dicono i numeri delle Asl, la quantità di giovani al pronto soccorso, i referti che si ripetono: intossicazione da etanolo, di vari livelli, il più grave segna il confine tra la vita e la morte. Forse l'ha sfiorato anche Rosa (nome di fantasia): martedì il 118 l'ha assistita mentre vaneggiava in una piazza di Brescia.
Annamaria come Roberta, 18 anni. Il 4 agosto l'ebbrezza sfrenata colpisce a Panarea, perla delle Eolie. Qui l'alcol si beve sulle barche, musica e dance in mezzo al mare, «rave» tra le onde al prezzo di una discoteca. Si sale in yacht, oppure ci si ancora al panfilo-madre, e la notte va avanti condividendo la musica. L'alcol va giù come l'acqua, mentre la percezione della realtà si allontana. Serate divertenti, assicurano gli organizzatori. Ma Roberta finisce in Rianimazione, la sua esistenza è in bilico. Poi si riprende. Un caso manifesto, tra le centinaia a rischio. Con bottiglie e bicchieri in mano, il popolo della notte varca spesso il pronto soccorso: «Si comincia alle 18 e si finisce alle 4 del mattino », dicono le guardie mediche di Panarea. Quaranta pazienti al giorno, tutti ubriachi. Si riferiscono solo al coma etilico i numeri dell'ospedale di Aosta: 48 da gennaio ad agosto, contro i 25 dello stesso periodo nel 2008. Sono la punta dell'iceberg.
Che accompagna cifre preoccupanti sulla crescita di patologie alco-correlate, come pancreatiti e cirrosi, sempre tra giovanissimi: +5%. Non diverso il trend nel resto d'Italia. Come in provincia di Milano: «La Asl cita un incremento di coma e collassi da alcol tra minori - spiega Francesca Lo Russo, psicologa cha lavora in progetti relativi dipendenze nelle scuole -, purtroppo i giovani tendono ad associare l'alcol al divertimento». E non solo al mare. L'abuso di alcolici non conosce differenze geografiche. E neppure orario. Il 1˚ agosto, a Milano, subito dopo l'ordinanza «no alcol» ai minori di 16 anni, due ragazzine di 14 barcollano in Piazza Vetra nelle prime ore del pomeriggio: tra le mani una bottiglia di vodka. Tasso alcolemico di 2.22 g/l per una delle giovani: oltre all'ammenda, i genitori rischiano una denuncia per abbandono di minore. E le storie non finiscono qui. Si raccontano ogni giorno, ogni ora, ogni minuto su Facebook. Qui gli irriducibili della bottiglia si radunano in gruppi nomi più fantasiosi: «Non sono io ad abusare dell'alcol, ma l'alcol che abusa di me» ha quasi 47 mila fans. «A coloro che sono stati ripetutamente molestati da sostanze alcoliche... cerchiamo donatori di fegato compatibili»: ironica ma d'effetto la frase sulla homepage. Nulla in confronto, però, ai commenti degli adepti: «Barcollo, ma non mollo», scrive Alberto.
Chiede aiuto Anja: «Aiutatemi, ogni sera è buona per una sbornia». È chiaro che scherza. Cita Vasco cambiandone il significato Valentina: «Colpa del whisky o sarà colpa del caffè, ma non mi ricordo più di te». Insomma se non è l'elogio dell'alcol, il gruppo ci va vicino. Più di servizio, invece, «Postumi della sbornia», 7.712 fans, sottotitolo «The day after»: ci si scambia consigli su come alleviare i sintomi da sbronza: pasticche di un famoso antinfiammatorio, caffè amaro o birra, doccia bollente. Dove non arrivano le parole, compensano le foto: vere o false che siano le identità, l'ubriachezza appare autentica. La parola d'ordine è una: «Non guidare, devi bere!». La notte è appena cominciata.