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Le pericolose promesse delle bibite anti-alcol

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Le pericolose promesse delle bibite anti-alcol


Estate è sinonimo di tormentoni. Tra quelli di quest'anno ci sono le bevande anti-sbornia. Pozioni più o meno «magiche» - almeno nelle promesse - che sarebbero in grado di far passare rapidamente i postumi di una sbronza, come nausea e cefalea, o, addirittura, di abbassare il tasso alcolico nel sangue. È il caso di Outox, Rebootizer, Security Feel Better.


Anche se sono per lo più presentate come miscele segrete o il frutto di lunghi anni di studi, gli ingredienti indicati in etichetta non hanno niente di misterioso: fruttosio, acido ascorbico, acqua, succo di limone, vari estratti d'erbe e piante. Al di là del marketing (anche con l'aiuto di gruppi su Facebook) e della scelta dei canali di vendita (locali frequentati dai giovani, siti internet) si tratta di bibite innocue. Ma anche inutili. «È la stagione giusta perché si riaffaccino sul mercato nuovi e vecchi "elisir", ad uso dell'uomo, sicuramente non "sapiens"», ironizza Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol-Cnesps dell'Istituto Superiore di Sanità e presidente della Società italiana di alcologia.


«Ancora peggio quando le promesse di sobrietà senza rinunciare all'alcol arrivano da prodotti che hanno la forma di integratore alimentare, e quindi possono approfittare di una legislazione che consente di classificarli come tali. Come EtOx Help Drink, della Pharma-Green, che contiene di tutto (polivitamine, acido lipoico,taurina, carnosina, silimarina) in bustine, e viene proposto per "accelerare il metabolismo dell'etanolo" e da assumere prima o dopo gli "eccessi"», continua Scafato. «Nel depliant informativo c'è un grafico che mostra i livelli di alcolemia di (soli) cinque soggetti (e, bontà loro, persino di entrambi i sessi!), che dopo l'assunzione di mezzo litro di vino non salgono mai al di sopra dei 30 mg% (0,3 di alcolemia). In realtà, non sono prove scientifiche degne di questo nome. E il fatto grave è che in questo caso il prodotto viene proposto anche per prescrizione medica».


Per poter vantare effetti sull'organismo, una sostanza deve essere testata su un campione di persone secondo rigorose modalità sperimentali prestabilite: per esempio, somministrando a 300 persone, in varie condizioni fisiche, quantità prestabilite di alcol e quindi controllando il tasso alcolemico in maniera standard. L‘Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, si sta già occupando di questo tipo di prodotti. Anche se non sono tossici, ma più che altro presentati in maniera ingannevole, sono comunque pericolosi. Il rischio è che tali bevande incoraggino i giovani a consumare alcol a cuor leggero, confidando su una condizione psicofisica che permette loro di mettersi alla guida anche se hanno esagerato con vino e birra grazie alla bevanda "magica"e, soprattutto, credendo di poter "ingannare" così l'etilometro.
Sottolinea Emanuele Scafato: «Qualche anno fa, l'Autorità garante per la concorrenza inflisse 70 mila euro di multa ai produttori di Drive Beer, condannandoli anche a rimuovere dalla confezione il claim «la prima birra in regola con il codice della strada».


La Società italiana di alcologia ha anche chiesto la rimozione dal mercato degli energy drink, che contengono - oltre ad acqua, zuccheri, coloranti e aromi - sostanze "energizzanti" coma la caffeina, la taurina, il guaranà e il ginseng. «Il problema è che in genere sulle etichette di queste bevande, almeno in Italia, non sono presenti avvertimenti o controindicazioni per i minori. Ma chi farebbe bere a un ragazzino di 14 anni 4 tazzine di caffè tutte in una volta? In un organismo in crescita, non ancora pronto a livello metabolico, gli energy drink possono causare iperattività, palpitazioni e scateanare aritmie latenti».


Altra pericolosa moda diffusa tra gli adolescenti: consumare cocktail di bibita e superalcolici. «La caffeina della bevanda energizzante tiene svegli e contrasta l'effetto sedativo dell'alcol, mantenendo l'euforia» spiega Scafato. « Ma, la realtà è bene diversa: nonostante le apparenze, i riflessi sono rallentati e la coordinazione motoria è ridotta».


Nonostante campagne educative, ripetuti appelli alla prudenza, i controlli della polizia e i settimanali tragici bollettini (con tanto di immagini sempre drammatiche) sulle stragi del sabato sera, l'alcol resta la maggiore causa di incidenti stradali e di mortalità giovanile. Secondo i dati del rapporto dell'Osservatorio nazionale alcol-Cnesps dell'Istituto superiore di sanità il 70% degli italiani consuma bevande alcoliche (circa 9 milioni di persone) e 4 milioni si ubriacano almeno una volta nel corso dell'anno.


Al di sotto dell'età legale (16 anni) sono a rischio 1 ragazzo su 4 e 1 ragazza su 7. In un anno è aumentata la frequenza dei ricoveri per intossicazione alcolica per i ragazzi sotto i 14 anni: dal 13,8% del 2008 al 17,7% del 2009 (+ 28%). Circa 600 mila ragazzi tra i 18 e i 24 anni hanno praticato il binge drinking (il bere in modo compulsivo, con il preciso scopo di stordirsi). Il fenomeno ha colpito anche i ragazzi al di sotto dei 16 anni, e i valori più elevati si registrano tra le ragazzine di 16-17 anni (quasi il 4% rispetto alla media del 2,8%).


Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità nei paesi industrializzati l'alcol sia la causa del 2% della mortalità complessiva. Un dato significativo è quello legato agli anni di vita persi: l'alcol incide fino al 10% (contro il 2% delle droghe).
Mariateresa Truncellito


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)