Le nuove dipendenze: slot machine e facebook
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Le nuove dipendenze: slot machine e facebook
Gioco d'azzardo patologico, shopping compulsivo, internet (giochi online e sesso virtuale) e social network (Myspace e
Facebook su tutti). Sono queste le nuove dipendenze che stanno cambiando abitudini e relazioni sociali degli italiani. E
anche dei piacentini. Accanto alle dipendenze "storiche", da sostanze - alcol, droga, tabacco - si sono affiancate, negli
ultimi anni, forme di dipendenza da comportamento come quelle sopra elencate. L'Associazione degli psichiatri americani, ha
riconosciuto il gioco d'azzardo come malattia mentale nel 1980, classificandolo tra i "Disturbi del controllo degli impulsi".
I giocatori compulsivi sono incapaci di resistere alla voglia di giocare, anche a rischio di perdere il lavoro, la casa e la
famiglia. Il giocatore patologico - dicono i medici - non può smettere di giocare indipendentemente da quanto lo desideri o
da quanto intensamente provi a farlo. Non è in grado di controllare la quantità di denaro che impegna nel gioco e non riesce
a smettere nemmeno di fronte a perdite notevoli. Una nuova dipendenza che ha come esempi eclatanti, anche facce note come il
direttore del Tg4 Emilio Fede .
In Italia il fenomeno è cresciuto con le slot machine che hanno reso il gioco più immediato, ripetitivo e senza la mediazione
di una terza persona che imponesse un intervallo di tempo tra una puntata e l'altra (il croupier). Dal 2000 ad oggi i
giocatori d'azzardo patologici in cura ai Ser.T della provincia di Piacenza (Piacenza, Cortemaggiore e Borgonovo) sono stati
83 (62 uomini e 21 donne). La fascia d'età più "sensibile" - hanno dimostrato i medici piacentini - è quella che va dai 40 ai
50 anni. A seguire la fascia 30-39 anni e gli over 60. Solo 8, invece, coloro che entrano nel tunnel del gioco sotto ai 30
anni. La parte più rilevante dei giocatori patologici piacentini giocava ai videogiochi nei bar o nelle sale gioco (53
persone), seguono coloro che giocavano in maniera compulsiva alle schedine (Gratta e vinci, Lotto, Lotterie, Bingo, eccetera)
pari a 20 persone. I restanti 10 giocatori patologici sono suddivisi tra coloro che facevano scommesse calcistiche, giochi di
Casinò, di carte o scommettevano alle corse.
La patologia e la cura
Il Ser.T di Cortemaggiore, diretto dal dottor Flavio Bonfà, ha in cura 40 giocatori d'azzardo patologici (Gap) seguiti da
un'èquipe medica composta dal dottor Maurizio Avanzi, la dottoressa Anna Negri, l'educatore Paolo Bianchi e la psicologa
Silvia Cabrini.
"La dipendenza dal gioco - spiegano - è simile a quella da sostanze: crea nel cervello il medesimo meccanismo alterato per
cui il giocatore trova nel gioco qualcosa di estremamente gratificante per sé; lo stesso rapporto che c'è tra il
tossicodipendente e l'assunzione di droga.
"La mente del giocatore patologico ha in sé due pensieri contrastanti - proseguono dal Ser.T -: da una parte pensa di essere
vincente in tutto e dall'altra ammette di avere una malattia. Il senso di colpa nel giocatore, infatti, è maggiore rispetto
alle altre dipendenze". Il percorso di cura passa da un aiuto psicologico individuale a cui si affianca il coinvolgimento
dell'intera famiglia, si basa sulla creazione di strategie che evitino il gioco come il controllo del denaro, la non
frequentazione di ambienti e persone che possano indurre a ricominciare a giocare. La persona è invitata a creare l'elenco
dei suoi creditori e viene accompagnata nella restituzione dei debiti.
In 2 anni ha perso tutto: lavoro, quattrini e affetti. "Tutto è iniziato con una grossa vincita che ha trasformato un
passatempo in una vera malattia dalla quale è impossibile uscire senza aiuto". E' la testimonianza di C.S., operaio di 45
anni di Fiorenzuola che ha iniziato a giocare alle slot machine 4 anni fa: nel giro di poco tempo diventa un giocatore
compulsivo dipendente e perde tutto. Ogni giorno, invece di recarsi al lavoro trascorre le ore al bar giocando ingenti somme
di denaro e perdendo completamente il controllo di sé. Viene licenziato ma lo nasconde alla moglie e ai suoi due figli: cerca
lavoro presso le agenzie interinali e riesce per un primo momento a fingere che non sia cambiato nulla. Passa da un lavoro
all'altro, spendendo tutto lo stipendio nelle macchinette. Chiede prestiti ad amici e parenti per rifarsi delle perdite
subite al gioco, ma i debiti cominciano a salire. C.S. si rivolge alle banche, chiedendo altri prestiti, fino ad ipotecare
casa. Le richieste di denaro diventano sempre più frequenti e le somme sempre più elevate, finchè un parente informa la
moglie della situazione che chiede aiuto al Ser.T. Intanto la moglie, casalinga, decide di cercare lavoro, nonostante debba
occuparsi di due figli piccoli. C.S. non accetta di essere mantenuto e sentendosi fortemente a disagio per la situazione che
ha creato, finge di aver smesso di giocare ma in realtà ricomincia di nuovo. C.S. è convinto che continuando a giocare prima
o poi la fortuna girerà dalla sua parte e riguadagnerà i soldi che ha perso, ma la moglie lo scopre e questa volta lo mette
alla porta. Disperato, C.S. torna al Ser.T e si convince della sua malattia e della necessità ricevere aiuto. La moglie dopo
un periodo di lontananza decide di dare al marito l'ennesima possibilità. C.S. ricomincia il percorso di cura e lo fa in modo
serio: tiene un quaderno con quantificati tutti i debiti ed accetta che sia la moglie a comprare le cose di cui ha bisogno.
C.S. segue l'intero percorso di cura e inizia a contare i giorni che lo separano dal gioco: si sente fiducioso e non vuole
più deludere la sua famiglia. Dopo un anno trova lavoro ma deve versare l'intero stipendio su un conto a cui non ha accesso.
Oggi C.S. si reca al Ser.T una volta ogni due mesi, finalmente non ha più paura di rispondere al telefono nel timore di
sentire la voce di un creditore. C.S. e la moglie hanno restituito tutti debiti agli amici e stanno restituendo poco per
volta il denaro alle banche.