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Le nuove dipendenze e quelle tradizionali: come cogliere i segnali

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Le nuove dipendenze e quelle tradizionali: come cogliere i segnali


di Lucia Giannattasio


Le dipendenze sono spesso tema di inchiesta, soprattutto tra i giovani, per cercare di capire cosa li induce a comportamenti che da semplici e comuni abitudini diventano una ricerca esagerata e patologica e per verificare la loro consapevolezza e conoscenza. Un recente sondaggio su vecchie e nuove dipendenze, su oltre 13mila ragazzi tra i 13 e i 18 anni, realizzato nelle scuole medie di tutta Italia, iniziativa promossa da Società Scientifiche, ha messo sotto accusa le tecnologie che rappresentano le nuove forme di dipendenza che più minacciano il mondo giovanile perché alla portata di tutti. Al primo posto i videogames (49%) indicati soprattutto dai più giovani (il 52% tra i ragazzi di 13-15 anni), seguiti da computer (44%); tv e cellulare, indicati nella stessa percentuale (37% circa). Poco temuti, invece, tabagismo, anoressia/bulimia, tossicodipendenza perché i ragazzi considerano queste patologie connesse a forme di dipendenza diffuse ma controllabili. Il rischio è che si tenda a sottovalutarle a scapito della prevenzione e di un pronto intervento che deve pervenire soprattutto dal mondo degli adulti che spesso non colgono i segnali che giungono dai comportamenti quotidiani dei ragazzi.


È necessario trovare il canale comunicativo perché le dipendenze si creano molto spesso in casa e sono per lo più causate dalle assenze. I segnali ci sono sempre. I ragazzini diventano dipendenti da qualcosa perché reclamano la dipendenza da qualcuno. Ricorrono all'alcool come antidepressivo, ai videogiochi per esprimere la loro rabbia, a internet come mondo virtuale in cui condividere sentimenti con persone che non si conoscono, alle droghe per dimostrare di essere forti. In particolare, i genitori dovrebbero "monitorare" i propri figli anche attraverso i social network perché verificando come si raccontano ai loro amici, cosa dicono dei genitori, aiuta a capire tanto di più e molte volte si scoprono comportamenti, tendenze che rivelano persone completamente diverse da quelle conosciute o che pensavamo di conoscere.


Bisogna essere formati e informati, altrimenti non si può fare né prevenzione né controllo. I ragazzi, come da sempre sostiene Matilda Raffa Cuomo, fondatrice di Mentoring Usa-Italia e che ha fatto delle problematiche giovanili la propria mission, hanno bisogno del nostro tempo e delle nostre parole. Bisogna capirli, chiedere, rispettare i loro tempi, perché i ragazzi esternano il proprio dolore a modo loro, anche con un semplice lancio di pallone che in quel momento rappresenta un qualcosa da lanciare a chi ritengono causa del loro problema.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)